L’Officina Oms: l’impresa 4.0 che cresce con i giovani e il welfare

L’Officina Oms: l’impresa 4.0 che cresce con i giovani e il welfare

L'Officina Oms

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Ha lo sguardo curioso di chi vive l’impresa come se fosse materia viva. E ogni giorno, a questa materia dà una nuova forma «perché – dice Gerarda Colangelo, titolare de L’Officina Oms – il settore della meccanica sta entrando in un’era diversa. Pensi solo a Industria 4.0: anni fa, probabilmente, sarebbe stato difficile immaginare i vantaggi di una “distinta base costificata”. Oggi, questi vantaggi li tocchiamo con mano: nell’affrontare il lavoro c’è una maggiore consapevolezza, guardiamo il futuro con occhi diversi, ci evolviamo come professionisti e come persone. L’impresa è migliorata, e a dirlo sono i numeri di bilancio. In sintesi, è come se fossimo passati dal primo computer della Olivetti al MAC».

INDUSTRIA 4.0: NON E’ UNA QUESTIONE DI INCENTIVI
La metafora funziona perché collega passato a futuro, tradizione a innovazione. Ed è anche per questo che Gerarda Colangelo, sessant’anni portati con sprint giovanile e da trentacinque in azienda, parla al plurale: «Uso sempre il noi perché qui facciamo tutto insieme». Impresa leader nella produzione di raccorderia per gli impianti petrolchimici, L’Officina Oms ha trovato nei macchinari connessi (in fabbrica i tablet sono device fondamentali) una spinta non solo produttiva ma anche motivazionale: «Del Piano Industria 4.0 si è sempre parlato dei vantaggi economici che dà agli imprenditori attraverso gli incentivi per l’acquisto dei macchinari. Sul resto, invece, si è creato un po’ di analfabetismo. Industria 4.0, invece, è la giusta leva per la crescita lavorativa del titolare e dei suoi collaboratori, e così è usata in quest’azienda. Dove il controllo dei tempi e dei costi di produzione ha portato ad un miglioramento organizzativo e all’efficientamento produttivo».

IL LAVORO NON CI MANCA PERCHE’ NON CE LO FACCIAMO MANCARE
Nonostante la lungimiranza non le manchi, questa imprenditrice preferisce applicare la politica del «passo dopo passo: l’occhio attento sul presente permette di crescere domani. Soprattutto per un’azienda come questa, che si concentra su piccole serie: lotti da 50 a 300 pezzi, ma anche da nove. Tutto certificato ASME, The American Society of Mechanical Engineers. Un codice riconosciuto a livello globale per la progettazione, la costruzione, i test e la certificazione degli apparecchi a pressione che permette di accedere ai mercati internazionali e commercializzare, seppur in modo indiretto, i nostri prodotti in Canada. I clienti che lavoravano con la Russia li abbiamo persi, ovvio, ma in compenso ne abbiamo acquisiti altri: il lavoro non ci manca perché non ce lo facciamo mancare».

USO SAGGEZZA E PONDERAZIONE: COSI’ MI TENGO I GIOVANI IN AZIENDA
E’ questo il modello dell’imprenditrice di oggi: tenace e con una passione che mette il turbo in ogni momento della giornata. Ancora la titolare: «Ho frequentato la scuola della vita ed è proprio per questo che amo le sfide e mi metto sempre in discussione. Con saggezza e ponderazione». Parole che fanno la differenza per chi, come Gerarda Colangelo, si è «ritrovata in questo lavoro e mi è piaciuto. Se sei donna, però, devi sempre dimostrare qualcosa: se da un lato percepisco la stima di alcune persone, dall’altro sono pochissime quelle che capiscono il valore di ciò che faccio. Però, come diceva Ernest Hemingway, “courage is a grace under pressure”. Il “coraggio è grazia sotto pressione”, e in questa frase ritrovo l’essere donna e imprenditrice in un settore impegnativo come è quello dell’impiantistica industriale e meccanica».
Il verbo “fare” è la colonna portante di questa donna che, se sbaglia, fa un passo indietro. Anche quando si tratta di assumere quei giovani che, da anni, sono “oro colato” per qualunque impresa italiana: «Per tenerteli in azienda devi partire dal “punto zero” e crescere insieme a loro, perché non si smette mai di imparare. Nel mondo della meccanica, per esempio, mio sono accorta che non c’è alcun orientamento. E invece sono gli stessi ragazzi che chiedono di essere guidati per poter trovare la loro professionalità. Come? Offrendo loro stimoli sempre nuovi, facendoli lavorare su macchine sempre diverse e aiutandoli ad acquisire quelle competenze che permettono di avere più forza contrattuale. Un giovane cresce anche attraverso il confronto e, grazie a questo, porta aria nuova in azienda».

LA PERSONA AL “CENTRO” FA L’IMPRESA SOSTENIBILE
E’ una questione di sostenibilità. Un concetto al quale Gerarda Colangelo guarda con sensibilità, perché essere sostenibili significa anche «creare un buon clima aziendale, prestare attenzione alla sicurezza nell’ambiente di lavoro, aderire a progetti Welfare coinvolgenti, come la piattaforma ComeBack: the rebatevolution». Ecco come funziona: l’azienda che si registra sulla piattaforma può richiedere un Return alla propria filiera (lato cliente), oppure restituire un Return ai propri clienti (lato fornitore). Una volta inserito l’ordine, in automatico viene inviata una mail di invito al fornitore per aderire all’iniziativa e si definisce la percentuale di Return da richiedere (minimo 1,5%). Una volta scaduti i termini di pagamento il cliente paga la fattura e, a questo punto, il fornitore conferma che l’ordine per il quale aveva acconsentito al Return è stato saldato. Periodicamente i clienti possono concludere il processo dei Return inoltrando la richiesta di incasso, definendo contestualmente l’importo – il ComeBack – che si impegnano a dedicare ad iniziative di Welfare aziendale, benessere organizzativo e sostenibilità. Ancora Gerarda Colangelo: «Per noi la persona è sempre al centro perché dà valore al lavoro. E anche se la sera penso di non aver mai fatto abbastanza, ritengo sia questa la chiave di volta per le piccole imprese come la mia, che sono in grado di allinearsi agli stessi benefit dei grandi gruppi commerciali rimanendo competitiva anche all’interno del suo team».

IL FUTURO DELLA MECCANICA E QUELLO DELL’OFFICINA
Conclude, la titolare: «Il settore della meccanica, negli anni, ha assunto un’anima sempre più commerciale: il mercato è saturo di materiale, finito e grezzo, che proviene dall’estero e in Italia sappiamo che le acciaierie sono poche. Da parte mia mantengo l’impegno che mi sono data: il 90% delle materie utilizzate alla Oms è europeo, certificato e tracciato perché il mercato chiede merce europea o, almeno, certificata europea. Poi, da sempre punto sulla trasparenza nel rapporto con i clienti: questo, a volte, significa perdere parte della nostra marginalità ma sono convinta che l’onestà ripaga sempre. E questi sono i valori che sto trasmettendo ai miei figli: una ha preso strade diverse in un settore che non ha nulla a che fare con quello della meccanica, però parlando con lei mi ritrovo nei discorsi di gestione aziendale e organizzazione delle imprese del Made in Italy. L’altro, invece, potrebbe continuare questa bella avventura. Il mio sogno? Se vorrà, lo affiancherò nel lavoro di tutti i giorni per aiutarlo a portare quest’azienda nel futuro».

L'Officina Oms cresce con i giovani e il welfare