Ci sono grandi imprenditori che non hanno problemi a dirlo: ammortizziamo l’aumento dei costi delle materie prime sul prodotto finale. In altre parole, facciamo pagare di più la pasta (è un esempio) ai clienti. Ma le piccole e medie imprese non possono farlo, perché il rapporto con i clienti e con i consumatori è molto più diretto. Ma non è l’unico problema dell’inflazione galoppante di queste settimane, che non fa piacere a nessuno. Neanche a chi ha debiti: ok, più sale il tasso d’inflazione meno vale la cifra da restituire, ma prima o poi andrà rinegoziata e le condizioni non saranno favorevoli.
Di inflazione, Pmi e conseguenze parla l’ultima diretta Item con il professor Andrea Uselli (Università dell’iInsubria) e il consulente senior di direzione di Confartigianato Varese, Antonio Belloni. «La fiammata inflazionistica – le premesse – sta alzando i prezzi e sta aprendo una serie di interrogativi nel mondo della finanza ma anche in quello dell'economia reale: sarà temporanea o stabile? Che conseguenze produrrà sulla liquidità depositata sui conti correnti? Quali criticità imporrà alle imprese?». Per capire le premesse basta vedere i dati: l’aumento dei prezzi medio a gennaio è dell’1,5 per cento. Annuo, del 4,7. Mai così tanto dal 2008.
«Si parla di inflazione – introduce Uselli – quando si registra un rincaro di ampia portata e che non si limita a singoli voci di spesa. Una crescita generalizzata, con riduzione del valore della moneta del tempo. Ne abbiamo una percezione asimmetrica: ci preoccupiamo quando i prezzi si alzano e non quando si abbassano. Deve essere chiaro che si tratta di fenomeni da monitorare con grande attenzione».
Mentre gli Stati Uniti, cartina tornasole del Mondo, annunciano il rialzo dei tassi di interesse per gestire l’inflazione, le banche centrali di tutto il mondo sono impegnate nell'impostare una strategia di uscita dalle politiche anti Covid. E poi c’è la Cina: mentre le materie prime continueranno ad aumentare, come prezzi, a dismisura (e spesso proprio l’ex Celeste Impero ne è l’unico produttore), ora il Paese più popoloso al mondo si gode i frutti di una programmazione lungimirante. Ora i prezzi cinesi non lo sono più, e si avvicinano a quelli europei: ma produrre le stesse cose da noi costerebbe il triplo. Quindi ci si deve adeguare.
«Questo momento, come spesso accade nelle nostre analisi dell’attualità dal punto di vista economico – ha aggiunto Belloni – è quello delle scommesse: Bisogna capire se il rincaro rallenterà gli ordini che arrivano. Costare di più vuol dire acquistare di meno? Cosa succederà dopo e perché sta succedendo? Forse il consumatore è in parte colpevole sull'inflazione dell'economia reale». Per questo il tema verrà approfondito da Confartigianato Varese con altre dirette sullo stesso argomento. Un approfondimento a puntate.
«Quante volte – ha proseguito ancora Belloni – i governi del nostro Paese hanno preferito anziché fare riforme radicali, intervenire a spot? Il risparmio privato, particolarmente caro in Italia tra depositi bancari e case di proprietà, mi sembra una grande garanzia per chi ha dovuto prendere decisioni: nel dubbio, rosicchio quello».
Un cuscinetto, tenendo conto che all’aumento delle spese per l’energia (proprio nei giorni in cui la tutela dell’ambiente è entrata nella Costituzione italiana) si aggiunge la fase post Covid, un’epoca in cui sia domanda sia offerta erano azzerate. Mentre le borse osservano in attesa di azione, il professor Uselli conclude chiarendo come il concetto di “rischio finanziario” sia di per sé neutrale.
«Dovremmo preoccuparcene – ha detto – in ambo i sensi, positivo o negativo. In questo caso ci preoccupiamo del lato negativo, di come un rischio di inflazione che possa determinare un aumento dei prezzi della produzione legati alla componente energia danneggi la possibilità dell’impresa. Questa fase storica può portare a un calo degli investimenti. Per questo ora il rilancio verso una fase espansiva è fondamentale, e per sostenere la domanda di investimenti bisogna avere domanda di credito e gestire meglio la risposta a questa crescita dell'inflazione».