News

Imprese nella morsa dei prestiti: -5% per le piccole e -8,5% per il cluster dell’artigianato

Imprese nella morsa dei prestiti: -5% per le piccole e -8,5% per il cluster dell’artigianato

Le tensioni geopolitiche non aiutano, l’incertezza è alta e anche il Consiglio della Banca Centrale Europea naviga a vista. Così, il margine di manovra si risolve nella decisione di non tagliare ulteriormente i tassi nonostante l’inflazione sia sotto controllo.
Se da un lato la politica monetaria si annuncia prudente, dall’altro la politica fiscale del governo italiano si dimostra cauta e scarsamente espansiva. Infatti, la prossima manovra avrà impatti, modesti, sulla crescita (+0,1 punti) solo nel 2027 e 2028. Nel frattempo, i dazi statunitensi iniziano a depistare l’andamento economico delle imprese, e neppure le politiche economiche del nostro Paese sembrano essere adeguate a contrastarne l’impatto.

COSTO DEL CREDITO: 3,49% PER LE PMI. PENALIZZATI GLI INVESTIMENTI
A pagare le conseguenze di questi attriti globali sono, soprattutto, le piccole e medie imprese. E il fronte del credito, quel costo del denaro che si dimostra ancora troppo elevato per mantenere un range accettabile di competitività, resta aperto.
Nel mese di agosto 2025, il costo pagato dalle imprese italiane sulle nuove operazioni è stato del 3,49%, ben 186 punti base in più rispetto a giugno 2022.
A penalizzare le aziende è il mancato taglio dei tassi di interesse. Che penalizza la ripresa in corso degli investimenti in macchinari e non contribuisce al sostegno dei prestiti. Per quanto riguarda i primi, nel secondo trimestre del 2025 si registra una crescita dell’1,85%, mentre i secondi salgono dell’1,2% su base annua. Una dinamica che, però, è ancora lontana da quel +3% registrato nell’Eurozona.  

COSTI CONTENUTI PER LE GRANDI IMPRESE
I dati riferiti a marzo 2025, confermano un maggiore costo del credito per le piccole imprese rispetto alle medio-grandi. In particolare, nel Mezzogiorno: la situazione più critica si verifica in Sardegna dove le piccole imprese pagano un tasso pari all’11,27%, superiore di ben 476 punti base rispetto al 6,61% pagato dalle restanti imprese.

LA SITUAZIONE PIU’ CRITICA NEI CLUSTER DELL’ARTIGIANATO
Sempre secondo i dati di Confartigianato, nel mese di giugno 2025 i prestiti alle realtà fino a 20 addetti sono diminuiti del 5%; -0,2% per il totale delle imprese. Se si guarda, poi, alle quasi-società artigiane, la flessione è stata addirittura dell’8,5%. A porre l’accento sul problema è stato il Governatore di Banca d’Italia: “Un’adeguata disponibilità di credito è essenziale per sostenere gli investimenti e favorire la ripresa produttiva, soprattutto per le aziende più piccole, che incontrano maggiori difficoltà di accesso a fonti alternative di finanziamento”.

I TERRITORI CON SEGNO MENO
Prendendo a riferimento un ammontare di prestiti di almeno tre miliardi di euro, si nota che le diminuzioni inferiori, o pari, alla media si registrano:

  • Nella Provincia Autonoma di Bolzano (-2,6% contro +2% totale imprese)
  • Nel Lazio (-3,3% contro +1,9% totale imprese)
  • Nel Piemonte (-4,2% contro +2% totale imprese)
  • In Puglia (-4,5% contro +0,1% totale imprese)
  • In Sicilia (-5% contro -1,1% totale imprese)

LE REGIONI E I PRESTITI ALLE PICCOLE IMPRESE
I cali più marcati dei prestiti alle piccole imprese si segnalano in:

  • Veneto (-6,1% contro -2,8% totale imprese)
  • Toscana (-5,4% contro -0,6% totale imprese)
  • Campania (-5,2% contro +1,2% totale imprese)
  • Emilia-Romagna (-5,1% contro -0,8% totale imprese)
  • Lombardia (-5,1% contro -0,3% totale imprese)

A settembre 2025, il giudizio sulle condizioni di accesso al credito delle piccole imprese del manifatturiero è peggiorato (saldo a -12) rispetto alla rilevazione di giugno 2025 (saldo di -10).

COSTO DEL CREDITO NELLE REGIONI E PER SETTORE
A giugno 2025, le imprese hanno pagato in media un tasso di interesse annuo effettivo (TAE) del 5,22%. I prestiti si muovono in una forbice che va 7,13% della Calabria al 4,74% dell’Emilia-Romagna.
Le Costruzioni, con una media del 6,30%, pagano il costo più alto. In Valle d’Aosta si raggiunge il massimo (8,96%), mentre in Emilia-Romagna il 5,52%. Seguono i Servizi con il 5,40% (si va dall’8,08% della Calabria al 4,93% dell’Emilia-Romagna) e il manifatturiero esteso (estrattivo, energia e utilities) con il 4,82% (si va dal 5,89% della Basilicata al 4,15% del Trentino-Alto Adige).