
Dal 1° luglio 2026, sarà vietata anche alle piccole e medie imprese la compensazione dei crediti d’imposta con i debiti previdenziali e contributivi. Di conseguenza, le aziende che dispongono di crediti diversi da quelli derivanti dalle dichiarazioni dei redditi e Iva e, quindi, crediti maturati tramite:
non li potranno più utilizzare per il pagamento dei contributi Inps, premi Inail e altro.
La misura, contenuta nel disegno di legge di Bilancio 2026 e, fino ad oggi, limitata a banche e intermediari finanziari, desta notevole preoccupazione tra gli imprenditori.
COSA E’ IL CREDITO DI IMPOSTA
E’ un credito dell’impresa nei confronti del fisco, ed è per questo che può essere utilizzato per compensare i debiti fiscali. Compresi i contributi previdenziali. Il credito può provenire da investimenti agevolati (Industria 4.0, Transizione 5.0, Ricerca e Sviluppo), oppure da misure straordinarie (bonus edilizi o incentivi green). Se il credito d’imposta non viene utilizzato in compensazione, può essere chiesto a rimborso o ceduto a terzi, come banche o intermediari.
I PRO E I CONTRO PER LE PMI
In questa semplice scheda abbiamo elencato i pro e i contro del credito d’imposta per le piccole e medie imprese:
| ASPETTO | PRO | CONTRO |
| Liquidità | Riduce imposte e contributi e libera liquidità da destinare a spese correnti o investimenti | Non sempre immediata, a volte rateizzata |
| Investimenti | Incentiva innovazione e crescita: le Pmi non devono sostenere interamente i costi degli investimenti | Vincolato a spese specifiche |
| Accessibilità | Utile alle Pmi con poco credito bancario, perché il credito d’imposta non va restituito | Procedure complesse e tecniche |
| Stabilità | Strumento diffuso e riconosciuto: accesso più equo agli incentivi | Norme soggette a cambi frequenti |
| Gestione | Possibile cessione a terzi | Rischio di contestazioni e sanzioni |
L’OBIETTIVO DEL GOVERNO
Le scelte del governo stanno tutte in un numero: i crediti maturati, e in maturazione, hanno raggiunto ormai i 140 miliardi di euro. La stretta andrà su questi. Il rischio? A sostenere il peso del consolidamento dei conti pubblici saranno, a questo punto, proprio le imprese più fragili che considerano i crediti d’imposta uno strumento di sopravvivenza.
L’IMPATTO DEL DIVIETO
Una volta consolidato il fatto che il credito d’imposta trasforma la leva fiscale in sostegno alla crescita delle Pmi, si passa ai danni che potrebbe causare:
LE TENSIONI SULLA LIQUIDITA’
A sollevare il problema è Confartigianato: «Questa modifica provocherà gravi tensioni di liquidità, in particolare per le imprese del comparto casa – dall’edilizia all’impiantistica – che hanno applicato lo sconto in fattura e stanno legittimamente utilizzando i crediti fiscali per compensare i propri debiti contributivi». Ma lo stesso vale per le aziende del settore dell’autotrasporto, colpite dal divieto di compensazione del rimborso accise trimestrale.
L’ARTICOLO 26 METTE A RISCHIO GLI INVESTIMENTI
La compensazione, che dal mese di luglio 2026 interesserà solo i crediti d’imposta emergenti dalle dichiarazioni annuali, porterà le imprese ad una perdita economica e finanziaria.
L’attenzione della Confederazione si concentra sull’articolo 26 che, se non modificato, colpirebbe e depotenzierebbe anche gli strumenti messi in campo per sostenere gli investimenti.
A RISCHIO LA PIANIFICAZIONE FINANZIARIA DI MIGLIAIA DI IMPRESE
Insomma, la norma contenuta nella legge di Bilancio 2026 rischia di compromettere la pianificazione finanziaria di migliaia di imprese, con il pericolo di omissioni nei versamenti contributivi, soggette a sanzioni, e una drastica riduzione della liquidità disponibile. «Bisogna intervenire prontamente – conclude Confartigianato – per mantenere invariata la disciplina già in vigore: solo così si possono preservare la liquidità e la stabilità delle imprese, comprese quelle realtà micro che rischiano di trovarsi senza risorse per versare contributi e tributi».