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Bonus casa: tra obblighi e divieti, c'è tutto da rifare. E troppi sono i cantieri irregolari: 90 su 100

Bonus casa: tra obblighi e divieti, c'è tutto da rifare. E troppi sono i cantieri irregolari: 90 su 100

BONUS CASA, CONTI DA RIFARE DOPO LA STRETTA
Lo scrive il Sole 24 Ore: «Il divieto di cessioni multiple e le indagini sui crediti fittizi bloccano molti potenziali acquirenti e impongono di ripensare gli investimenti. L’alternativa alla monetizzazione degli incentivi è l’uso diretto che, però, è impossibile per i forfettari ed è limitato dall’incapienza fiscale». La stretta antifrodi sui bonus casa, insomma, mette a dura prova chi vuol fare le cose in regola: tra obbligo di asseverazione, divieti in arrivo (non ci potrà essere più di una sola cessione del credito) e indagini sulle frodi, molti potenziali compratori (banche, poste e assicurazioni) hanno già bloccato gli acquisti dei crediti. E chi non ha ancora avviato i cantieri – o non ha ancora maturato un credito cedibile – deve rifare i conti sulla convenienza. «Nell’incertezza – continua il quotidiano economico – va riconsiderato il recupero delle detrazioni in dichiarazione dei redditi sotto forma di riduzione dell’imposta». Ma l’inconveniente principale delle detrazioni è che quando l’investimento aumenta, il bonus arriva a cifre che pochi possono scaricare. Chi applica il forfettario, invece, «non paga l’Irpef e quindi ha bisogno di cessione o sconto in fattura». Anche quando non ci sono questi inconvenienti, «per sfruttare direttamente le detrazioni c’è bisogno di un proprietario che possa anticipare tutta la spesa per poi recuperarne una parte nel tempo».

ECOBONUS: IRREGOLARI 90 CANTIERI SU 100          

Cantieri

Attività di macelleria, autotrasporto o agricole «si riconvertono in imprese edili per attingere ai 30 miliardi di euro di ecobonus». A scriverne è il Corriere della Sera: «Queste imprese non intendono investire in formazione, ma solo approfittare di un momento d’oro. E considerato il fatto che la legge italiana non richiede competenze specifiche, nel momento in cui ti dichiari azienda edile hai tutti i titoli per chiedere i bonus energetici senza limiti di tempo». Risultato: nel secondo semestre 2021 sono 64 le nuove imprese edili al giorno, per un totale di 11.600 a fine dicembre. Ma c’è di più: «Nell’ultimo semestre 2021, su 100 cantieri visitati 91 non erano in regola con le norme di sicurezza. Poi, i lavoratori irregolari sono cresciuti del 12% tra il 2020 e il 2021 e nell’ultimo quadrimestre l’aumento degli incidenti sfiora il 30%». Per l’Ance, l’Associazione nazionale costruttori edili, la soluzione sta nel certificato Soa, il meccanismo di affidabilità delle aziende edili che operano nel settore pubblico. Anche se operi su edifici privati, poiché esegui lavori con denaro pubblico, «dovresti avere un bilancio adeguato all’importo richiesto allo Stato, referenze bancarie, idonee attrezzature tecniche e personale tecnico specializzato».

OCCUPAZIONE 2022: AL TOP DEI PROFILI PIU’ RICHIESTI C’È IL DIGITALE
Se lo chiede il Sole 24 Ore: «Quale sarà il fabbisogno di specializzazioni da parte delle

Digitale

aziende?». A dirlo è il team di ricerca del LinkedIn Economic Graph. Esaminate milioni di posizioni lavorative tra il 1° gennaio 2017 e il 31 luglio 2021, la conclusione è questa: «I profili più richiesti del 2022 chiedono una digitalizzazione dominante nei filoni dell’hi-tech, della sostenibilità e della finanza». La testa della classifica è occupata da quattro specializzazioni tutte incentrate sulla creazione delle infrastrutture digitali: dal machine learning engineer al cloud architect. In tema di sostenibilità, in quinta posizione si trova il sustainability manager, mentre la finanza cerca banker. Per il “business” della salute sono fondamentali i data scientist e i clinic manager. Confermata la centralità del recruiting con l’analista delle risorse umane. L’acquisizione di queste competenze, però, è fondamentale anche per chi deve rimanere nel mercato del lavoro e quindi deve riqualificarsi. E per chi è uscito? «Oggi si sta ripartendo, ma il potere negoziale nel rapporto tra azienda e “candidato” è tornato a quest’ultimo».

TRIBUNALI FALLIMENTARI ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO

Tribunali

Si legge su Affari&Finanza che «il contrasto alla lentezza dei tribunali è tra le condizioni necessarie per accedere ai fondi europei del Pnrr. I ritardi che caratterizzano i tribunali fallimentari in Italia non sono stati superati, ma l’operatività sta tornando ai livelli pre-pandemici». Secondo Cherry, società che fornisce servizi di intelligenza artificiale, «i tribunali fallimentari sono risaliti all’80% dell’operatività registrata nel 2019. Nel 2021 sono state aperte 8.124 pratiche, l’8% in più rispetto al 2020 ma il 26% in meno rispetto al 2019». Attualmente, «occorrono in media quasi quattro anni e mezzo per smaltire l’arretrato cumulato nei principali venti tribunali italiani: nel 2019 gli anni erano 5,4 e nel 2020 si contavano in 5,8». A Roma si viaggia sui 7,3 anni, mentre Bergamo evade in 2,7 anni, Modena in 3,1 e Torino in 3,2. «A livello regionale – continua Affari&Finanza – il valore più alto di procedimenti pendenti si registra in Lombardia (12.185), che è anche la regione a più alta concentrazione di imprese. Le regioni più “scariche” sono Trentino-Alto Adige e Basilicata». Soluzioni? L’entrata in vigore del Codice della Crisi d’Impresa, «per fare emergere le crisi prima che gli imprenditori portino i libri in tribunale».