Twitch, l'ultimo arrivato di casa Amazon: per chi ha una storia è il social da tenere d'occhio

Un social network progettato per essere una piattaforma per i tornei sportivi di eSport, sessioni di videogiochi fatte da videogiocatori professionisti o amatoriali e per i talk show relativi ai giochi, può trasformarsi in un business per Pmi? Ne parla l'esperto

Twitch

Un social network progettato per essere una piattaforma per i tornei sportivi di eSport, sessioni di videogiochi fatte da videogiocatori professionisti o amatoriali e per i talk show relativi ai giochi, può trasformarsi in un business per le Piccole e medie imprese? A oggi sembrerebbe un po’ azzardato ipotizzarlo, ma visto quello che è successo con altri strumenti del genere, mai dire mai.

Come spiega Emanuele Masiero, giornalista digitale che si definisce Twitch lover, infatti, rispetto a quindici anni fa, i passi in avanti sono stati enormi: «All’epoca – racconta – si potevano vedere i primi twitcher italiani che andavano in giro con la webcam e il pc portatile. Oggi sarebbe impensabile». Certo, Twitch resta comunque un canale molto particolare, che rappresenta una sorta di piattaforma di livestreaming, ovvero grezzamente la si può definire quasi come una televisione su internet.

UTENTI IN CRESCITA VERTIGINOSA

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Ma attenzione a considerala soltanto una nicchia estrema. «Per esempio è stato acquistato da Amazon – aggiunge Masiero – ed è quindi rientrato nel panorama di una delle big tech mondiali. Gli utenti, poi, stanno crescendo vertiginosamente, proseguendo il trend iniziato con la pandemia. Inoltre si sta diversificando, andando ben oltre il gaming».

Forse per le imprese è ancora un po’ presto, ma qualcosa di interessante si sta evolvendo anche per il mondo della Pmi. Per esempio è stata aperta la sessione “Quattro chiacchiere”, dove anche le dirette più impensabili hanno un minimo di seguito. «Si stima che in Italia ci siano 3 milioni di utenti attivi e la tendenza del social è di estendere le categorie, in base al numero di persone che segue quel determinato tema. Per esempio recentemente sono stati aperti i canali food, fitness e animali. Queste categorie specifiche sono vantaggiose perché, in quel determinato settore, permette di streammare gratuitamente e quindi di avere un vantaggio in brand awareness». Se poi c’è seguito e le trasmissioni piacciono, «si può aggiungere un abbonamento e guadagnarci».

L'IMPORTANZA DEI CONTENUTI

Un esempio: «L'imprenditore che produce e vende borse – spiega Masiero – può aprire un canale dove offre dei servizi in cui spiega come lavare un determinato materiale, come abbinare i colori, qual è la tendenza del momento, eccetera».

Insomma, in questo modo si fidelizzano i clienti e magari, piano piano, si possono inserire anche dei contenuti a pagamento che “cubano” col fatturato. Complicato? Impossibile? Futuristico? Si vedrà. «Di certo un’azienda – afferma ancora il giornalista digitale – deve innanzitutto avere dei contenuti interessanti per andare in diretta, altrimenti non ha senso. Inoltre è necessario compiere un investimento di base comprando microfono, webcam e luci. Bastano anche solo 400-500 euro, ma un minimo di qualità è fondamentali. E poi bisogna usare un po’ di creatività e avere una programmazione cadenzata, perlomeno settimanale. Inoltre, anche attraverso l’interattività della chat, si crea una sorta di comunità, dove gli spettatori possono intervenire anche con pulsanti particolari ed emoticon, aumentando l’interesse e dando vita a una sorta di “fan base”. Infine, anche se, durante la diretta, qualcosa non va perfettamente, non è poi così un problema perché agli spettatori, che possono ascoltare i contenuti anche in differita, grazie allo strumento del podcast, piace essere immersi in un contesto reale», dove anche lo svarione appartiene, come si dice da sempre in televisione, al bello della diretta.

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