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Italia quinta nell'Ocse con cuneo fiscale al 45,9%: ancora troppo alto. La Svizzera è al 23%

Italia quinta nell'Ocse con cuneo fiscale al 45,9%: ancora troppo alto. La Svizzera è al 23%

Da sempre il taglio al cuneo fiscale è il tormentone della politica italiana, ma come tagliare, dove trovare le risorse e soprattutto quante lasciarne nelle tasche dei lavoratori è un cruccio di difficile, se non complessa, soluzione. In questi ultimi anni ci hanno provato tutti gli esecutivi: Monti, Letta, Renzi, Conte e Draghi. Eppure, nel 2013 le tasse incidevano sul costo del lavoro per il 47,84% e solo nel 2022 – dieci anni dopo - si è arrivati al 45,9%: per ogni 100 euro pagati dall’azienda per il dipendente, poco meno di 46 euro se ne vanno in tasse e contributi. Lo dicono i dati del rapporto Ocse sul Taxing Wages relativo al 2022: il nostro Paese continua ad occupare la quinta posizione – troppo alte le tasse - tra i 38 Paesi che fanno parte dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
Per il taglio del cuneo fiscale, il governo Meloni ha stanziato attraverso il Def tre miliardi di euro: una somma che andrà a sommarsi a quella già decisa dalla recente legge di bilancio. Un nuovo intervento, già annunciato, vuole portare a 4 punti la riduzione del peso dei contributi previdenziali che gravano sui soli lavoratori.

IL RISPARMIO IN BUSTA PAGA
L’ultima manovra ha predisposto un taglio dei contributi previdenziali, per il 2023, del 3% per i redditi fino a 25mila euro e del 2% per quelli fino a 35mila.  Ad oggi, è stato calcolato un risparmio di 41,15 euro mensili (493,85 euro in un anno) per i redditi fino a 25mila euro lordi. L’aumento in busta paga per i redditi tra 27.500 euro e 35mila euro si aggira, invece, sui 30 euro (360-390 euro in un anno).

L’ITALIA E IL CUNEO FISCALE: TASSE ALTE, BASSA PRODUTTIVITA’
Nonostante i tentativi di taglio, il nostro Paese continua ad occupare la quinta posizione tra i 38 Paesi dell’Ocse per l’incidenza di tasse e contributi sociali sul costo del lavoro: siamo al 45,9% per un lavoratore single senza figli. A pagare ancora più tasse rispetto agli italiani - qui sotto la tabella dal Sole 24 Ore - sono i belgi (53%), i tedeschi (47,8%), i francesi (47%) e gli austriaci (46,8%). Ma in questi casi si ha anche una produttività maggiore.
Il 45,9% risulta dalla somma del 15,3% delle tasse sul reddito (media Ocse al 13%), del 6,6% dei contributi a carico del lavoratore (media Ocse all’8,2%) e del 24% dei contributi a carico del datore di lavoro (media Ocse al 13,4%). Quest’ultima è la terza aliquota più alta dell’Ocse.

Cuneo Fiscale

LE TASSE NON SONO UGUALI PER TUTTI
Le tasse colpiscono in modo diverso i diversi nuclei famigliari. Con l’aiuto del Sole 24 Ore facciamo chiarezza con alcuni esempi:

  • Lavoratore single senza figli: nel 2022 il cuneo fiscale era al 45,9% contro una media tra i 38 Paesi dell’Ocse del 34,6%. Nel 2021 la percentuale era al 45,4%: l’incremento è di 0,5 punti
  • Famiglia monoreddito con due figli: cuneo fiscale al 34,9% contro la media Ocse del 25,6%. L’Italia si colloca in sesta posizione per incidenza più alta tra i Paesi industrializzati (nel 2021 la percentuale era al 35,8%)
  • Famiglia con due lavoratori e due figli: la percentuale è al 37,4% (nel 2021 al 39,5%) contro la media Ocse del 29,4%. in questo caso l’Italia occupa la settima posizione

I SALARI DEGLI ITALIANI
Un single senza figli, nel 2022, ha ricevuto un salario lordo di 33.855 euro: tra i 38 Paesi dell’Ocse solo 8 hanno importi più bassi. Nonostante l’aumento del 5,7% registrato rispetto al 2021, ma con un’inflazione all’8,1%, il salario loro reale cala del 2,2%. Ad aumentare del 2,2%, invece, è l’imposta sul reddito per effetto della crescita delle retribuzioni. Questo, però, non è un problema solo italiano perché il trend inflazionistico ha portato ad un calo dei salari reali in 35 Paesi sui 38. Infine, i lavoratori single si sono trovati con un’aliquota fiscale media del 28,8% nel 2022 rispetto alla media Ocse del 24,6%. Facendo due calcoli, la retribuzione dei single italiani, al netto di imposte e benefit, è stata pari al 71,2% del salario lordo. La media Ocse è del 75,4%.

LA SVIZZERA AL 23,4%: SFIDA IMPARI
L’urgenza di intervenire sul taglio del cuneo fiscale pone nuovamente al centro dell’attenzione il dumping salariale subito dalle imprese italiane che operano a pochi chilometri dalla Svizzera. Qui, la tassazione sul lavoro è del 23,4%, 28esimo posto nella classifica dell’Ocse, e permette di assicurare ai lavoratori che superano il valico di ottenere salari in media più alti anche di mille euro rispetto a quelli italiani. Un problema sul quale Confartigianato Imprese Varese era intervenuto nel 2018 con la proposta di legge “Aree di Confine”. Ripresa nelle sue finalità dalla “forma di defiscalizzazione per i lavoratori dipendenti delle imprese di confine, per dare l’opportunità di scegliere se andare in Svizzera o lavorare in Italia” lanciata poco tempo fa dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.