Sono più di 700mila le imprese italiane più esposte alla concorrenza sleale ad opera di un milione di operatori abusivi che si spacciano per imprenditori.
Non solo nei settori dell’acconciatura e dell’estetica (qui il lockdown del 2020 e la chiusura nelle aree rosse del 2021 hanno portato ad una intensificazione del fenomeno) ma anche nell’edilizia, nell’autoriparazione, nell’impiantistica, nella riparazione di beni personali e per la casa, nel trasporto taxi, la cura del verde, la comunicazione e i traslochi. Attività nelle quali l’infiltrazione abusiva interessa 587.523 imprese artigiane. Un fenomeno che va oltre la semplice preoccupazione, perché il 14% dei soggetti che svolgono attività indipendente è irregolare; quota che è aumentata di 0,6 punti percentuali rispetto al 2011.
Da questi presupposti prende il via la campagna nazionale di informazione contro l’abusivismo lanciata da Confartigianato: “Occhio ai furbi! Mettetevi solo in buone mani!”.
L’obiettivo è quello di mettere in guardia i consumatori dal rischio di cadere nelle mani di operatori improvvisati, valorizzare qualità, rispetto delle norme, convenienza e sicurezza del lavoro dei veri artigiani e richiamare le Autorità ad un’azione di controllo, repressione e contrasto all’evasione fiscale e contributiva.
Ci sono tutte le ragioni per farlo, perché Nell’arco di vent’anni la pressione del lavoro indipendente non regolare è addirittura salita: era il 14% nel 1999 mentre, in parallelo, la quota di lavoro irregolare dipendente è scesa di due punti percentuali, passando dal 17,1% del 1999 al 15,1% del 2019. Forte la presenza degli abusivi nei servizi (16%), nelle costruzioni (12,6%) e nel manifatturiero (10,1%). prendendo in considerazione le aree geografiche del nostro Paese, è al Nord che si annida il maggior numero di abusivi che si fingono imprenditori. La classifica regionale vede in testa la Lombardia dove l’economia sommersa ne “arruola” 130.800; 47.400 solo a Milano.