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Bilancio sociale 2021-2022: la fiducia delle imprese, le risposte per il futuro

Bilancio sociale 2021-2022: la fiducia delle imprese, le risposte per il futuro
Bilancio Sociale

Pubblichiamo il documento che ripercorre il secondo anno Covid, fotografa la geografia del Gruppo Confartigianato Artser e propone i sette fattori per lo sviluppo. La sintesi nelle parole del direttore generale Mauro Colombo: «Competenze e servizi per aiutare le aziende e favorire la crescita dell'economia e del territorio

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La funzione di Confartigianato Varese e delle aziende che ne compongono il Gruppo è quella di aiutare le aziende a dotarsi di strumenti, risorse, servizi e conoscenze in grado di aumentare la consapevolezza nella gestione del business su mercati in costante e rapido cambiamento.

Il Gruppo si prefigge l’obiettivo di integrare, con competenze e servizi, quello che occorre alle imprese per affrontare il contesto economico nel quale operano, per decidere come investire, per relazionarsi con i clienti, per comprendere le sfide del futuro, per cogliere i cambiamenti tecnologici e sociali in corso.

Mi immagino il nostro Gruppo come la tessera del puzzle che manca all’interno delle realtà imprenditoriali che affianchiamo quotidianamente.

Ci prefiggiamo uno scopo chiaro, che non è solo quello di soddisfare le esigenze dell’imprenditore, ma è soprattutto la creazione di un valore aggiunto e di un vantaggio concreto, e questo perché la mission che ci è stata affidata è dare le migliori e più adeguate risposte alle imprese, di qualsiasi dimensioni e tipologia esse siano.

Una mission importante, che non riceviamo da una singola proprietà, ma da quella moltitudine di proprietà rappresentata da tutte le aziende che compongono il sistema Confartigianato Varese. Siamo un Gruppo che svolge una duplice attività: sindacale e di rappresentanza da un lato, e di servizio dall’altro. E questo duplice mandato ci viene riconosciuto direttamente dalla comunità di imprese che costituiscono il perno della nostra realtà.

Gli imprenditori, nell’aderire alla nostra associazione o nel chiederci un servizio, ci attribuiscono un riconoscimento che rappresenta la nostra forza e la spinta alla nostra continua evoluzione. Non siamo un soggetto istituzionale, siamo una realtà che ogni giorno rinnova il suo patto di fiducia con le imprese che, versando la loro quota, legittimano la nostra funzione di accompagnamento e supporto. Ed è questo patto di fiducia, al quale attribuiamo grandissimo valore, che ci rende ciò che siamo e che legittima la nostra assistenza derivante dalla richiesta delle aziende di essere accompagnate, supportate e sostenute.

LA FIDUCIA DELLE IMPRESE

Questo documento, il bilancio sociale – giunto ormai alla sua undicesima edizione – è la restituzione, in termini di risultati, di quello che la fiducia delle imprese ci consente di fare ogni giorno e ogni anno.

Per ciò, lo ribadisco, la nostra mission è fornire concretamente e in maniera professionale e con l’approccio più professionale possibile, risposte solide, concrete ed efficaci alle aziende, con una particolarità: la presenza, nel corpo del Gruppo, di competenze diffuse, trasversali e complementari, e quindi, della capacità di offrire una visione ampia e complessa, di scegliere ciò che è meglio non per l’immediato, ma per il futuro del nostro tessuto economico.

Lo dico con orgoglio: non amiamo, e non utilizziamo, scorciatoie. Spesso non proponiamo le soluzioni più semplici e convenienti, perché non è questo il motivo per il quale le aziende ripongono in noi fiducia. Non pensiamo al solo presente, ma al futuro, proponendo alle imprese ciò che garantirà loro sviluppo, crescita, innovazione e spinta sui mercati.

Lasciatemi definire questo approccio il principio del “chi più spende meno spende”.

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Nessuna forma di illegalità, nessuna scorciatoia. Nessuna deroga sulla sicurezza. Questo è il gruppo Confartigianato, questa è la sua essenza, la sua deontologia, la sua identità. E questo è il modo attraverso il quale sappiamo di poter accompagnare il tessuto economico a dotarsi di strumenti e competenze necessarie per essere competitivo nel tempo, per far sì che la capacità di stare sul mercato sia la più longeva possibile in un mondo dove tutto è diventato imprevedibile, estremamente variabile e incerto, al punto da dover periodicamente riorientare scelte e investimenti.

Un solo esempio: l’impegno che, anche una piccola azienda, deve riporre nel rigenerare un prodotto per adeguarsi a richieste che cambiano in continuazione deve poggiare su basi organizzative e gestionali in ordine e adeguatamente strutturate, perché – nel momento in cui l’imprenditore assume la decisione di cambiare – deve possedere tutti i presupposti affinché possa farlo nel migliore dei modi.

