
Nella prima puntata dedicata a “Il lavoro che cambia” abbiamo proposto una fotografia a tinte forti di un mercato del lavoro che non è e non sarà più lo stesso. Le imprese soffrono della mancanza di manodopera, i giovani “dettano legge” durante le selezioni con gli esperti di Risorse Umane, la popolazione sta invecchiando. Quindi, cosa possono fare le imprese per attrarre nuovi talenti? Quali le sfide che devono affrontare e superare? La parola passa ora agli imprenditori, che durante l’evento di Confartigianato Imprese Varese sono entrati nel merito del problema – giovani o over 50 in azienda? – raccontando come lo hanno affrontato.
Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese: «Anche i collaboratori devono essere fidelizzati»
Ad aprire il dibattito è Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese. Che da imprenditore nel settore della meccanica sa bene quanto un’azienda sia un “piccolo mondo” nel quale far convivere – e bilanciare - esigenze produttive ed esigenze dei collaboratori. «La flessibilità nel mercato del lavoro sta aumentando – dice il presidente – e di fronte alla mancanza di figure professionali probabilmente ci verrà in aiuta la tecnologia. Il punto sul quale concentrarsi è la qualità del lavoro e dei prodotti: questa non dovrà mai mancare e mai mancherà, ma certo resta il problema di come fidelizzare i propri dipendenti». Fidelizzare è un verbo che si usa solitamente quando si parla di clienti, ma Davide Galli lo usa in modo appropriato anche quando il discorso si sposta sui collaboratori in azienda: «Fidelizzare vuol dire anche creare quelle buone abitudini da condividere tutti insieme, tra titolare e dipendenti. E’ per questo che in azienda tento di creare, quando possibile, alcuni momenti collettivi di convivialità: la colazione mattutina, o l’aperitivo, per parlare di noi». Ma per agevolare l’azienda nel suo percorso, secondo il presidente due sono gli strumenti sui quali concentrarsi: «Da un lato l’apprendistato, anche di primo livello, che permette al giovane di studiare e lavorare contemporaneamente, e dall’altro la formazione continua. Una leva che offre motivazioni importanti a senior e junior».
Marco Colmegna – C.T. & T. Srl: «Due sessantenni in azienda, ma ci vogliono anche i giovani»
Il giovane imprenditore guida, con il fratello Cesare, un’azienda specializzata nella progettazione e produzione di
stampi per iniezione e pressofusione per i settori automotive, lightining, elettromeccanica e delle materie plastiche. E il problema della mancanza di manodopera lo ha affrontato di petto facendo una scelta quasi obbligata ma che, alla luce dei fatti e degli studi, non è da considerarsi controcorrente. La parola passa a Marco Colmegna: «Abbiamo deciso di reintegrare due pensionati dell’età di sessant’anni puntando su un contratto flessibile: meno ore lavorate e part time. D’altronde, vecchie e nuove generazioni hanno obiettivi, prospettive ed esigenze lavorative diverse: gli over 50 non chiedono un aumento di stipendio, ma più ore libere per gli impegni familiari». Marco Colmegna, però, sa che il ponte tra senior e junior è strategico per garantire continuità all’attività aziendale: «E’ per questo che ai collaboratori più maturi affianchiamo i giovani: la trasmissione di esperienze e competenze è fondamentale per poter affinare le proprie capacità. Ai giovani, poi, quando è necessario chiediamo di fermarsi anche il sabato».
Matteo Chinchio – Chinchio Sergio Srl: «Per attrarre i giovani puntiamo su flessibilità e comfort»
La Chinchio Sergio Srl è nelle mani dei fratelli Matteo, Riccardo e Filippo Chinchio. L’azienda, leader nella manutenzione di macchine utensili, nella produzione di particolari meccanici e in quella di macchine per il taglio dei polimeri e delle lastre di acetato di cellulosa, in fatto di occupazione punta sulla flessibilità. A dirlo è Matteo: «In passato anche noi ci siamo rivolti a figure professionali senior, ma ultimamente abbiano affinato i mezzi di ricerca affidandoci alla job description: questo ci permette di identificare le figure più adatte da collocare nel posto giusto. E se è vero che alcuni mestieri non sono più apprezzati dai giovani italiani, lo è anche il fatto che i giovani stranieri dimostrano una sensibilità diversa. Così, poco tempo fa abbiamo assunto un ragazzo peruviano». La domanda che si pongono spesso i tre fratelli è, prima di tutto, questa: «Ad un giovane cosa può offrire in più la nostra azienda rispetto ai nostri competitor?». La risposta non è semplice, ma la riflessione dei Chinchio parte da un presupposto corretto: «Con il mercato del lavoro i giovani hanno un rapporto completamente diverso rispetto alle generazioni passate. Così, noi cerchiamo di creare per loro una zona di comfort che li faccia stare bene in azienda. E per farlo, stiamo addirittura pensando alla musica in filodiffusione».
Luca Ballarin – L.A.I.T. Srl: «L’elenco delle competenze mi aiuta, ma mi sono rimesso sulle macchine»
Il problema della ricerca di giovani, che negli ultimi tempi si è fatta ancora più complicata rispetto ad anni fa,
interessa da tempo Luca Ballarin, titolare di un’azienda che produce film plastici in politene e polipropilene per la realizzazione di buste con le quali si può avvolgere di tutto, dagli ami da pesca ai cuscini. L’imprenditore sa quanto è importante «il cambio della guardia in azienda», e per farlo al meglio si affida a quell’elenco delle competenze di cui si è parlato all’evento “Il lavoro che cambia”. Dice, Luca Ballarin: «Non è facile trovare un giovane che vada a sostituire chi va in pensione, ma è anche vero il fatto che chi arriva oggi in azienda trova nelle nuove tecnologie un valido supporto. Alla L.A.I.T. abbiamo specificità produttive importanti e il vero problema è che nessun imprenditore si può permettere la perdita di quel sapere che fa la differenza». Ma di fronte all’urgenza, e ai “posti vacanti”, l’imprenditore torna sulle macchine: «E’ quello che sto facendo tutt’ora: prima la produzione e poi tutto il resto. La giornata non finisce mai».