#territorintour #luinese di Riccardo Saporiti (VareseNews) Quattro tappe con Luino al centro dal lago alla montagna passando per le valli. Uno spaccato dei cambiamenti che sta vivendo il nord della provincia che vive il confine sotto tanti punti di vista
Per capire come si sia modificato il luinese, prima destinazione di #territorintour, il viaggio di Varesenews e Confartigianato Varese alla scoperta del territorio che cambia, basta fermarsi a bere un caffé al bar della Malpensata. Qui un tempo i clienti erano i contrabbandieri, che portavano di sfroso prodotti dalla Svizzera in Italia. oggi sono innanzitutto i frontalieri, che si fermano a fare colazione prima di varcare il confine. Poi, più tardi nella mattinata, gli operai. E, a qualunque ora del giorno, cicloturisti che rammentano ai più distratti la bellezza di queste terre.
LA CITTA' Il racconto del cambiamento non può prescindere dal racconto della metamorfosi urbana. Una metamorfosi iniziata con il recupero di piazza Garibaldi, come ricordato dal vicesindaco Alessandro Casali. Primo tassello di un progetto di riqualificazione che vuole «offrire al turista, che arriva anche da lontano, un contesto più gradevole». Mano pubblica che deve lavorare di concerto con quella privata. Chiamata a risanare aree dismesse come quelle della Multipla o della Ratti.
«Un’opportunità importante perché le aree dismesse a Luino costituiscono il 40% del costruito», ha ricordato l’architetto Paolo Poloni. Una riqualificazione, ne è convinto Antonello Leccese, alla guida dell’omonimo gruppo immobiliare, che deve servire al turismo: «le aree industriali riqualificate debbono coesistere con una visione del territorio che sfrutti questi luoghi per una visione turistica, che punti sull’attrattività e sull’offerta reale in termini di bisogni, per quanti scelgono l’area del Verbano per venire in vacanza».
Oltre a recuperare le aree dismesse, però, il territorio ha bisogno di collegamenti. Intanto, di ripristinare quelli antichi, come la funivia che sale a Monteviasco, come ha ricordato Moreno Tosi, uno dei tre ristoratori che ancora resistono in questo borgo. Ma anche di costruirne di nuove. Come la Piero-Lozzo, strada fondamentale per collegare queste due frazioni di Maccagno con Pino e Veddasca. Un’opera prioritaria per il sindaco Fabio Passera.
IL TURISMO Il lago ad est, la montagna ad ovest. E poi, la cultura. Dopotutto, è qui che ha vissuto, ambientandovi i suoi racconti, Piero Chiara. Questo territorio ha le carte in regola per fare del turismo una delle voci più importanti della propria economia. Un’industria, quella turistica, già oggi significativa. Lo dimostrano le oltre 10mila presenze, con persone di 42 nazionalità diverse, realizzate lo scorso anno dall’Hotel Camin di Leonardo Luz. «Il mio obiettivo», spiega «è quello di allungare la stagione, proponendo novità, coccolando il cliente con iniziative collaterali, variare l’offerta». Senza paura della concorrenza di Airbnb, che anzi può aiutare a far crescere il flusso turistico.
Un turismo che tra grandi benefici dalla presenza dell’imbarcadero. Non a caso, ricorda il rapporto “Scenari di futuro” redatto da The European House Ambrosetti per Confartigianato Varese, questa è la prima provincia lombarda per trasporto lacuale. E che potrebbe crescere ancora puntando sul cicloturismo. Che, sempre secondo il medesimo studio, «in provincia di Varese è un settore con un potenziale di crescita altissimo anche in considerazione del patrimonio paesaggistico-ambientale del territorio».
Certo, serve anche l’impegno della pubblica amministrazione. «Da un lato stiamo tessendo una rete assieme a Camera di Commercio e Regione», risponde ‘presente’ la consigliera delegata a Commercio e Turismo Laura Frulli,«dall’altro stiamo lavorando con i commercianti del territorio che nell’ottica della globalizzazione devono fare fronte comune: il mio vicino di bottega deve essere un mio alleato per vincere questa sfida, non più un concorrente».
Non solo. Unire piccoli comuni permetterebbe di avere a disposizione più fondi, da investire appunto anche nell’attrattività turistica. Ed è in questa direzione che sta lavorando Ermes Colombaroli, sindaco di Porto Valtravaglia, insieme ai colleghi di Castelveccana e Brezzo di Bedero.
