Mario Montonati: «Il tessile italiano è solido e forte, ma fai la differenza se sei sostenibile»

Mario Montonati: «Il tessile italiano è solido e forte, ma fai la differenza se sei sostenibile»

Giovanni Clerici & Figli Spa

amministrazione@giovanniclerici.it

«Siamo nella seconda metà del secondo secolo di vita della Giovanni Clerici & Figli»: Mario Montonati, membro del Consiglio di amministrazione dell’azienda insieme al socio Filippo Clerici, al figlio Alberto Montonati e ad Enrico Zaro, la racconta così invitandoci nell’ufficio che fu di suo nonno Mario Clerici.
Superata la soglia dei settant’anni, e dall’età di diciannove in azienda mentre frequentava l’Università Bocconi di Milano, ha lo stesso spirito di quando, a tredici anni, giocava con gli amici nei locali della produzione: «Sulle pezze impignate facevo disastri!», ricorda con lo sguardo che gli sorride. Ma sono quegli occhi a tradire, ancora oggi, un trasporto emotivo fatto di quella tenerezza che abita il passato e di quella spinta che porta al futuro: «Ho sempre avuto l’idea di lavorare nell’azienda di famiglia. Non una scelta, ma un destino: a volte penso sia stato troppo facile, ma mi è piaciuto». Piace anche ai figli? «In azienda c’è solo Alberto, laureato in Economia alla LIUC di Castellanza. Benedetta, laureata in Lingue e Letteratura straniere, lavora da Missoni, mentre mio figlio Michele – laurea alla Bocconi – è stato chiarissimo: il lavoro che si fa qui non gli è mai piaciuto. Preferisco la chiarezza ad una scelta sbagliata. Anche perché in quest’azienda non sarai mai il “figlio del padrone”». Ed è proprio Michele ad aver posto a papà Alberto una domanda dalla quale prende il via questa intervista: «Dove ti vedi tra vent’anni?».

DA QUI ALL’EQUATORE NON CI ANDIAMO PIU’
Una domanda impegnativa, perché se è vero che la Giovanni Clerici & Figli è stata fondata nel 1869 - ed oggi, alla settima generazione, è ancora qui – è anche vero che Mario Montonati, anche presidente di Centrocot, preferisce essere realista: «In Italia non si coltivano fibre naturali e non si producono fibre sintetiche. Abbiamo tutto il resto, che negli anni però ha iniziato a scricchiolare: le filature soffrono e le tessiture puntano sulla qualità ma senza grossi margini. Noi, che ci occupiamo di nobilitazione, dobbiamo avere grandi spazi per contenere macchinari giganteschi che, a loro volta, hanno bisogno di energia e di tanti metri di tessuto. Ma oggi ce n’è sempre meno. Cinquant’anni fa, la Giovanni Clerici & Figli in due anni ha lavorato più di cinquanta milioni di metri: avremmo potuto fare il giro da qui all’Equatore. Ora, non se ne trattano più di 10 milioni. Però, si va su tessuti più nobili che hanno bisogno di più passaggi: dai quattro o cinque di anni fa, ora ne contiamo anche diciotto. Il fatturato cresce, ma le macchine hanno bisogno di materia prima. Tanta».


IL TESSILE ITALIANO E’ FORTE, PERO’ NESSUNA CERTEZZA
La domanda è sempre la stessa: dove e come andare? Un punto in fondo alla frase lo mette l’imprenditore: «Le fibre che servono non sono prodotte in Europa, ma l’Italia si riscatta perché non solo è un solido riferimento nel mondo delle griffe, ma anche in quello che è il “backstage” della Moda: il lavoro di qualità lungo tutta la filiera. Il punto a sfavore è che il nostro Paese non scommette sulle imprese, non le fa crescere e lascia campo aperto ai grossi gruppi esteri. Alcuni, però, investono nelle aziende locali». La resistenza è un fatto di famiglia: «Vedete quel bue alle vostre spalle? Quella scultura ha rappresentato, per mio nonno, una motivazione continua: dobbiamo essere come quell’animale che, laborioso, sopporta la fatica e va avanti. Non ci sono certezze, ma solo decisioni da prendere». Il vecchio bilancino usato tempo fa per pesare i colori usati in tintura dà un’ulteriore spinta all’intervista: «Da quello strumento ad oggi è cambiato il mondo. Quest’azienda vive di innovazione e ricerca: senza un mix di chimica, meccanica e informatica la nobilitazione del tessuto non esiste. Quindi, siamo sì terzisti puri, ma seguiamo a livello tecnico il cliente per aiutarlo a raggiungere il miglior risultato».

IL GREEN CARPET: SENZA CERTIFICAZIONI NON CE LA FAI
Un risultato che è anche frutto di una sostenibilità che alla Giovanni Clerici & Figli passa «dal rispetto per le persone (pari opportunità), le leggi e l’ambiente: un approccio al lavoro che è cambiato e deve cambiare. In questi ultimi cinque anni, l’accelerazione sulla sostenibilità si è fatta quasi violenta e il “red carpet” (la passerella di prestigio sulla quale ha sempre sfilato il Made in Italy) è diventato “green”. La tracciabilità della filiera, in questa azienda, è un must che passa dalle trasformazioni certificate del materiale. E gli audit, con ispettori inviati dai nostri clienti, sono sempre più frequenti. Ecco perché siamo certificati GOTS (Global Organic Textile Standard) per l’uso di fibre naturali coltivate senza pesticidi chimici di sintesi, OEKO-TEX e ISO 9001. Senza questi “biglietti da visita” un’azienda non è riconosciuta su nessun mercato. Ma per diventare sostenibile bisogna intraprendere un percorso economicamente sostenibile: non si può andare oltre il buonsenso».

SERVONO CHIMICI, MECCANICI E INFORMATICI MA I GIOVANI PREFERISCONO IL FASHION
Quel buonsenso che dirotta il discorso sulle figure professionali che mancano al settore. Ancora Montonati: «Da tempo il mercato di riferimento non è più quello dei grossisti e del retail ma, attraverso la nostra clientela di converter, quello dei grossi gruppi e dei brand. Un’azienda come la nostra ha bisogno di preparazione, conoscenza e formazione: non facile trovare personale che possa sostituire i quindici collaboratori che se ne sono andati in pensione negli ultimi anni. Tra i giovani la produzione tessile non ha appeal e diventa attraente solo quando si parla di fashion e design. Poi, le nuove generazioni non chiedono solo un lavoro, ma anche servizi e tempo libero: una filosofia di vita che l’imprenditore deve affrontare con i giusti mezzi».
I rapporti della Giovanni Clerici & Figli con le scuole sono continuativi: «Quando i ragazzi entrano in azienda restano meravigliati di come si lavora qui e le femmine hanno sempre due marce in più rispetto ai loro coetanei maschi. L’istruzione vera, però, arriva solo con l’esperienza. E noi ovviamo alla debolezza delle scuole con continui corsi di formazione interna».
Inevitabile, però, rivolgersi agli over 50: «Sono indispensabili quando si devono affrontare i picchi di lavoro – incalza Mario Montonati – ma è tutto molto difficile: persone che possono ricoprire ruolo strategici ce ne sono sempre meno, e così le imprese se le rubano».

Mario Montonati: «Fai la differenza se sei sostenibile»