Logistica in tilt, quali soluzioni? Rischi e vantaggi per il sistema delle Pmi
La logistica mette insieme imprese, servizi, produttori e consumatori. Se si riesce a capire quanto tutto questo sia centrale sull'inflazione, si capisce che si debbano rendere più efficaci queste catene. La logistica è la base delle attività produttive: serve fiducia e bisogna investire. Ne parliamo con l'esperta Angela Stefania Bergantino

Tutto parte da una foto, rimasta impressa nella memoria di tanti: quelle navi ammassate fuori dal porto di Shanghai, in Cina, il più importante del Mondo. Scene di qualche giorno fa che, per via dell’ennesimo lockdown nell’ex Celeste impero, hanno ancora paralizzato la logistica di tutto il pianeta. Un’analisi della crisi della logistica e del caro prezzi: aveva questo obiettivo l’ultima diretta Item firmata Confartigianato – Imprese e territorio, andata in onda mercoledì 19 maggio.
Non c’è solo Shanghai, ma anche il famoso incidente dell’Ever Given nel Canale di Suez del marzo 2021, che ha bloccato i collegamenti: sono due segnali di una difficoltà crescente del sistema logistico che si sta scaricando sui costi delle materie prime e, di conseguenza, sulla marginalità delle imprese. Ne ha parlato un’ospite che ha tenuto da sola i 40 minuti dell’intervista: Angela Stefania Bergantino, ordinaria di Economia applicata a Bari e membro del Consiglio nazionale della Società italiana degli economisti dei trasporti.
UNA TEMPESTA PERFETTA

«Viviamo – ha esordito – un momento di “tempesta perfetta”: il congiungersi della crisi pandemica da una parte che ha generato un impatto notevole su domanda e organizzazione, l’incapacità delle infrastrutture di sostenere picchi di domanda post lockdown e la crisi ucraina. Tre elementi che hanno ovviamente origini diverse e portate diverse, ma che stanno convergendo in un'unica grande tempesta che ha un impatto fortissimo sulle catene globali del lavoro, sulla strutturazione del mercato produttivo e sulle rotte che congiungono domanda e offerta».
«Qualunque elemento che fa aumentare i costi monetari genera anche inflazione. Bisogna occuparsene perché la logistica è un elemento importantissimo della catena produttiva e nella formazione dei prezzi». Prima, per un certo periodo, la logistica sembrava una macchina perfetta: si erano raggiunti (e lo ha chiarito la docente) livelli di consegne “just in time” con magazzini circolanti e le imprese che avevano riorganizzato il processo produttivo. C'è stato un effetto rebound, creando una crescita di domanda di prodotti e servizi seppur con scarsità di container. Era ovvio che non potesse durare: tra gli imprevisti (anche la Brexit, insieme alla guerra, ha generato una ri-organizzazione di flussi logistici) è sorta la necessità di maggiori superfici di stoccaggio, impossibili da ottenere in poco tempo.
LA GUERRA HA STRAVOLTO LE ROTTE

«Se vogliamo fare investimenti infrastrutturali di lungo periodo – ha aggiunto Bergantino – ci scontriamo con scadenze che non sono coordinate con la necessità della programmazione, che è l'elemento debole di questo sistema. La guerra in corso ha stravolto le rotte utilizzate: l'Ucraina era al centro di un sistema logistico che collegava oriente e occidente, di cui facevano parte anche i porti bombardati. Riuscire a sostituire con i camion le navi o i treni richiede una dimensione di riorganizzazione alla quale è difficile dare una risposta, attualmente». La rete ferroviaria italiana è stata creata per scopi militari, prima che civili: il Paese è interconnesso soprattutto dal punto di vista del trasporto aereo e autostradale, meno da quello delle rotaie. «Dal lato dei trasporti – ha chiarito l’esperta – si sta facendo tanto. Il ministro delle infrastrutture Enrico Giovannini sta rispettando i target. Bisogna capire dove va questa guerra, ed è il cigno più nero, nerissimo. La resilienza non può durare per sempre».
ACCORCIARE LE CATENE GLOBALI

L’Italia: un Paese costellatissimo di Pmi che risentono ancora di più dell’aumento dei costi sia delle materie prime sia dell’energia. Molti attualmente lavorano in perdita per non perdere i contratti commerciali in essere. Da poco il Governo è intervenuto, ma spesso i provvedimenti sono calibrati per imprese di dimensione più ampia, oltre ai fondi del Pnrr in ritardo per cui comunque c’è sia fiducia sia motivazione. «Un elemento positivo – prosegue Angela Stefania Bergantino – riguarda le imprese delocalizzate, alla base del concetto di “globalizzazione”: si sono rese conto che non potevano nascondere quello che succedeva da altre parti, come la scarsa attenzione all’ambiente, le materie prime di qualità inferiore, gli operai sottopagati. Migliorando questi aspetti, perdono questo vantaggio in termini di costi. Accorciare le catene globali del valore ha un ritorno diretto per il maggior controllo delle catene di produzione, e può portare a un aumento dei costi che ha un ritorno di immagine e rispetto dei principi di sostenibilità».
In questo momento siamo in piena transizione, con la necessità di creare una rete di distribuzione all’altezza. Non bisogna lavorare sulle emergenze, ma è fondamentale ridurre i gap infrastrutturali: a sua volta i costi diminuiranno e il settore diventerà più competitivo. La logistica mette insieme imprese, servizi, produttori e consumatori. Se si riesce a capire quanto tutto questo sia centrale sull'inflazione, si capisce che si debbano rendere più efficaci queste catene. La logistica è la base delle attività produttive: pur in un contesto come quello italiano, divorato dalla burocrazia, serve fiducia e bisogna investire.