Ho forte convinzione in questo assioma.

Perciò questa è la visione generale che decliniamo a seconda della tipologia di azienda, delle sue aspettative, dell’attitudine dell’imprenditore a cogliere le occasioni. Abbiamo maturato questo approccio e il know how necessario per attuarlo cambiando e crescendo, anche in termini di competenze, al punto da poter operare oggi anche al di fuori dell’ambito artigiano, di cui pure preserviamo e testimoniamo il valore. Un valore intrinseco nel modo stesso di fare impresa e nella capacità di gestire clienti e fornitori personalizzando il rapporto perché essenza stessa dell’azienda artigiana è il valore attribuito al valore della persona e alla qualità del prodotto, anche a dispetto del mero guadagno.

UN TEAM DI COMPETENZE

La nostra visione è chiara, e sempre più lo è diventata con il passare degli anni e nell’individuare i processi geopolitici ed economici che sottendono il cambiamento che insieme abbiamo affrontato acquisendo competenze e professionalità provenienti da mondi e contesti diversi e costituendo un team esteso e numeroso di professionisti (consulenti del lavoro, commercialisti, ingegneri della sicurezza, export specialist e innovation manager, formatori e avvocati, solo per citarne alcuni) oggi in grado di offrire il massimo della specializzazione alle imprese.

Contestualmente alle figure interne alla struttura è stato sempre chiesto di coltivare capacità tecniche e professionali in grado di elevare il proprio livello qualitativo e le proprie skills.

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Se oggi la nostra organizzazione è riconoscibile e poggia su questi valori è perché ci sono persone che fisicamente li testimoniano e li incarnano. Se così non fosse, e non fosse stato nell’arco degli anni, non avremmo potuto concretizzare la mission del gruppo, che è – tra le altre cose – determinare, con il contributo con le nostre figure interne, offrire un notevole salto qualitativo al tessuto imprenditoriale ed economico della nostra provincia, di quelle limitrofe e, potenzialmente, di tutti i territori alla ricerca di una visione orientata al futuro.

Il Gruppo Confartigianato non è, quindi, un’istituzione, non è un “soggetto” dotato di consapevolezza organizzativa, ma è uno spazio al cui interno ci sono persone che, attraverso la reciproca collaborazione ed una relazione coordinata e ordinata, acquisiscono la fiducia dalle aziende e se ne fanno carico per produrre risposte all’altezza della fiducia attribuita.

Il Gruppo, lo dico con soddisfazione, è una comunità, una comunità importante, solida, in crescita e di grande efficacia. L’associazione, senza tutto ciò, non sarebbe altro che uno spazio, delle mura, qualcosa di puramente autoreferenziale. 

Non è così. Il principio che ci guida è diametralmente diverso.

L'EQUILIBRIO DELLE PROFESSIONALITÀ

Si pensi a quanto spesso nel nostro Paese si parla delle istituzioni come fossero soggetto. Un’abitudine che considero errata perché confonde l’ordine delle priorità. Diventa, infatti, più importante il luogo fisico delle persone che lo rendono speciale, al punto da arrivare talvolta a sacrificarle pur di salvaguardare lo spazio fisico.

Ritengo che in qualunque comunità e organizzazione si debba creare un adeguato equilibrio tra le componenti con storia professionale più recente e quelle con maggiore storicità affinché, insieme, possano generare il vero punto di equilibro del Gruppo: dare continuità ai processi di cambiamento all’interno. Se questo flusso si dovesse interrompere finiremmo per non avere capacità di rigenerarci e di proporre soluzioni nuove che nascono dall’esperienza e dalla novità. Non serve essere solo nuovi e solo resilienti. Serve combinare, con sapienza, i due valori.

L’incontro e il confronto tra generazioni ed esperienze in ambiti diversi generano evoluzione, sviluppo e innovazione. Siamo in un Paese a bassa natalità, con i giovani ormai diventati minoranza. E questo spiega perché l’Italia ha congelato ogni riforma di tipo culturale. La necessità di tutelare gli interessi dei resistenti e dei resilienti ostacola il rinnovamento e l’innovazione.

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È questa riflessione che ci ha guidati in questi anni, per muovere il Gruppo in un contesto completamente divergente poiché, per facilitare il cambiamento, dobbiamo sempre più poter contare su questa componente di innovazione e sull’incontro/confronto tra generazioni ed esperienze diverse.

