Mobilità avanzata: fatturati in crescita. E Varese punta sull’asse lombardo-piemontese

Mobilità avanzata: fatturati in crescita. E Varese punta sull’asse lombardo-piemontese

Non solo un territorio – quello della provincia di Varese – ma un vero e proprio cluster, esteso all’area omogenea lombardo/piemontese, già oggi cuore di quella mobilità avanzata destinata in un futuro prossimo a entrare di diritto nell’agenda dello sviluppo industriale.

È questa la prima evidenza emersa dall’analisi condotta da The European House – Ambrosetti per Confartigianato Imprese Varese nell’ambito del progetto “Mobilità avanzata: un nuovo hub per il cluster lombardo-piemontese” che si propone di presentare un piano di indirizzo operativo per fare dell’area lombardo-piemontese una Silicon Valley della mobilità avanzata.

«A questo punto dell’analisi siamo in grado di perimetrare e rendere noti i connotati del fenomeno» rivela il direttore generale di Confartigianato Imprese Varese, Mauro Colombo.

«Lo sforzo fatto è rilevante e ci conforta sin d’ora nell’affermare che la direzione intrapresa dallo studio è corretta così come strategica si è rivelata la decisione di far rientrare nella mappatura sette provincie tra loro complementari nell’offerta: Varese, Milano, Como, Lecco, Monza e Brianza, Novara e Verbano-Cusio-Ossola» aggiunge il manager.

L’asse tra Lombardia e Piemonte computa infatti un fatturato riconducibile alla mobilità avanzata che attualmente sfiora i 2,2 miliardi e che, in futuro, potrebbe arrivare a quota 44,5 miliardi, anche a fronte di una crescita del 19,5% nel periodo compreso tra 2014 e 2018.

83MILA OCCUPATI POTENZIALI
Nel complesso, il cluster potenziale oggi conta più di 1.500 imprese e 83mila occupati (con prospettive di sviluppo incrementali) e la provincia di Varese si piazza per due volte sul podio del gruppo delle teste di serie: è seconda dopo Milano per numero di imprese e terza, a ruota di città metropolitana e territorio di Monza e Brianza, per fatturato e occupati.

«Un indicatore di strategicità sul quale lavoreremo da qui al 20 marzo, data di presentazione pubblica dello studio al Museo Storico Alfa Romeo di Arese (ore 16.30, ndr), sottolineando le differenze, e quindi le complementarietà, che rendono il cluster funzionale a sostenere un processo di sviluppo industriale integrato» analizza ancora Colombo.

In effetti, nelle sette province coinvolte la ripartizione del campione di imprese analizzato si articola dalla manifattura (prevalente nelle province di Milano e Lecco, a quota 32% nel Varesotto) alla vendita (ambito nel quale Varese raggiunge il 33,5% del totale imprese afferenti al settore della mobilità avanzata). Seguono i comparti dell’utilizzo e post-vendita e la rete infrastrutturale e dei combustibili alternativi, dove ci attestiamo al 38% per ricavi e al 52% per tasso di occupazione. Nell’alveo del manifatturiero, invece, le specializzazioni dominanti nella provincia dei sette leghi sono i sistemi elettrici e le carrozzerie mentre la media delle altre sei province si suddivide in modo più equo (21, 25 e 15%) tra sistemi elettronici, sistemi elettronici e carrozzerie.

In queste ultime due specializzazioni, nel Varesotto si concentrano tra l’altro quattro occupati su cinque del settore manifatturiero: un primato che non riesce a nessun altro territorio in eguale proporzione.

Per quanto riguarda il fatturato, a prevalere è il settore vendita seguito dalla rete infrastrutturale e dei combustibili alternativi. Più basso quello delle imprese manifatturiere, indice della prevalenza di aziende di piccole o piccolissime dimensioni che, tuttavia, hanno sviluppato negli anni competenze da mettere a valore per sostenere le dinamiche di sviluppo dell’industry.

Tirando le somme, è evidente che la provincia di Varese si è già ritagliata una specializzazione in nicchie della mobilità del futuro da considerare come strategiche nella fase di operatività del cluster.

FONDAMENTA SOLIDE PER LA RICONVERSIONE
«Ragionare oggi su questa evenienza significa mettere fondamenta solide per accompagnare il percorso di riconversione/digitalizzazione delle imprese attive nel comparto dell’automotive, avviare un dialogo tra settore pubblico e privato con lo scopo di favorire interventi sulla rete infrastrutturale e dei collegamenti e attirare nuovi investimenti». Alla previsione del dg Colombo si aggiungano gli interventi «per avviare percorsi formativi specialistici di eccellenza e incentivare le collaborazioni con il sistema dell’università e della ricerca».

Obiettivi ambiziosi indirizzati a quattro tipologie di aziende. La prima, più a rischio, composta da imprese che generano componenti destinati ai soli motori endotermici (a combustione interna), destinate progressivamente a scomparire. Si pensi a chi, ad esempio, produce motorini di avviamento, iniettori, serbatoi, sistemi di insonorizzazione, candele, cablaggi per sistemi di accensione, motori termici, gruppi elettrogeni e alternatori.

Altri settori hanno, invece, già pianificato la propria evoluzione: è il caso delle imprese che stanno spostando la loro produzione/fornitura di prodotti e servizi che possono essere utilizzati anche sulle vetture elettriche e/o ibride plug-in o alimentate a combustibili alternative. Bene anche le imprese specializzate in soluzioni Ict ad elevato contenuto tecnologico applicate alla mobilità e quelle che hanno già maturato l’idea di riconvertirsi dalla propulsione convenzionale a quella avanzata per non uscire dal mercato.
 

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