IL COMMERCIO Appunto, il commercio. Come vanno le cose da queste parti? Bene, si direbbe, contando gli oltre 300 ambulanti che riempiono di bancarelle il mercato del mercoledì. «È discusso, criticato, bistrattato, ma anche amato: permette alti incassi anche alle attività commerciali tradizionali», l’opinione di Paolo Oldani, camiciaio su misura con laboratorio a Porto Valtravaglia. Certo, puntualizza Rodolfo Calzavara, fiduciario provinciale Fiva di Ascom Confcommercio, «la qualità si è abbassata, questo è innegabile. Ma sfido chiunque a trovare un centro commerciale all’aperto dove trovi 50 negozi di scarpe o cento posti diversi dove puoi comprare vestiti».
Una ulteriore tutela per il commercio di queste zone, ha ricordato il presidente di Ascom Franco Vitella, potrebbe essere rappresentata dall’introduzione di una Zes (zona economica speciale). Ovvero una regione geografica dotata di una legislazione economica differente da quella in atto nella nazione di appartenenza.
L'ARTIGIANATO Spingono forte sull’innovazione, ma faticano a trovare personale. Questa un po’ la cifra comune delle imprese attive sul territorio del luinese. Succede ad esempio alla Torcitura di Garabiolo, nata qui perché un tempo c’era necessità di essere dove veniva prodotta l’energia elettrica. «Il nostro è un mercato di nicchia che dà da lavorare, qui nella zona, a 30 dipendenti», spiega il titolare Giovanni Marazzini,«oggi occorrono flessibilità e velocità legata all’innovazione tecnologica. Il problema è la ricerca di personale specializzato, per il quale ci rivolgiamo alle scuole professionali».
Una situazione simile la vivono anche Daniele Filippi ed Erik Bastioli della software house Solera di Germignaga: Milano con le sue opportunità, la Svizzera con i suoi salari più alti sono più attrattive per chi ha competenze digitali. In questo senso può aiutare il progetto di legge sulle aree di confine.
Si tratta di una proposta, nata proprio dalle imprese di questo territorio e fatta propria da Confartigianato Varese, di un regime fiscale per le aziende che hanno sede entro 20 chilometri dal confine. Rendendole così attrattive al pari di quelle ticinesi. La proposta è stata depositata in commissione Finanze alla Camera alla fine di maggio.
Del resto, come ammette Alessandro Lucca che frontaliere lo è stato per 11 anni, il Canton Ticino attira innanzitutto per una ragione: «da varesino, comasco o piemontese con casa vicina al confine a calabrese, siciliano o campano che emigra al nord per lavorare in Svizzera si è attirati dagli alti stipendi».
Clemente Fontana, imprenditore 75enne, ha le idee chiare in proposito: più soldi in busta ai dipendenti per evitare la concorrenza ticinese. Perché a un operaio specializzato basta varcare il confine e lo stipendio cresce. E allora 2.500 euro al mese per chi rimane qui non sono una cifra elevata. Certo, occorrono regole fiscali differenti.
IL FOOD Anche il settore dell’agroalimentare è importante per questa zona. A Luino, ad esempio, ha il suo laboratorio Rita Buffa, giovane cioccolataia trentina che ha aperto da non molto e che ha trovato casa nel quartiere artigianale di Luino. E che per la qualità dei suoi prodotti ha destato l’interesse dei media d’oltreconfine, perché vende il cioccolato anche agli svizzeri.
Risalendo la montagna, invece, si incontra l’azienda agricola Pian dul Lares. È qui che il neanche trentenne Flavio Carraro produce la Formaggella del Luinese, prodotto a pasta molle realizzato in Italia dal latte intero crudo di capra di razza Camosciata delle Alpi, Nera di Verzasca o Saanen, oltre ai relativi meticci. Si tratta di un prodotto a denominazione di origine protetta (DOP), e la sua produzione è gestita dal Consorzio Formaggella del Luinese.
LA CULTURA Si scrive Luino ma, per gli amanti della letteratura, si è sempre letto Piero Chiara. L’offerta culturale di questo territorio, però, non si limita ai luoghi che hanno accompagnato la vita della più celebre penna del Varesotto. C’è Palazzo Verbania, fresco di restauro, accanto ad edifici altrettanto monumentali come la Colonia elioterapica di Germignaga, costruita negli anni Trenta, o la Collegiata di Brezzo di Bedero, gioiello a pianta basilicale con tre navate che terminano con tre absidi e rispetta i canoni dello stile romanico con un campanile risalente alla fine del Cinquecento e inizio Seicento. Senza dimenticare l’Asilo Mariuccia o una realtà come il Civico museo Parisi Valle a Maccagno.
Nella vicina Valcuvia c’è poi Villa della Porta Bozzolo, patrimonio del Fai. Questo luogo, spiega la custode Simona Gasparini, rappresenta «lo spirito della Valle: è diventata un connettore del territorio, un luogo di incontro della valle e della promozione della cultura. Un posto meraviglioso, ma poco conosciuto».