L'export perde quota a Varese, studiamo le strategie di rilancio: la diretta mercoledì 31 marzo

L'export perde quota a Varese, studiamo le strategie di rilancio: la diretta mercoledì 31 marzo

L’export in tempo di Covid traghetta le fiere online, trasferisce il contatto umano sulle piattaforme digitali e sostituisce le trasferte di lavoro su video e supporti multimediali. L’export in tempo di Covid si trasforma, rallenta ma non si ferma, perlomeno non quanto si ipotizzava all’inizio della lunga maratona pandemica. Fondamentali diventano, dunque, la conoscenza dei mercati, delle nuove modalità relazionali con clienti e delle strategie per diffondere il made in Italy nel mondo. Il tutto anche alla luce di un altro fattore non irrilevante, il Covid divide, ovvero il diverso impatto che la campagna vaccinale sta avendo sui diversi Paesi e sulla loro capacità di ritorno alla “normalità” pre-Coronavirus.

Di tutto questo si discuterà mercoledì 31 marzo alle ore 11 in occasione dell’appuntamento quindicinale con Item d’Impresa, le dirette di Confartigianato Varese dedicate all’economia e alla gestione aziendale.

Attorno al tavolo virtuale si siederanno l’economista Gianmarco Ottaviano, docente all’Università Bocconi, l’export manager di Artser, Matteo Campari e il consulente Aziendale (esperto di internazionalizzazione), Antonio Belloni.

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Alla base della riflessione ci saranno i numeri dell’internazionalizzazione 2020 in provincia di Varese, ovvero nell’anno clou della “rivoluzione copernicana”: secondo quanto rilevato dall’Osservatorio Mpi Confartigianato Lombardia, l’export dei comparti manifatturieri a maggiore concentrazione di Pmi (food, moda, legno e mobili, prodotti in metallo, gioielleria e occhialeria) è sceso del 12,7% rispetto al 2019, performando negativamente rispetto alla flessione del 7,5% registrata dall’intero comparto manifatturiero (99% del totale export, ndr) ma reggendo in paragone al Made in Lombardia (-13,8%).

Segno meno su due voci su tre anche per il tris di prodotti più venduti nel modo, vale a dire macchinari e apparecchiature nca (-12%), apparecchiature elettriche e per uso domestico non elettrico (-2,9%) e altri mezzi di trasporto (+6,9%), che da soli rappresentano il 42% del valore complessivo delle esportazioni provinciali.

Al netto di un segno “più”, a prevalere sono tuttavia i segni meno anche per quanto riguarda i comparti manifatturieri a maggiore concentrazione di Pmi, con il tessile in picchiata (-23,4%) e occhialeria e gioielleria in grossa sofferenza (-20,3%).

Aprendo la cartina geografica, vale la pena soffermarsi anche sui principali mercati di sbocco dell’export in provincia, tutti con virata al ribasso: la Francia, rispetto al 2019, perde 13,6 punti percentuali, gli Usa lasciano sul terreno l’11,6% mentre la Germania, faro del manifatturiero, flette dell’8,5%. Meno robusto il tracollo della Gran Bretagna (-5,8%) e timido quello della Svizzera (-3,6%).