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Usa e Cina: sui due mercati, l’export delle Pmi italiane vale 23,2 miliardi di euro

Usa e Cina: sui due mercati, l’export delle Pmi italiane vale 23,2 miliardi di euro

La Cina sospenderà per un anno le restrizioni all’export su alcune terre rare, e acquisterà enormi quantità di soia dal Mid-West degli Stati Uniti, mentre gli Stati Uniti ridurranno i dazi sulle merci cinesi al 47%. Questi i punti fondamentali dell’incontro che si è tenuto in Corea del Sud tra Xi Jinping e Donald Trump. E che si farà sentire ovunque, Europa compresa.

AUMENTA L’EXPORT CINESE NELLA UE
I dazi americani, infatti, potranno intensificare il dirottamento della produzione cinese verso l’Unione europea. Mercato che già nei primi otto mesi del 2025 ha visto salire l’export del Dragone di un +9,4% e, in Italia, del +24,5%. Da un lato la forza della “fabbrica del mondo” e, dall’altro, la debolezza dell’export di casa nostra verso la Cina, sceso di un -11,1%. Al netto del farmaceutico, comparto che in questi ultimi anni ha riequilibrato la bilancia commerciale, la discesa arriva al 13,2%. Il Made in Italy si prepara al peggio, perché con i dazi trumpiani l’export verso gli Usa è già calato del 3%. Facendo due calcoli, Cina e Usa valgono per le nostre imprese 82 miliardi di esportazioni, il 12,9% dell’export totale.

IL VALORE DEL MADE IN ITALY IN USA E CINA: 23,2 MILIARDI DI EURO
La preoccupazione è il sentiment più registrato di questi ultimi mesi, soprattutto da parte delle piccole e medie imprese. I settori dell’alimentare, della moda, del legno, dei metalli, della gioielleria e dell’occhialeria mettono un punto in fondo alla frase, partendo da un dato sul quale hanno sempre scommesso: 23,2 miliardi di euro di export suddivisi tra Stati Uniti (17,7 miliardi) e Cina (5,5 miliardi).

L’EXPORT MANIFATTURIERO NEGLI STATI UNITI
Al netto del farmaceutico, sono quattro le regioni italiane che hanno aumentato il loro export verso gli Usa:

  • Lazio +27,3%
  • Trentino-Alto Adige +17,3%
  • Friuli-Venezia Giulia +12,9%
  • Lombardia +0,7%

Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Piemonte, invece, oscillano tra un -6% e un -12%.

L’EXPORT MANIFATTURIERO IN CINA
In un calo diffuso, sette province procedono in controtendenza:

  • Belluno +34,4%
  • Lecco +28,4%
  • Bergamo +18,8%
  • Treviso +16,3%
  • Alessandria +13%
  • Bologna +11,8%
  • Monza e Brianza +0,6%

USA E CINA NEL MERCATO MONDIALE DELL’ENERGIA
Nel 2025, i due Paesi insieme generano il 42,7% del Pil mondiale: il 26,1% gli Stati Uniti e il 16,6% la Cina. E sullo scacchiere mondiale, giocano un ruolo primario anche per quanto riguarda i mercati dell’energia. Infatti, sono proprio gli Usa ad usare fonti fossili e dazi per influenzare il quadro geopolitico.
A riguardo, va ricordato che l’accordo commerciale tra Stati Uniti ed Unione europea, che risale al mese di agosto, ha portato ad una vera e propria bolletta energetica a “stelle e strisce” perché prevede acquisti di 250 miliardi di dollari all’anno equivalenti a 221 miliardi di euro. Il conto per l’Italia si aggira sui 29,5 miliardi di euro. Le dimensioni dell’impegno di acquisto sono ampiamente superiori all’attuale domanda.
Inoltre, negli ultimi dodici mesi del 2025 l’Unione europea ha importato dagli Stati Uniti petrolio greggio e gas per 56,4 miliardi di euro. Per l’Italia, Paese che vede negli Usa il quarto fornitore di Oil& Gas subito dopo Algeria, Azerbaigian e Libia, il conto è di 5,2 miliardi di euro.