L’impegno di Confartigianato sul fronte del taglio dei tassi da parte della Banca centrale europea non è nuovo. Le valutazioni della Confederazione sono sempre state positive quando Bruxelles ha dimostrato di voler dare una scossa alla ripresa del sistema imprenditoriale, ma non ha mai mancato di sottolineare quanto il taglio debba avere continuità nel tempo per agevolare le aziende nelle transizioni digitale ed ecologica: per raggiungere gli obiettivi del Green Deal e di RepowerEU servono 745 miliardi di euro di risorse pubbliche e private. Insomma, se da un lato è comprensibile l’atteggiamento prudente da parte della Bce, dall’altro Confartigianato chiede un po’ di coraggio di fronte al raffreddamento – ormai conclamato – dell’inflazione.
TROPPO ALTO IL COSTO DEL DENARO: BISOGNA RESTITUIRE FIDUCIA ALLE IMPRESE
E’ per questo che la Confederazione si augura che la Banca centrale europea, con la sua prudenza, «voglia solo evitare una possibile euforia speculativa. Infatti, bisogna restituire fiducia alle imprese perché il costo del denaro continua a rappresentare un vincolo per la ripresa». In effetti, è proprio sul costo del denaro per le imprese italiane che Confartigianato si è sempre concentrata: ad agosto 2024 il costo era pari al 5,20% e nei due anni di stretta monetaria le nostre aziende hanno visto salire gli oneri finanziari sui prestiti di 357 punti base, 39 punti in più dell’incremento di 318 punti registrato in Eurozona. Per le micro e piccole imprese, il caro-tassi si è tradotto in 8,9 miliardi di euro di maggiori oneri finanziari.
Ricordiamo che le politiche europee per contrastare l’inflazione hanno portato il tasso ufficiale dell’Eurozona da zero (giugno 2022) a 4,50% a fine settembre 2023, con dieci aumenti consecutivi.
IL COSTO DEL CREDITO: UN PO’ DI STORIA
La stretta monetaria ha mostrato un impatto più intenso sull’economia italiana: nel mese di maggio 2024, il costo del credito alle imprese era al 5,45%. Il più alto tra i principali paesi dell’Eurozona, il cui tasso medio si attesta a 5,10%. Rispetto a giugno 2022, nel nostro Paese il tasso era aumentato di 382 punti base: anche in questo caso si trattava della crescita maggiore tra i top 4 che superava anche quella media dell’Eurozona di 327 punti base.
CALANO PRESTITI E INVESTIMENTI
Nel primo trimestre del 2024 gli investimenti delle imprese erano scesi del 2,7% su base annua, mentre nel secondo trimestre la quota è al 2,3% dopo un 2023 in cui la propensione ad investire era scesa al 18,7% del valore aggiunto, oltre punto in meno del 19,9% dell’anno precedente. In parallelo, a calare sono anche i prestiti alle imprese: -3,4% su base annua contro un modesto aumento nell’Eurozona (+0,8%): in Italia il calo prosegue da oltre un anno, precisamente da febbraio 2023, mentre i prestiti alle imprese nell’Eurozona sono in crescita da dicembre 2023. Per le micro e piccole imprese il calo dei prestiti è più marcato: a marzo 2024 segna una flessione dell’8,1%.