Business Plan e Business Model Canvas, la cintura di sicurezza per il business delle aziende

Business Plan e Business Model Canvas, la cintura di sicurezza per il business delle aziende
Business model canvas business plan

Un affascinante viaggio nel mondo del business plan e in quello del business model canvas, un modello che utilizza il linguaggio visuale. Una diretta  sui generis, dallo stile colloquiale e per nulla noioso che, se approfondita, può davvero aprire un mondo. La premessa: «Mappare i costi aziendali ma anche analizzare le prospettive e gli obiettivi dell'azienda, combinandoli alla sostenibilità economica e sociale. Il business plan, così come il business model canvas, sono strumenti sui quali puntare i riflettori durante tutte le fasi della vita di un'azienda». Così Confartigianato Imprese e Territorio, con il secondo item settimanale, approfondisce un tema di estrema attualità. Lo fa con con Pietro Resteghini, esperto di formazione di Artser e Davide Benvenuti, consulente di direzione di svariate aziende.

PIANIFICARE CONVIENE

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Il caposaldo è che ogni azienda pianificare conviene. Il business plan (così chiarisce Resteghini) è uno strumento economico composto da due parti: una descrittiva, sull'attività dell'azienda, prospettica, che prima si basava sui 5 anni futuri e ora su 3 per una questione di variabilità di mercato. L’altra, come sempre, si lega sul settore della lettura dei dati. Da un punto di vista tecnico è bene utilizzarle entrambe in maniera incrociata, lavorando (quando possibile) su “prove ed errori” aggiornando nel corso del tempo. Riguardo al “canvas”, come ha specificato l’esperto, ci vorrebbe addirittura mezz’ora di revisione settimanale per via dei cambiamenti sempre repentini. Poi è arrivato Benvenuti, a ruota libera.

“Vengono sempre prima gli investimenti. Quando parliamo di numeri, serve avere presente il concerto delle “leve”: i costi per le aziende aumentano sempre, sperando che arrivino i guadagni in futuro. Tutti sappiamo che negli ultimi anni, si sono susseguite brusche frenate e accelerazioni. Come potevamo fare senza la cintura di sicurezza? La mappatura dei costi è esattamente come provare un’auto da corsa: divertendoci, ma a nostro rischio e pericolo»

Per questo la lucidità imprenditoriale è fondamentale per un business plan che non crei problemi: in questo senso un “coaching”, un esperto, una guida che “prenda per mano” l’azienda e possa portare risultati, è una figura sempre più richiesta. L’esempio più comune di chi ne ha bisogno è l’azienda nata quasi come hobby: il ragazzo volenteroso e sveglio che fa della sua passione un lavoro, e decide di investire nella propria start-up. Spesso vanno lontano, ma serve un consulente.

UN WORK IN PROGRESS

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Così Benvenuti: «Il business plan statico non esiste. Variano i tempi e le condizioni esterne. Sarebbe bello fissare per sempre un ricavo desiderato, e ottenerlo, ma questo concetto poco concilia con l'essere imprenditore. Tutto cambia, sempre, e dobbiamo essere altrettanto veloci, forse anche di più. Di fatto il business plan è un work in progress: l'azienda si abitui al movimento dell'azienda stessa». Concetti difficili? Forse. Ma poco importa. L’esperto è qui per spiegarceli.

Poi c’è il concetto imprescindibile della sostenibilità, sul quale ogni azienda volente o nolente è costretta a virare. Lo chiedono tutti: governi, clienti, investitori. Chi non si aggiorna è fuori. Risponde Resteghini. «Ciò che può aiutare di più la sostenibilità, per la quale intendiamo non solo quella ambientale ma anche economica e interna come carichi di lavoro, e poi sociale, ambientale, che concorre tutto nella famosa economia circolare, è proprio il business plan».

Senza programmazione, è finita. Benvenuti aggiunge che «è fondamentale cercare di proporre da noi, come imprenditori, il prezzo dei propri prodotti o servizi. Il mondo è un work in progress, e se non abbiamo una piccola parte di margine da investire in ricerca e sviluppo (non materiale ipertecnologico, non necessariamente), né la proposizione di valori di ogni singolo prodotto o servizio, siamo indietro». Non dobbiamo privarci del settore di ricerca e sviluppo, né dobbiamo pensare – non sia mai – che la cosa sia di scarsa importanza. La velocità del mondo non è più quella di 5 anni fa: le normative cambiano sempre, a volte addirittura sono retroattive.

ASCOLTARE DAVVERO IL CLIENTE

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Pertanto il business model canvas è il modo migliore per ascoltare davvero il cliente. «Sono cambiati i clienti in modo profondo – spiega Pietro Resteghini – perché anni fa ci si fidava di più dei fornitori, con punti fermi e consolidati nel tempo. Molti più canali, molte più opzioni. Invece ora le aziende esistono e sembrano quasi create su misura per le esigenze di ogni cliente, che va ascoltato e quasi coccolato». Può essere possibile grazie ai database, che sanno tutto e quindi tutto captano e tutto consigliano. Le macchine sono o sembrano in grado di prevedere le esigenze, i gusti, i vizi, le debolezze dell’acquirente. Va così: l’alternativa è essere obsoleti, come qualcuno che ora oserebbe vendere carrozze credendoci davvero.

Conclude Benvenuti, mattatore col suo tono anticonvenzionale: «Il business plan è una mappa che parte dai costi e non dei ricavi. Gli imprenditori devono decidere dove devono andare e dove vogliono arrivare. Per avere una strategia ci vuole un obiettivo. Traducendo dall’inglese, il fatturato è vanità, il profitto è una cosa sana. Calcoliamo quanto saldo abbiamo ora e quanto ne avremo in previsione». Semplice: restiamo lucidi. E poi c’è Pietro Resteghini. «Non rimaniamo ingessati. Siamo nell’epoca digitale». Traduzione: viviamo in un’epoca di transizione. Chi conquista prima il futuro, ha vinto e vincerà, per sempre.

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