L'accordo raggiunto il 27 luglio tra Donald Trump e Ursula von der Leyen rappresenta «un risultato migliore delle aspettative iniziali, che tuttavia non elimina le preoccupazioni per le nostre piccole e medie imprese», secondo Confartigianato Imprese Varese. L'organizzazione che rappresenta le Pmi del territorio riconosce gli aspetti positivi dell'intesa, pur mantenendo riserve sui costi aggiuntivi che le imprese dovranno sostenere.
«Dobbiamo essere realistici: questo accordo rappresenta il minor danno possibile in una situazione che non avremmo mai dovuto vivere», osserva l'associazione con amarezza. «Partendo da una minaccia di dazi al 30%, limitare il danno al 15% è un successo solo relativo. Rimane il fatto che le nostre imprese pagheranno costi aggiuntivi per colpa di una guerra commerciale che non hanno provocato».
1. L'organizzazione evidenzia gli elementi positivi dell'accordo settore per settore: «I macchinari industriali, la robotica avanzata e l'industria aerospaziale civile mantengono l'accesso al mercato Usa senza dazi aggiuntivi. Un risultato fondamentale per molte nostre eccellenze tecnologiche. L'automotive, cruciale per centinaia di aziende della componentistica del territorio, vede il dazio ridotto dal 27,5% minacciato al 15% finale. Nel comparto agroalimentare, settori come lattiero-caseari e olio extravergine d'oliva potrebbero addirittura vedere un impatto nullo grazie all'assorbimento dei dazi preesistenti».
2. Tuttavia, Confartigianato Varese non può nascondere la profonda insoddisfazione per la situazione complessiva: «Acciaio e alluminio subiscono duro colpo con dazi Usa del 50% che restano invariati - un colpo devastante per le nostre aziende metallurgiche. Il settore vinicolo rischia penalizzazioni maggiori rispetto all'attuale 2,5%. E per tutti gli altri settori, quel 15% di dazi rappresenta un costo che si scaricherà inevitabilmente su margini già compressi e sulla competitività delle nostre aziende».
«Quello che più ci tranquillizza», aggiunge l'associazione, «è la certezza normativa che questo accordo garantisce. Le nostre imprese potranno finalmente pianificare investimenti e strategie commerciali sapendo esattamente quali costi dovranno sostenere. L'incertezza delle ultime settimane stava creando più danni dei dazi stessi».
L'organizzazione sottolinea anche le opportunità specifiche create dall'accordo: «Gli impegni europei per 600 miliardi di investimenti negli Usa e 750 miliardi in forniture energetiche americane - principalmente gas naturale liquefatto - creano opportunità concrete per le nostre imprese nei settori dell'ingegneria, delle tecnologie avanzate e dei servizi. Inoltre, l'Ue riconoscerà alcuni standard tecnici Usa nell'automotive e aprirà spazi di flessibilità in tech, intelligenza artificiale e criptovalute. Sul fronte commerciale, l'eliminazione dei dazi europei su frutta secca, soia, aragoste, formaggi, pet food e fertilizzanti per 70 miliardi di importazioni faciliterà anche i nostri operatori del commercio internazionale».
«L'aspetto più amaro - conclude Confartigianato Vareseè che questo accordo dimostra come l'Europa si presenti ancora troppo debole nei negoziati internazionali. Trump aveva dichiarato pubblicamente che non avrebbe accettato meno del 15%, e alla fine ha ottenuto esattamente quello. Le nostre imprese pagheranno il prezzo di questa debolezza strutturale europea».
«Come Presidente di Confartigianato Imprese Varese, non posso nascondere l'amarezza per come siamo arrivati a questo punto», dichiara il presidente di Confartigianato Varese Paolo Rolandi senza mezzi termini. «Sì, abbiamo evitato il disastro dei dazi al 30%, ma questo non cambia il fatto che le nostre imprese si trovano a pagare un conto che non hanno mai firmato. È una sconfitta dell'Europa, non una vittoria».