Il mio desiderio è che nel prossimo anno arrivino da noi persone con competenze ed esperienze che ancora ci mancano così da integrare un panel di professionalità in costante evoluzione. Fondamentale sarà poi l’integrazione con i professionisti con più anni di anzianità professionale all’interno del nostro gruppo, che possono essere da un lato un fattore di resistenza al cambiamento oppure, cosa più difficile, un fattore di cambiamento, offrendo aiuto e sostegno ai nuovi arrivati.

Le figure con maggiore anzianità sono fondamentali per preservare la memoria e dare, con la loro testimonianza, supporto nel prendere le decisioni migliori. Si cambia ruolo e si cambia modo di lavorare, e questo è segno di grande responsabilità e capacità di comprensione dell’evoluzione del contesto. L’unica cosa che non deve accadere è rimanere nel Gruppo senza motivazione o visione oppure starci comportandosi come se i nuovi arrivati fossero eterni apprendisti. Perché questo, come nel Paese, congela il Gruppo.

Bene allora accogliere il cambiamento di ruolo per assicurare una novità nella continuità.

LA MANCANZA DI RICAMBIO 

Questa riflessione ben collima con quanto, negli anni, ha permesso la continuità di tante aziende, all’interno delle quali è stato garantito un mix tra fondatori e nuove generazioni, che hanno agito non solo pensando al business ma per generare quello che, lo ribadisco, deve essere un processo che porta novità nella continuità. Di contro, muoiono le imprese all’interno delle quali manca il ricambio.

Fin qui un pezzetto della nostra mission, che combino ad un altro: la sprovincializzazione. Non ho in mente di disconoscere la territorialità ma penso alle diversità territoriali come a un valore. Ormai sono poche le persone che operano in un ambito territoriale ristretto. Noi, per vocazione, facciamo l’interesse delle imprese sul territorio, senza che questo termine venga interpretato in termini restrittivi. Noi siamo dove sono le imprese e le imprese sono ovunque. Già oggi ci siamo allargati da Varese alla provincia di Varese fino all’alto Milanese ma la necessità di affiancare gli imprenditori ci impone e ci porta a considerare le diversità di ogni territorio, senza omologare.

Il fine ultimo è sempre e comunque generare ricchezza sul territorio: abbiamo a cuore il fatto che sui territori ci siano condizioni di ricchezza, benessere, opportunità, intergenerazionalità.

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Abbiamo compiuto le scelte sin qui descritte a fronte di cambiamenti forti e importanti: negli anni abbiamo contato su una relativa stabilità, che oggi non c’è più. Ormai occorrono decisioni veloci e competenze per affrontare il cambiamento. Le aziende devono dotarsi di un’autonomia economica e finanziaria.

Sostenerle nel mettere in ordine tutti gli aspetti della loro realtà deriva proprio dalla consapevolezza che il momento della decisione, e del cambiamento anche difficile, potrebbe arrivare all’improvviso.

PROSSIMITÀ FISICA E DIGITALE

Si pensi solo a chi ha investito sulle energie alternative del passato, e oggi ha un paracadute fondamentale per fronteggiare la scalata dei costi energetici. Lo stesso vale per chi ha investito in comunicazione, che oggi può arrivare a nuovi clienti o attirare talenti al proprio interno, perché ha progetti di innovazione da avviare. A volte bisogna avere il coraggio di fare scelte senza avere davanti le esatte coordinate sulle quali bisognerà agire, ma con la consapevolezza che, prima o poi, qualcosa accadrà. Cosa, non sempre è possibile saperlo. Per questo il nostro ruolo è anche quello di essere uno stimolo culturale.

L’ultimo fattore che ritengo rilevante per declinare le caratteristiche del gruppo è la combinazione tra prossimità fisica e strumenti digitali per l’assistenza a distanza che, talvolta, sono in grado di incrementare l’efficienza del servizio.

Non mi riferisco solo all’introduzione di dispositivi elettronici, ma alla progettazione di servizi così da renderli più efficaci e meno costosi. Per noi il progetto di digitalizzazione è un cambiamento radicale e uno strumento di relazionarci tra noi e le imprese, al fine di facilitare la conoscenza reciproca e, in futuro, portare la dimensione qualitativa e quantitativa delle aziende anche sullo spazio digitale.

Chiudo con il concetto, fondamentale, di comunità. Oggi la rappresentanza che genera consenso non è più solo nella relazione sindacale con le istituzioni ma tende a verificare la bontà dei suoi contenuti nel quadro di una dimensione più ampia che è, appunto, quello della comunità di imprese, in grado di dare voce a ciascuna nel senso più esteso ed efficace.

Mauro Colombo

Direttore generale Confartigianato Imprese Varese
Amministratore delegato Artser e Sml Service Consulting

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