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Serve chiarezza nei bonus edilizi ma anche nella formazione al lavoro: il 40% dei posti resta scoperto

Serve chiarezza nei bonus edilizi ma anche nella formazione al lavoro: il 40% dei posti resta scoperto

BONUS EDILIZI, RIAVVIO DIFFICILE. CONFARTIGIANATO: SERVE CHIAREZZA
«Il decreto per il contrasto alle frodi ha rivisto le regole sul Superbonus, così gli operatori che avevano sospeso le operazioni sui crediti fiscali si muovono in ordine sparso», si legge su La Repubblica. Poste Italiane e Cdp hanno l’intenzione di riattivare le piattaforme sulle detrazioni, ma non hanno ancora fissato una data. Credem prosegue con la sospensione degli acquisti di credito; Fineco ha invitato i promotori a concentrarsi sui clienti con un patrimonio in risparmio gestito di almeno 250mila euro. Insomma, le ultime novità inserite nel decreto prevedono «per la cessione del credito la possibilità di due ulteriori passaggi dopo il primo. I trasferimenti, però, devono avvenire tra intermediari iscritti all’albo previsto dal Testo unico bancario». Confartigianato chiede chiarezza. Perché la bozza dell’ultima misura «modifica l’articolo 28, quello che aveva inserito una sola cessione del credito, e lo va ad abrogare, rendendo così inapplicabili le novità. Secondo: tutte e tre le cessioni sono riservate agli intermediari iscritti agli albi, oppure solo le due successive alla prima? Quest’ultima lettura risolverebbe il 90% dei problemi, ma nel primo caso si impedirebbe al piccolo imprenditore di cedere il credito al rivenditore più grande: una soluzione che ha permesso di operare a molte Pmi». Infine, resta da chiarire la norma-Orlando, che limita i bonus alle sole imprese che applicano i Contratti nazionali dell’edilizia. Ancora Confartigianato: «Sarebbe opportuno inserire una richiesta di qualificazione delle imprese, perché grado di organizzazione e importo dei lavori siano parametrati».

LAVORO, ASSUNZIONI IN FRENATA: IL 40% DEI POSTI RESTA SCOPERTO

Occupazione

Si legge sul Sole 24 Ore che «per la prima volta dalla ripartenza economica iniziata in primavera dello scorso anno, il bollettino mensile Excelsior ha segnalato un rallentamento della domanda di lavoro: gli ingressi stimati dalle aziende hanno sfiorato quota 318mila, circa 140mila posizioni in meno rispetto al precedente mese di gennaio». Nei comparti della manifattura la flessione nell’occupazione è pari a -29,5%, ma la tendenza è ugualmente positiva rispetto ad un anno fa (+27,4%). Le costruzioni fanno -20,7%, ma anche qui la tendenza resta positiva (+16,7%) rispetto a febbraio 2021. Più accentuata la diminuzione dei contratti programmati dai servizi (-32,5% su base mensile) e in particolare nel commercio (-43,7% su gennaio). Insomma, frena la domanda di lavoro ma le imprese continuano a trovare difficoltà nel reperire quelle figure professionali adeguate alle proprie necessità. Nel mese di febbraio il mismatch tra domanda e offerta di lavoro ha raggiunto il 40,3%, con un balzo di 9 punti percentuali su febbraio 2021 quando la difficoltà di reperimento segnalata dalle imprese si attestava al 31,5%. Tra i tecnici e le discipline Stem, il mismatch arriva anche al 60% a seconda del profilo ricercato. Le entrate previste: l’industria ha in programma di attivare 110mila contratti di cui 36mila nelle costruzioni; il manifatturiero viaggia sulle 74mila; la meccanica 20mila; la metallurgia 17mila. Circa un terzo delle assunzioni è programmato da imprese del Nord Ovest.

SERVE UN SISTEMA DI FORMAZIONE TARATO SULLE ESIGENZE DELLE IMPRESE
L’elemento congiunturale influisce: l’incremento dei costi dell’energia elettrica e del gas e

Formazione

quelli delle materie prime fanno crollare il tasso di fiducia delle imprese nella ripresa. Ma ad influire maggiormente è l’aspetto strutturale: «Il mismatch tra domanda e offerta di lavoro non si è affrontato in tempi ordinari – scrive il Sole 24 Ore – ed ora, in questa fase straordinaria in cui consistenti investimenti sono allocati su alcune filiere, determina uno spostamento di competenze. Ed alcune sono a rischio di obsolescenza». In sintesi: si è realizzato un sistema formativo sganciato dalle esigenze del mondo produttivo. Occorre, invece, costruire sistemi di formazione tarati sui profili e sui numeri richiesti dalle imprese. Il problema sta nel passato, quando «negli anni la formazione si è spostata nei settori dove c’era minor costo, per profili a minor valore aggiunto, indipendentemente dalla domanda». Al ritardo accumulato finora, si somma un’esigenza nuova per la consistente mole di investimenti sul digitale, ai quali non corrisponde un’offerta adeguata di profili. Manca, a questo punto, un piano nazionale della formazione.