News

Passaggio generazionale: i giovani hanno fame di novità. E l'impresa ha una marcia in più

Passaggio generazionale: i giovani hanno fame di novità. E l'impresa ha una marcia in più

John Steinbeck, scrittore americano, diceva che “la generazione più giovane è la freccia, la più vecchia è l’arco”. Nel passaggio generazionale accade lo stesso. E non solo nei primi anni di consegne dal fondatore dell’azienda ai figli. Giovani che, dopo tanti anni spesi nella costruzione della continuità aziendale, vorrebbero essere nello stesso tempo arco e freccia. La voglia di decidere, e di dimostrare ciò che si sa fare, è il motore dell’impresa.

Confartigianato Varese ne ha parlato in occasione di un incontro/confronto con alcune aziende che stanno compiendo la “staffetta” da padre a figlio con determinazione, idee nuove, progetti coraggiosi e, a volte, un po' di fatica: Tecnomatic Varese Srl, Torneria Automatica Ribolzi Sas, Peroni Ruggero Srl, Alba Srl, Bollini Srl, Ratti Luino Srl, Flenghi Divise Di Flenghi Gianfranco & C. Snc, Ferro Pietro & C.
Al loro fianco alcuni professionisti che di questo “passaggio” conoscono bene le dinamiche e le sanno leggere: Umberto Rega (Responsabile Formazione Artser), Fabrizio Ruspi (Commercialista – Servizio Fiscale Artser), Giovanni Marra (avvocato), Antonio Belloni (Consulente aziendale).

Il passaggio generazionale è un processo che si deve valutare nel medio periodo: ci sono imprese che lo completeranno nei prossimi 3-5 anni con il passaggio completo di funzioni e responsabilità. Da parte di tutti i giovani imprenditori coinvolti, c’è la consapevolezza che non è cosa facile: l’accentramento di compiti e ruoli nelle sole mani del titolare è un “ostacolo” comune che si appiana nel tempo e se ne esce facendo leva su tre comportamenti chiave che permettono di arrivare ad un punto nel quale i confronti superano gli scontri:
 

  • Forzando la mano. Il rapporto con la vecchia generazione dev’essere chiaro, diretto e portare ad un’accettazione del giovane che entra in azienda. Anche perché “i figli sono più simili ai loro tempi che ai loro padri”: si impara da loro, ma sono i giovani che sanno intercettare i cambiamenti in corso. Cambiamenti necessari per crescere come imprenditori e come impresa. I figli della “globalizzazione e di Amazon”, come hanno suggerito alcune aziende presenti all’incontro, confermano che anche i clienti, storici o meno, guardano con favore al cambio di guardia perché avvertono una sorta di tranquillità e sicurezza nel rapporto. Forzare la mano significa “rubare il lavoro” anche dal proprio padre: si osserva, si ascolta, si impara.
     
  • Ricavandosi uno spazio nel quale far risaltare le proprie capacità. Il passaggio generazionale non deve essere considerato al pari di un “cambio di pelle” dell’azienda, ma uno strumento che plasma le competenze di tutti e che riguarda gli stessi collaboratori. Insomma, non è solo un “affare di famiglia”. Si deve costruire qualcosa insieme se si vogliono condividere gli stessi problemi. E la crescita deve avvenire non solo dal punto di vista tecnico (imparare il mestiere) ma anche emotivo: la vecchia generazione deve accorgersi di questa maturazione per potersi fidare delle nuove leve.
     
  • Acquisendo nuove competenze. Si abbina alla conquista dei propri spazi: alcuni giovani, in azienda, hanno aperto le porte del loro business a nuovi mercati esteri, altri hanno coltivato rapporti più ampi con le multinazionali con le quali già lavorano, altri ancora hanno puntato su Industria 4.0. C’è chi ha messo mano all’aspetto gestionale (risorse umane), chi ha aperto un nuovo ramo d’azienda (per ampliare il giro d’affari di quello originario), chi punta a strategie organizzative che possa migliorare il lavoro ma “senza dover sacrificare la propria vita al lavoro”.

MA I CONSIGLI DEI PADRI CONTANO SEMPRE. E NIENTE MANAGER IN AZIENDA
La collaborazione tra vecchie e nuove generazioni, seppur a volte “spinosa”, porta sempre alla crescita dell’impresa: i padri hanno grande esperienza e conoscenze, quindi a loro ci si rivolge per avere il consiglio giusto, per affrontare una situazione ancora difficile per un giovane, per ottenere quella parola che incoraggia e sprona. E facilita la soluzione dei problemi. Perché i giovani ammettono che “senza mio padre avrei commesso tanti errori e il rispetto del genitore bisogna guadagnarselo”. Il punto delicato è uno solo: “Quando sei giovane non capisci ancora cosa vuol dire essere imprenditore. Non hai la necessaria lungimiranza che ti permette di scegliere e decidere non solo in base alle tue competenze ma anche a quelle esperienze che non hai ancora fatto”. Ed è forse anche per questo che gli imprenditori presenti all’incontro non porteranno mai un manager esterno in azienda: “Per accrescere le mie competenze mi affiderei a qualche consulente”.