La crescita è debole: è questa l’estrema sintesi dell’andamento congiunturale dell’autunno 2024 che rischia di far perdere quello slancio che l’economia italiana ha mantenuto in questi ultimi anni superando, addirittura, le performance di Francia e Germania. E questo nonostante le guerre, lo shock energetico, l’aumento dei tassi di interesse e la caduta del commercio internazionale. Lo dicono le elaborazioni di Confartigianato sulla base dei dati Banca d’Italia, Bce, Commissione europea, Eurostat, Istat, Mef, Unioncamere-Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Upb.
Come già anticipato QUI, il contesto internazionale indebolisce la nostra economica e causa una crisi che colpisce, con particolare gravità, i settori della moda e della meccanica. Così, ad ottobre il clima di fiducia delle imprese è ulteriormente diminuito, portandosi su un livello minimo da aprile 2021.
LE PREVISIONI PER IL 2025
Nel prossimo anno, dopo una lunga fase espansiva, l’Edilizia rischia di indebolirsi: nel 2025, in Italia, gli investimenti nelle costruzioni potrebbero calare del 3,8%. Un altro colpo per la nostra economia e, per di più, in un settore che negli ultimi tempi si è dimostrato un player importante: nell’estate 2024, infatti, l’Edilizia era aumentata dello 0,3% rispetto al trimestre luglio-settembre 2023.
L’intervento sulle detrazioni edilizie contenuto nel disegno di legge di bilancio frena l’attività di ristrutturazione delle abitazioni, allontanando l’Italia dal raggiungimento degli ambiziosi obiettivi previsti dalla direttiva green degli edifici.
TIENE LA SPESA PER I SERVIZI
I consumi di beni (-0,3%) e le vendite al dettaglio (-0,7%) sono in flessione, ma le spese delle famiglie – nel secondo trimestre del 2024 – aumentano dello 0,3%. A sostenere questa dinamica è l’aumento dell’1,1% della spesa per i servizi. Peggiora la fiducia dei consumatori e il turismo non conferma la crescita dello scorso anno con un ristagno delle presenze turistiche.
BENE IL MERCATO DEL LAVORO, MA LA MANODOPERA E’ ANCORA UN PROBLEMA
La domanda interna è sostenuta da un buon andamento del mercato del lavoro, che a settembre 2024 registra un aumento di 301mila occupati in un anno (+1,3%, sostenuto dall’aumento di 331mila dipendenti permanenti, pari al +2,1%), pur segnando, dopo tre mesi di crescita, un calo su base mensile del numero di occupati. Rimane elevata la carenza di manodopera, in particolare di quella maggiormente qualificata: a novembre 2024 risulta di difficile reperimento il 47,9% delle entrate previste dalle imprese, quota che sale al 60,1% per gli operai specializzati e conduttori di impianti e macchine.
IL COSTO DEL CREDITO RIDUCE GLI INVESTIMENTI
E’ un tema forte, e ancora attuale, quello dell’aumento del costo del credito causato dalla stretta monetaria della Bce. Il costo del credito per le imprese italiane, nel mese di settembre 2024, è salito di 337 punti base rispetto al giungo 2022: 40 punti in più rispetto ai 297 punti in più registrati in Eurozona. Si tratta dell’aumento più consistente tra i maggiori paesi europei. A settembre 2024 i prestiti alle imprese sono diminuiti del 2,4%, mentre la dinamica degli investimenti delle imprese dal primo trimestre del 2024 è entrata in territorio negativo e nel secondo trimestre dell’anno segna un calo del 2,3% su base annua.
LA CONGIUNTURA E LE SCELTE DELLA BCE
La BCE ha avviato un percorso di allentamento delle condizioni monetarie che, però, dipendendo dalla congiuntura rimane ancora incerto nella sua intensità. La crescita “zero virgola” dell’economia dell’Eurozona rende auspicabile, fin dalla prossima riunione del Consiglio della BCE del 12 dicembre, un deciso taglio dei tassi di cinquanta punti base.
ANCORA TROPPO ELEVATI I COSTI PER ELETTRICITA’ E GAS
I prezzi di elettricità e gas sono ancora, e di molto, al di sopra dei livelli del 2021. Il conflitto in Medio Oriente mantiene una elevata volatilità dei prezzi delle commodities energetiche.
SI FA SEMPRE PIU’ URGENTE RIDURRE IL CARICO FISCALE
Il percorso di miglioramento dei conti pubblici delineato dal Piano strutturale di bilancio 2025-2029 limita all’1,5% il tasso annuo di crescita della spesa primaria netta. Tale vincolo – introdotto dalla riforma del Patto di stabilità e crescita – in presenza di una maggiore rigidità delle uscite per previdenza, sanità e lavoro pubblico potrebbe spiazzare la spesa pubblica per gli investimenti, per gli interventi a sostegno delle attività economiche e per la difesa del territorio, questi ultimi resi sempre più necessari per contrastare gli effetti del cambiamento climatico. Sono opportuni gli interventi di riduzione della pressione fiscale, a fronte di un carico fiscale che in Italia nel 2024 rimane più alto di 1,7 punti di PIL rispetto alla media dell’Eurozona. L’indebolimento di una spinta fiscale espansiva può derivare anche dai ritardi nello stato di avanzamento delle opere previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), che a inizio ottobre 2024 registra una spesa complessivamente sostenuta di 53,5 miliardi di euro, pari al 27,5% del totale delle risorse finanziarie del Piano (194,4 miliardi).