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Bene il taglio tassi Bce, ma serve una maggiore riduzione del costo del denaro

Bene il taglio tassi Bce, ma serve una maggiore riduzione del costo del denaro

«Apprezziamo la decisione della Bce, ma è un passo ancora timido, serve una riduzione più consistente del costo del denaro per sostenere il rilancio degli investimenti delle imprese e consentire loro di affrontare la doppia transizione, digitale e green», ha fatto sapere il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, all’indomani del nuovo taglio dei tassi, di 25 punti base, da parte della Banca Centrale Europea.

IL COSTO DEL CREDITO OSTACOLA LE IMPRESE
In questi ultimi anni, dieci sono stati gli aumenti dei tassi. Ed è per questo che Confartigianato ha sempre sottolineato l’urgenza di tagliare in modo deciso per poter ridare ossigeno alle imprese sul fronte degli investimenti. Anche perché l’impatto della stretta monetaria, secondo dati Confartigianato, si è fatta sentire soprattutto sugli imprenditori italiani: nel mese di settembre 2023, infatti, il costo del credito era salito di 337 punti base rispetto a giugno 2022. Un’accelerazione imponente che si conta in 40 punti base in più rispetto ai + 297 registrati nell’Eurozona: si tratta dell’aumento più consistente tra i maggiori paesi europei.  
A maggio 2024, il costo del credito era arrivato al 5,45%: un aumento di 382 punti base rispetto a giugno 2022. Anche in questo caso si trattava della crescita maggiore tra i top 4 che superava la media dell’Eurozona di 327 punti base. Ad agosto 2024, era sceso al 5,20%.

LA SALITA DEGLI ONERI FINANZIARI
Se per le imprese l’aumento dei tassi di interesse per contrastare l’inflazione ha comportato 44,3 miliardi di maggiori oneri finanziari, per le micro e piccole imprese la situazione si è fatta ancora più critica: il caro-tassi, infatti, si è tradotto in 8,9 miliardi di euro di maggiori oneri finanziari.
A risentirne sono stati prestiti e investimenti: i primi, nel 2024, sono diminuiti del 2,4% (gli oneri finanziari sono aumentati di 357 punti base, 39 punti in più dell’incremento di 318 punti registrati nell’Eurozona) e, per le piccole imprese, addirittura dell’8%. Invece i secondi, nel secondo trimestre di quest’anno, hanno registrato un calo del 2,3%.

LE SCELTE FUTURE DELLA BCE
La politica monetaria della Bce, in futuro, dovrebbe essere meno restrittiva, però Christine Lagarde – presidente della Banca Centrale Europea – ha detto chiaramente che se «l’inflazione è sulla traiettoria giusta, la missione non è ancora compiuta». Quindi, non è detto che a gennaio 2025 si possa procedere con una ulteriore riduzione del costo del denaro. Se le stime della Bce indicano che l’inflazione nella zona euro si attesterà al 2,3% nel 2024, al 2,1% nel 2025, all’1,9% nel 2026 e al 2,1% nel 2027, la Banca continuerà a decidere passo dopo passo perché «le cose cambiano nel tempo, in funzione dei dati. E molte cose si chiariranno nei prossimi mesi, non nelle prossime settimane».