PRESTITI A IMPRESE IN CRISI: BASTERA’ L’AUTOCERTIFICAZIONE
Lo scrive Il Messaggero: «Contro il caro energia alle imprese basta un’autocertificazione per ottenere liquidità garantita direttamente dal Fondo di garanzia di Mediocredito Centrale (MCC). Nell’autocertificazione, l’impresa deve indicare l’esigenza di liquidità conseguente all’aumento delle bollette e del carburante. L’abolizione del pagamento delle commissioni si applicherà a tutte queste richieste». La dichiarazione è già presente nel modulo di domanda che l’impresa presenta alla banca, o ad un altro intermediario finanziario, per avvalersi della garanzia. La banca, a sua volta, dovrà rilasciare una dichiarazione nella richiesta di accesso alla garanzia inviata al Gestore. L’onere di dimostrare quanto dichiarato rimane a carico dell’impresa «che, in caso di eventuale verifica, dovrà fornire la documentazione necessaria a dimostrare l’aumento della spesa in bolletta energetica, così come le copie delle fatture a due differenti periodi di riferimento».
MISURE SPECIALI PER RECUPERARE MATERIE PRIME
Imprese a caccia di materie prime, perché «i quantitativi arrivati nei nostri confini vengono esauriti quasi in tempo reale», scrive il Sole 24 Ore. I tecnici del Governo sono al lavoro per trovare possibili soluzioni per la siderurgia, l’automotive, la ceramica, il legno-arredo-carta e l’agroalimentare. Perde quota l’ipotesi di realizzare siti di stoccaggio, sul modello di quanto avviene per il gas, anche per le materie prime.
Le criticità da affrontare sono quattro:
GUERRA IN UCRAINA E CARO-COMMODITIES, A RISCHIO QUASI UN MILIONE DI IMPRESE
Il conflitto sta agendo da moltiplicatore sui prezzi delle materie prime e dell’energia e le
conseguenze ricadono su 946mila imprese con 5 milioni 353 addetti, il 30,7% dell’occupazione dell’intero sistema imprenditoriale. I settori manifatturieri con una maggiore intensità energetica, che rischiano ormai il fermo dell’attività, sono i più colpiti: dalla petrolchimica alla metallurgia, dal vetro e la ceramica alla carta. Il lockdown energetico è un rischio per 29 mila imprese con 462 mila addetti: il prezzo del gas, già quadruplicato nell’ultimo anno, è ulteriormente raddoppiato; a marzo 2022 il prezzo della borsa elettrica supera di oltre cinque volte il livello di un anno prima e il prezzo del barile di petrolio Brent è dell’83,6% superiore rispetto ad un anno prima, con forti ripercussioni sul costo dei trasporti di merci e persone. Che, con il prezzo del gasolio in modalità self salito del 25,7%, vivono una situazione più che mai critica.
IL PETROLIO SCENDE SOTTO I 100 DOLLARI, MA I CARBURANTI RESTANO AI MASSIMI
Il Sole 24 Ore scrive che «c’è stata una discesa dei prezzi internazionali di petrolio e carburanti, con il greggio sotto i 100 dollari, e i benzinai hanno ribassato benzina e gasolio. Però, si resta sempre sopra la soglia di 2 euro al litro. Se al prezzo che paghiamo si toglie il morso del Fisco più affamato del mondo, il costo dei carburanti italiani è più mite della media europea: due settimane fa, mentre il nostro gasolio rincarava di 8,9 centesimi al litro, quello tedesco aumentava di 29,4 centesimi». In Italia qualche speculazione sui prezzi c’è stata, ma il vero fenomeno degli aumenti nasce dalla corsa agli accaparramenti da parte di diversi intermediari di prodotti petroliferi e a penalizzare cittadini e imprese sono accise e Iva: «I 2,18 euro al litro della benzina sono formati da 1,06 di prezzo industriale, 72,8 centesimi di accisa e 39,4 centesimi di Iva. I 2,15 euro al litro di gasolio, invece, vedono 1,14 euro di prezzo industriale, 61,7 centesimi di accisa e 28,8 centesimi di Iva». Fatto sta che il gasolio è più caro della benzina, «e ciò che fa costare di più la benzina è la penalizzazione fiscale più pesante. Secondo alcuni, «questa differenza nel disincentivo dei due carburanti è un sussidio ambientalmente dannoso e le maggiori associazioni ecologiste chiedono che la differenza sia annullata, sì, ma facendo aumentare l’accisa sul gasolio».