Rolandi analizza l'impatto settoriale sul territorio: «Dobbiamo essere chiari sui settori più penalizzati: le nostre aziende metallurgiche che lavorano acciaio e alluminio affrontano dazi Usa del 50% che non sono stati toccati dall'accordo. È un colpo durissimo per un comparto già sotto pressione. Anche il tessile e parte della meccanica generale dovranno confrontarsi con il 15% di costi aggiuntivi. Tuttavia, settori cruciali per l'innovazione varesina - dai macchinari di precisione alla robotica industriale, dagli aerei civili ai sistemi avanzati - mantengono accesso libero al mercato americano».
«Nel Varesotto abbiamo un tessuto produttivo diversificato che subirà impatti molto differenziati - prosegue il Presidente analizzando i settori - Le nostre aziende metallurgiche e della carpenteria metallica sono quelle che pagheranno il prezzo più alto: i dazi del 50% su acciaio e alluminio restano invariati e rappresentano una vera complicazione per chi lavora questi materiali. Anche il comparto tessile, ancora presente nel territorio, dovrà confrontarsi con il 15% di costi aggiuntivi che su margini già compressi può fare la differenza tra profitto e perdita».
«Dall'altro lato, dobbiamo essere pragmatici e riconoscere che alcuni settori sono usciti meno danneggiati di quanto temevamo», aggiunge Rolandi con realismo forzato. «I macchinari di precisione, la robotica e l'aerospazio mantengono accesso libero - è qualcosa, anche se non dovremmo nemmeno dover ringraziare per questo. Per l'automotive, il 15% invece del 27,5% è un sollievo relativo, ma sempre un costo aggiuntivo che peserà sui bilanci, ingegneria e tecnologie avanzate. Molte imprese del territorio potrebbero beneficiare di questi flussi commerciali aggiuntivi».
«Quello che apprezzo di più di questo accordo - aggiunge - è che ci dà tempo e certezza. Invece di vivere nell'incertezza di escalation continue, ora sappiamo esattamente con quale scenario commerciale dobbiamo confrontarci per i prossimi anni. Questo è fondamentale per programmare investimenti e strategie, puntando su nuovi mercati».
Tuttavia, Rolandi non nasconde le sfide differenziate per settore: «Le nostre imprese dovranno adattare le strategie in base al loro comparto. Chi lavora nell'acciaio e alluminio dovrà probabilmente accelerare la diversificazione verso altri mercati o puntare su leghe speciali ad alto valore aggiunto. Il tessile dovrà investire ancora di più in innovazione e design per giustificare il premium price. Al contrario, meccatronica, automazione e tecnologie avanzate hanno davanti a sé un'autostrada senza pedaggi verso il mercato americano».
«Chiediamo alle istituzioni di non lasciare sole le imprese ad affrontare le conseguenze di questa debolezza negoziale europea - conclude Rolandi con fermezza - Servono misure di sostegno concrete: incentivi fiscali per chi investe in innovazione, agevolazioni per la diversificazione dei mercati, supporto finanziario per accompagnare l'adattamento. Le nostre aziende stanno pagando un prezzo per un fallimento che non è loro. È il minimo che le istituzioni possano fare».
