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Ritardi di pagamento: sondaggio dell'Ue. Così le Pmi possono incidere davvero

Ritardi di pagamento: sondaggio dell'Ue. Così le Pmi possono incidere davvero

Per noi la puntualità dei pagamenti non è un dettaglio amministrativo: è liquidità che resta in azienda, investimenti che partono, salari che crescono e filiere che reggono gli urti. Da anni lo diciamo con inchieste, survey e casi reali raccolti su Imprese e Territorio: quando i termini saltano, il costo finanziario si sposta sui più piccoli, la qualità si abbassa e l’innovazione rallenta.
Per questo abbiamo fatto della puntualità una battaglia di sistema: informazione chiara alle imprese, assistenza operativa, dialogo con istituzioni e grandi committenti. Oggi chiediamo alle Pmi di fare un passo in più: portare la propria esperienza dentro il processo europeo, così che le regole future siano semplici, applicabili e davvero tutelanti. È il momento di trasformare un problema di abitudine in vantaggio competitivo per chi rispetta i patti.

Oggi Bruxelles rimette il tema al centro. Dopo la proposta della Commissione di trasformare la direttiva del 2011 in Regolamento con termine massimo di 30 giorni e con interessi/indennizzi automatici in caso di ritardo, il negoziato tra Governi si è inceppato. Per riattivare il confronto su basi solide, la Commissione apre una survey dedicata alle micro, piccole e medie imprese: poche domande, orientate a misurare pratica quotidiana e impatto economico.


COMPILA QUI IL QUESTIONARIO

Che cosa chiede la survey

La consultazione mira a capire dove e perché si formano i ritardi (rapporti B2B e PA→impresa), quali termini di pagamento vengono praticati, quanto pesa il ritardo su costi finanziari, pianificazione e occupazione, e quali strumenti sarebbero davvero efficaci: limiti certi, automatismi di tutela, enforcement. Per le Pmi è l’occasione di portare numeri e casi concreti dentro il fascicolo europeo. Mercato Interno e Pmi.

Perché vale il tempo di compilarla

  • Perché i ritardi non sono un fatto “inevitabile”: dove le regole sono semplici, chiare e applicate, i comportamenti opportunistici si riducono.

  • Perché una base dati europea aiuta a difendere chi rispetta i termini e a penalizzare chi usa i ritardi come leva finanziaria.

  • Perché il dibattito sul limite a 30 giorni ha bisogno di evidenze dal campo, non solo di principi. impreseterritorio.org+1DB

Come partecipare (in pratica)

  • Apri il questionario della Commissione (SME Panel).

  • Seleziona la lingua italiana dal menù a tendina.

  • Indica con precisione: tempi medi di incasso, prassi dei principali clienti, impatto su fidi/interessi, effetti su investimenti e personale.

    Scadenza: 25 settembre 2025.

Il Parlamento europeo ha sostenuto il limite dei 30 giorni; in Consiglio permangono perplessità di alcuni Stati e di parte dell’industria. Proprio per questo la voce delle Pmi è decisiva

Box di servizio (cosa preparare prima di cliccare “Invia”)

  • Indicatori interni: giorni medi di incasso (DSO) per cliente/settore; percentuale di fatture oltre i termini; numero di solleciti.

  • Effetti finanziari: maggiori interessi pagati, uso del fido, eventuali costi di factoring/insurance.

  • Casi concreti (senza dati sensibili): esempi di clausole “allungatermini”, pagamenti parziali, “pay when paid”.

  • Rapporti con la Pa: tempi reali rispetto ai 30 giorni.

  • Proposte: quale combinazione di limite, interessi automatici e sanzioni/enforcement ritenete più efficace.