CRISI DEI CHIP ED ELETTRIFICAZIONE: IL CORCO CIRCUITO DELL’AUTO ELETTRICA
A proposito di approvvigionamenti: lo scossone che sta subendo l’automotive si riassume in “no chip, no auto”. Un vero tsunami per quel mondo che “dipende in tutto e per tutto dai microcircuiti. Che ora mancano”, si legge su Repubblica. Mancano perché ne servono tanti: su ogni singola vettura se ne contano normalmente 1.500; 3mila nei modelli più ricchi e sofisticati. Ma a questa carestia di chip si abbina il passaggio alle auto elettriche e l’abbandono del motore a scoppio. Sulle date c’è confusione: al nord Europa piace la deadline del 2030; alla Ue e all’Italia il 2035; Francia e Germania guardano al 2040. Toyota ha messo in chiaro un concetto: “Se l’energia che alimenta i veicoli non è pulita, l’utilizzo di un’elettrificata di qualsiasi categoria non porta a zero emissioni di CO2”. A far riflettere sul problema è il Center for Automotive Research: “Sulle auto elettriche c’è bisogno di una quantità ancora maggiore di componenti elettronici, quindi la domanda salirà e il problema si aggreverà anche nel caso la produzione dovesse tornare a livelli normali”. Dunque, cosa fare? Di fronte alla scelta del governo italiano di bloccare le vendite dei veicoli endotermici dal 2035, tre sono le richieste: “Infrastrutture adeguate (sufficienti colonnine di ricarica lungo le strade), incentivi per l’acquisto di veicoli di ultima generazione e per la rottamazione di quelli inquinanti; riforma fiscale per liberare le imprese italiane dalla penalizzazione su detraibilità e deducibilità per i veicoli aziendali”.
NORD STREAM 2: IL GRANDE GIOCO DEL GAS
Del gasdotto che corre sotto il Mar Baltico, e che aggira l’Ucraina, in questi mesi di crisi energetica se ne è parlato spesso. E se ne parlerà ancora, perché sulla infrastruttura “sottoposta alla legislazione comunitaria, perché entra nel territorio della Ue, la Germania sta ponendo un veto: il gasdotto non può diventare operativo perché non rispetta le regole europee della concorrenza”, si legge sul Corriere della Sera. Infatti, l’opera impone il cosiddetto unbundling, “cioè la netta separazione fra la compagnia che produce, quella che trasporta e quella che distribuisce il gas. L’opposto di quello che fa Gazprom, monopolista di Stato russo”. Due sono gli eventi che stanno ostacolando l’opera: “L’insediamento a Berlino di un governo federale che vede nella coalizione anche i verdi, da sempre contrari al gasdotto; la crisi tra Ucraina e Russia, sempre più grave di fronte alla minaccia vera o presunta di invasione militare da parte di Putin”. La Germania ha visto un collegamento tra la crisi ucraina e il Nord Stream 2, “quindi se la Russia dovesse violare l’integrità territoriale di Kiev, il gasdotto verrebbe definitivamente bloccato”.
NAZIONALIZZARE LE RETI DI APPROVVIGIONAMENTO CI RENDE VULNERABILI
Scrive il Corriere della Sera che “la globalizzazione non riguarda solo i prodotti che
finiscono sugli scaffali dei negozi, ma anche le cose che servono a fare le cose”. Da qui l’importanza delle catene di approvvigionamento globali, “più robuste di quanto si prevedesse e capaci di adattarsi ad una ripresa che sta avvenendo a velocità diverse. Nei settori dove assistiamo a scarsità di materie prime, o beni, particolarmente pesanti le imprese hanno dimostrato di essere flessibili e di trovare nuovi acquirenti per i loro prodotti in un contesto mutato”. Dunque, “nazionalizzare le catene rende più vulnerabile un Paese agli choc interni e rischia di far perdere il treno di innovazioni e miglioramenti che non avvengono necessariamente nell’ambito dei patri confini. Per ora, l’idea di rimpatriare le produzioni è stata più che altro uno slogan, e le imprese hanno potuto continuare a organizzarsi nel modo più razionale”. E questo è un elemento di forza, e non di debolezza, nella pandemia.
SUPERBONUS 110%: VIA IL TETTO ISEE PER LE VILLETTE
E’ arrivato l’accordo sul “nodo Superbonus: è stato cancellato il tetto Isee di 25mila euro per le persone fisiche che effettuano lavori di efficientamento energetico e di messa in sicurezza delle ville unifamiliari”, scrive il Corriere della Sera. L’emendamento amplia così per il 2022 la platea dei possibili beneficiari del credito di imposta sui lavori edili. Il limite dei lavori da rispettare scende dal 60% al 30% e il vincolo temporale diventa il 30 giugno 2022. Inoltre, gli interventi agevolati con il 110% sulle villette non saranno più vincolati all’abitazione principale. L’agevolazione del Superbonus sarà mantenuta fino a tutto il 2025 per le aree colpite in passato da eventi sismici, sui lavori effettuati a partire dal 2009. Sarà innalzato da 5 a 10mila euro il bonus mobili, e per quanto riguarda la previdenza pensionistica, “passa la proposta di portare da 36 a 32 gli anni di contributi dei lavoratori edili per accedere, a 63 anni di età, all’Ape scoiale, l’anticipo pensionistico”.