#territorintour nel Luinese: la medicina delle tre “T” che fa bene al Confine

#territorintour nel Luinese: la medicina delle tre “T” che fa bene al Confine

#territorintour #luino #luinese – di Andrea Camurani (VareseNews) Un anello ideale di racconto fra Zenna e Indemini, dove si passa dal lago alla montagna in neanche mezzora. Chi ci vive, chi ci lavora fra sogni e possibilità

«La medicina della pianura è la montagna se si cura la montagna sta bene anche la pianura». E se per fare questo è necessario portare residenti nelle valli, allora sarà anche il lago a beneficiarne.

È una reazione a catena quella che si ascolta nella terza giornata di “territori in tour” stavolta appena fuori Luino, dove le relazioni sociali hanno le stesse maglie delle frazioni, sempre più rade perché c’è poca gente che la montagna la vive: abitare nelle valli può essere scelta di vita. Se è semplice necessità, deve avere un corollario di variabili per essere soddisfatta.  Certo una delle tre “T” che sta per “Talenti” e che identificano secondo lo studio “Scenari di futuro” di The European House - Ambrosetti l’attrattività di un territorio (le altre sono Tolleranza e Tecnologia) sembrano non mancare da queste parti.

O meglio esistono realtà che vivono con questi talenti che però faticano a collocarsi o ad essere trovati, come ha spiegato Giovanni Marazzini della Torcitura di Garabiolo: «Siamo un’azienda tessile nata qui poiché in passato c’era la necessità di produrre energia elettrica: ora questo non serve più ma è rimasto know how. Il nostro è un mercato di nicchia che dà da lavorare, qui nella zona, a 30 dipendenti. Oggi occorrono flessibilità e velocità legata all’innovazione tecnologica: dal 2000 è cambiato tutto. Ma il problema è la ricerca di personale specializzato, per il quale ci rivolgiamo alle scuole professionali».

Ma tornando sul crinale della montagna, non è solo la questione della desertificazione del manifatturiero a farla da padrone, poiché la linea del Piave da queste parti riguarda la perdite demografica. Una sfida che il sindaco Fabio Passera vuole raccogliere, sfruttando le opportunità date dalla fusione di tre comuni da cui è nato Maccagno con pino e Veddasca.

Emblematico il caso al contrario di Flavio Carraro, classe 1991 che ha investito nell’azienda agricola Pian Dul Lares: «Ci si confronta con diverse difficoltà, ma alla fine quello che premia è il lavoro che si fa». Lavoro che qui si chiama Formaggella del Luinese, prodotto a pasta molle realizzato in Italia dal latte intero crudo di capra di razza Camosciata delle Alpi, Nera di Verzasca o Saanen, oltre ai relativi meticci.

È un formaggio a denominazione di origine protetta (DOP), e la sua produzione è gestita dal Consorzio Formaggella del Luinese: piace soprattutto per i palati dei milanesi.

Lavorare in valle è dura, ma l’entusiasmo che questo ragazzo ci sta mettendo è davvero alto e il suo progetto viene seguito da stagisti che ogni giorno lo aiutano a girare le forme di formaggio in stagionatura. Domai sapranno fare il formaggio forse guadagnarsi da vivere così. Un posto suggestivo, come la Forcora, dove un altro imprenditore, Simone Riva Berni ci ha creduto e ha aperto un anno e mezzo fa il ristorante Sciovia.Un posto dove in questo momento è davvero dura invece è l’altro versante della Valle, che da Armio guarda in faccia la piccola ma isolata Monteviasco, e più in basso i tetti di ardesia di Curiglia.

Moreno Tosi è uno dei tre ristoratori che ancora resistono aggrappati a un filo – quello della funivia ferma da mesi per una tragedia – e che stanno facendo di tutto per resistere, costosi viaggi in elicottero compresi per approvvigionarsi di cibo e provviste: «Se qualcosa non cambia, e in fretta, la stagione sarà davvero dura».

Un aiuto per rendere più attrattiva questa parte della provincia è certamente rappresentato da un percorso già tracciato ma non praticabile, la “Piero-Lozzo” che potrebbe legare i destini di queste minuscole ma bellissime frazioni.

«Finché avrò la possibilità, lotterò per far si che questa strada venga realizzata», ha difatti promesso il sindaco Fabio Passera, impegnandosi a dare seguito a quel tema nato durante la campagna elettorale ma che evidentemente non si è spento col voto.

Un impegno difficile che riguarda l’economia di un ente – la Provincia – sempre più all’osso e un difficile contesto idrogeologico, con versanti deboli. Ma il parlarne può servire a trovare soluzioni e a riaccendere la speranza di sollevare un’economia che da queste parti vive con turisti stanziali e seconde case soprattutto di tedeschi, ma che guarda anche ad una perenne risorsa: la Svizzera.

Il valico di Indemini, dopo l’estesa processione di frazioni che si dipanano dal fondovalle si apre in una strada di straordinaria bellezza che se solo potesse raggiungere anche l’altro versante porterebbe sicuro interesse turistico.

Già, la Svizzera. È il paese a cui guardano da sempre i commercianti luinesi che con le parole del presidente di Ascom Franco Vitella auspicano l’introduzione di una Zes, la “zona economica speciale” una regione geografica dotata di una legislazione economica differente dalla legislazione in atto nella nazione di appartenenza.

Sulla china di questo ragionamento, ma dal lato squisitamente legato ai settori produttivi, una soluzione che parta dall’area di confine come zona cuscinetto a regime agevolato è quella del progetto “Aree di Confine”.

Si tratta della proposta di legge “Istituzione di un regime fiscale incentivante per i lavoratori residenti nelle aree di confine e dipendenti da imprese aventi sede nelle medesime aree”, un provvedimento fortemente caldeggiato da Confartigianato Imprese Varese e partito dall'esigenza di una quindicina di imprese che operano proprio nell’area a ridosso col confine con la Svizzera.

L’elevato cuneo fiscale italiano comporta infatti spesso la fuga oltreconfine di molte delle professionalità attive nelle imprese locali attratte dagli stipendi più alti offerti dal Canton Ticino. Di qui la definizione di un progetto di legge finalizzato ad aumentare il netto in busta a favore dei lavoratori che scelgano di rimanere nelle imprese italiane con sede entro i 20 chilometri dal confine con la Confederazione Elvetica. Lo scorso 22 maggio la proposta di legge è stata ufficialmente assegnata alla VI Commissione Finanze della Camera dei deputati.