Inflazione, guida per sopravvivere ai rincari: guarda il video con i consigli degli esperti

Inflazione, guida per sopravvivere ai rincari: guarda il video con i consigli degli esperti
Item inflazione Pmi

«Temo che nella situazione in cui ci troviamo oggi, sia molto difficile dare consigli veri alle Pmi, e che possano essere seguiti per difendersi da questo rincaro dei prezzi. Questo rincaro riguarda tutto il continente, se non il mondo. Una impresa media o piccola fa sempre fatica a contenere i costi».

Non è catastrofico come sembra: l’ultimo item targato Confartigianato Imprese e Territorio, i consigli li dà eccome. Con un linguaggio tecnico e dettagliatissimo che si addice a veri esperti, Marco Lossani (professore ordinario di Economia Politica alla Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano, dove insegna Economia Internazionale, Monetary Economics ed Economia dei Mercati Emergenti) e Antonio Belloni, coordinatore Centro Studi Imprese Territorio, saggista e consulente senior di direzione, parlano di “inflazione e riflessi sulle Pmi”.

LA DISCESA DI GENNAIO

Item inflazione Pmi

Premessa: nei giorni scorsi sono stati diffusi i dati Istat ed Eurostat sull’inflazione di gennaio, ossia l’aumento medio dei prezzi, in Italia e nell’area dei paesi che adottano l’euro, la cosiddetta “Eurozona”. Già a novembre e dicembre l’inflazione aveva iniziato a scendere e i dati di gennaio sembrano confermare questo andamento. In Italia i prezzi sono aumentati mediamente del 10,1 per cento (dall’11,6 di dicembre) rispetto a gennaio 2022 e dello 0,2 per cento rispetto al mese precedente. Significa che se a gennaio 2022 un bene costava 100 euro, oggi ne costa 110,1. Nell’Eurozona il rallentamento è stato meno marcato e i prezzi sono aumentati dell’8,5 per cento (dal 9,2 di dicembre) rispetto a gennaio 2022 e si sono ridotti dello 0,4 per cento rispetto al mese precedente. Il calo dell’inflazione annuale non significa però che i prezzi si stiano riducendo: significa solo che l’aumento annuale è meno intenso rispetto ai mesi precedenti.

«L’inflazione americana – ha spiegato Lossani – è partita prima della nostra e pertanto ha iniziato a rallentare prima: è il ciclo americano ad essere disallineato. Gli americani sono più avanti in questa fase ciclica e vedono prima di noi la flessione del tasso di inflazione. Al momento gli ultimi dati ci fanno vedere che l'inflazione sia iniziando a flettere, anche se comunque la variazione percentuale dei prezzi rimane particolarmente elevata. Vivevamo in un mondo in cui l'inflazione non c'era più, tanto da esserci il timore che si potesse entrare nella deflazione. E se i prezzi scendono è difficile ripagare un debito. Dal conflitto in Ucraina in poi, la ripresa verso l’alto è stata invece molto netta, e l’inflazione colpisce soprattutto i beni primari, quelli acquistati anche da chi ricco non è».

PMI COLPITE PIU' DI ALTRE AZIENDE

Item inflazione Pmi

Belloni precisa come «l’inflazione settoriale resterà per forza, come quella dovuta alla decarbonizzazione imposta dall’Unione Europea che ha spinto a cercare terre rare e materiali metallici». L’Italia vuole anche reperire un partner affidabile dal punto di vista del mercato energetico, mentre i costi delle materie prime si alzano e vengono a mancare alcuni blocchi di produzione cinesi. Capire, insomma, quando scenderà l’inflazione è davvero quasi impossibile. Di certo, però, colpisce le Pmi in maniera molto più netta.

Lossani: «Occorre ricordare che nel momento in cui crescono prezzi e costi di elementi che contribuiscono all'attività produttiva, ne soffrono le imprese piccole che hanno meno potenza di mercato, e quindi più difficoltà a contrattare i prezzi. La Pmi non riesce a coprirsi per le fasi delle importazioni dal rischio di cambio. I concorrenti stranieri riescono a gestire meglio i maggiori costi di produzione nei prezzi finali».

Si tenga conto che le banche centrali non guardano all'andamento dell'inflazione corrente, ma tengono conto dell'inflazione attesa. Fortunatamente fino a oggi l'inflazione attesa, sulle scadenze più lunghe, è ancora stabile. Forse riusciremo ad evitare che la politica monetaria diventi così restrittiva, se l’inflazione attesa non superasse mai il livello di guardia.

TENERE D'OCCHIO I MARGINI

Come puntualizza Belloni, «il mercato vive di contraddizioni. L'inflazione buona è quella spinta dalla domanda di produzione. Quando un'azienda cresce di fatturato, cresce bene o meno bene? è la domanda da farsi, e lo si saprà a fine anno quando la tale ditta vedrà o meno ridursi i margini. Se l'impresa guerreggia per recuperare i margini alzando i prezzi, i lavoratori cercano di recuperare il potere d'acquisto. Alcune imprese non hanno ancora assorbito l’inflazione: sono tuttora relazionate con fornitori con cui hanno rapporti e contratti bloccati che stanno per scadere. Quando scadranno, il fornitore cambierà il prezzo».

L’aumento è previsto per altri 18 mesi circa. Il mondo finanziario sa che l’intervento della Banca centrale europea sarà senza dubbio adeguato. Tutti, intanto, devono abituarsi a pagare il denaro di più. «La Germania – ha aggiunto Lossani – rimane in condizione di leadership, e resta forte su molte posizioni. Noi siamo un Paese debole. L’Italia dovrebbe rimettere in ordine i conti pubblici, e servirebbe qualche decennio se non vogliamo morire di austerità».

Intanto a dicembre il mercato del lavoro ha ripreso ossigeno con +37mila occupati: come è possibile in questo clima inflattivo? Lossani: «Alcuni settori e alcune imprese nonostante incertezza e confusione, riescono ad andare avanti e hanno discrete prospettive di fronte a loro. Altre purtroppo vivono la situazione opposta. Il fatto che il mercato del lavoro colga questa ripresa di domanda di occupazione è una buona notizia, che deriva dal quadro variegato e da imprenditori visionari che scommettono molto sulla propria impresa. Oggi assumere a tempo pieno determina costi e vincoli, ma ben accetti se la prospettiva è buona».

GUARDA IL VIDEO DELLA DIRETTA