TABELLA RIASSUNTIVA: IMPATTO PER DAZI PER SETTORE
Settore |
Dazio finale |
Situazione precedente |
Impatto |
---|---|---|---|
Acciaio e alluminio |
50% |
25% (acciaio), 10% (alluminio) |
Fortemente penalizzato - Dazi raddoppiati |
Automotive e componentistica |
15% |
Minaccia del 27,5% |
Parzialmente salvato - Riduzione significativa |
Macchinari industriali |
0% |
Varie aliquote |
Completamente esente - Accesso libero |
Robotica avanzata |
0% |
Varie aliquote |
Completamente esente - Accesso libero |
Aerospazio civile |
0% |
Contenzioso Airbus-Boeing |
Completamente esente - Tregua commerciale |
Farmaci |
0%* |
Esenti |
Protetto - Tetto massimo 15% se introdotti |
Semiconduttori |
0%* |
Esenti |
Protetto - Tetto massimo 15% se introdotti |
Tessile e abbigliamento |
15% |
Varie aliquote (2-4%) |
Penalizzato - Aumento significativo |
Vino e bevande |
In trattativa |
2,5% |
A rischio - Possibile aumento |
Lattiero-caseari |
15%** |
Varie aliquote |
Impatto neutro - Assorbimento dazi esistenti |
Olio extravergine |
15%** |
Varie aliquote |
Impatto neutro - Assorbimento dazi esistenti |
Distillati e liquori |
In trattativa |
Varie aliquote |
Possibile esenzione - Negoziati in corso |
*Attualmente esenti, con garanzia che eventuali futuri dazi non supereranno il 15%
**Tariffa flat del 15% che assorbe i dazi preesistenti, risultando in impatto nullo per alcuni prodotti
L'accordo di luglio segna una fase difficile nelle relazioni commerciali transatlantiche, imponendo al tessuto produttivo europeo - e varesino in particolare - costi aggiuntivi e la necessità di rivedere strategie consolidate.
Per le imprese del territorio, si apre una fase di adattamento forzato che, pur evitando il collasso di alcuni settori, comporta comunque sacrifici significativi e la necessità di ripensare modelli di business costruiti in decenni di libero scambio.
La sfida principale rimane quella di non soccombere a un accordo subìto, cercando di trasformarlo in un'opportunità di crescita attraverso innovazione e diversificazione - sapendo però che il prezzo di questa resilienza ricadrà interamente sulle spalle delle imprese.
Secondo Confartigianato, sono 25.037 le imprese italiane che nel triennio 2022–2024 hanno esportato direttamente e stabilmente verso gli Stati Uniti, con un valore complessivo delle vendite che ha raggiunto 56,4 miliardi di euro nel solo 2024. In media, il mercato Usa rappresenta il 13,4% delle esportazioni totali di ciascuna impresa esportatrice.
In particolare, Confartigianato segnala un cluster di 6.259 imprese italiane vulnerabili poiché concentrano sul mercato statunitense oltre il 50% delle proprie esportazioni totali, pari a 11,1 miliardi di euro. Di queste, ben 5.853 sono micro e piccole imprese, che impiegano 51.700 addetti e generano 4,2 miliardi di euro di export diretto verso gli Usa.
Un inasprimento dei dazi comprometterebbe la ripresa dell’export della moda italiana verso gli Stati Uniti, che nei dodici mesi terminanti ad aprile 2025 ha raggiunto i 5,6 miliardi di euro, con una crescita dell’1,9% nei primi cinque mesi del 2025. Settore ad alta intensità di manodopera e fortemente radicato nelle micro e piccole imprese, la moda subirebbe pesanti contraccolpi.
Più critica la situazione nel comparto della meccanica, dove si osserva una flessione generalizzata. Nei primi cinque mesi del 2025, l’export di questo settore verso gli Usa ha registrato un calo del 7,9%, con una contrazione dell’8,9% per i macchinari e un vero e proprio crollo del 28,9% per gli autoveicoli, confermando il trend negativo del 2024.
L’impatto più forte si concentra nella Motor Valley dell’Emilia-Romagna. Secondo l’analisi territoriale di Confartigianato, l’82,2% dell’export italiano di autoveicoli verso gli Stati Uniti proviene da questa regione, seguita da Piemonte (7,3%) e Campania (5,6%). A livello provinciale, Modena e Bologna risultano le più esposte, con quote rispettivamente del 51,5% e del 30,2% dell’export nazionale di autoveicoli verso gli Usa.