Clemente Sironi: «Il lino? Costoso ma sostenibile per natura. E dopo 130 anni siamo ancora qui»

Clemente Sironi: «Il lino? Costoso ma sostenibile per natura. E dopo 130 anni siamo ancora qui»

Tessitura Enrico Sironi Sas

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La selezione dei mercati è a volte spietata, la salvezza non si trova in ricette standard o globali, ma il settore tessile è ancora un punto di riferimento. La Tessitura Enrico Sironi concentra le proprie forze sull’unione tra lavorazioni d’eccellenza, know how d’annata (quando con questa parola si intende l’esperienza unica dei collaboratori moltiplicata per gli anni di attività in azienda) e la relazione, sempre più stretta, tra titolare e collaboratori. Un mix, che sfocia in un marketing meno scientifico ma molto funzionale, che si traduce in una sola parola: nicchie. Quelle dei mercati. Quelle che danno la spinta. Quelle che chiedono la fibra naturale più naturale che c’è, il lino. E quelle che hanno traghettato questa tessitura, nata nel 1892 per mano del bisnonno di Clemente, Enrico Sironi – uno dei diciassette figli di Giuseppe fu Gaspare - ai giorni nostri. Il mare, negli anni, si fa sempre più mosso. E se di selezione non si può parlare, il ridimensionamento c’è stato: dai duecentosessanta dipendenti degli inizi si è passati ai settanta, ai quaranta e poi ai venti di oggi.

COME LA MODA, ANCHE LA STORIA E’ UNA QUESTIONE DI GUSTO
Storia articolata, nella quale rami famigliari e rami d’azienda vanno di pari passo: Enrico e la moglie Angioletta danno il via ad un’attività che, da subito, si concentra sulle fibre naturali per eccellenza. I figli Luigi e Carlo avanzano con mano sicura, i nipoti Franco e Carlo e i cugini Luigi e Felice tengono il timone dritto, il pronipote Clemente mantiene la rotta. Tutto, in questa impresa, porta i segni del territorio che la ospita: a Gallarate, la casa Sironi si trovava in Piazza Grande (oggi Piazza della Libertà), il primo opificio viene aperto in via Borghi, i magazzini e il finissaggio in via Magenta e, negli anni Sessanta, ecco la sede definitiva in via Cappuccini, sede della produzione dal 1923. «La famiglia Sironi – dice il titolare Clemente Sironi – rappresenta la metà del mio Dna tessile gallaratese, ma anche Luigi Bertani, mio bisnonno da parte di nonna paterna, ha lasciato la sua impronta come promotore dell’Associazione Cotoniera Italiana». Un’impresa a tal punto legata al suo territorio da meritarsi uno spazio sulle confezioni del suo prodotto più iconico: «E’ così, perché la casa Sironi è rappresentata sulle scatole e sui sacchetti nei quali trovano posto gli Amaretti di Gallarate». Una questione di gusto, proprio come lo è la Moda.
 

 

LA SCOMMESSA VINTA: SOSTENIBILI DA SEMPRE, HO INVESTITO SUL “PASSATO”
Una questione anche di sostenibilità, in tempi non sospetti. Un concetto, questo, che Clemente Sironi sottolinea più volte: «Da sempre l’azienda lavora lino e canapa. Poi, si è concentrata solo sul primo: una pianta “ecologicamente pura” perché cresce spontaneamente, non richiede di essere bagnata e non serve l’uso di anticrittogamici. Durante gli anni della guerra abbiamo fornito l’esercito, ed ora produciamo soprattutto per il settore dell’arredamento e della biancheria per la casa: lenzuola, tovaglie, asciugamani. Il foderame è stato abbandonato molti anni fa». Ma l’abbandono, leggasi passaggio generazionale, non ha colpito l’imprenditore che, dice, «ho sempre respirato aria d’azienda e, in totale libertà, dopo il diploma da ragioniere e il servizio militare ho deciso di appartenere a questa storia. Per una ragione, che semplice non è ma che mi ha sempre affascinato: dimostrare al mondo che un’azienda, seppur vecchia, potesse ancora avere una sua logica e continuare a dire la sua nel mondo del tessile. A patto di sapersi adattare alle esigenze dei mercati». Così è: dagli anni Cinquanta la Tessitura Enrico Sironi aderisce tramite la sezione LINO al Sistema Moda Italia, alla Confederazione Europea Lino e Canapa “ALLIANCE” ed al Club Masters of Linen. Per contrassegnare i suoi tessuti con il marchio internazionale che garantisce l’utilizzo di lino di filiera 100% europea.

IL LINO: CATENE CORTE E FILIERE CUSTOMIZZATE PER FARE MARGINE
La vera eredità, non solo imprenditoriale ma anche spirituale, lasciata dal patriarca alle nuove generazioni è stata soprattutto una: il lino. L’80% della produzione della Tessitura Enrico Sironi, oggi, è legata a questa materia prima. Nel 1983, quando Clemente entra in azienda, la percentuale si aggirava sul 35%. La domanda è mossa dalla curiosità: perché non il cotone? Risposta dai contorni economici: «Si tratta di una fibra che, negli anni, è stata massificata. Restare sul mercato è sempre più difficile, perché la redditività è bassa e la concorrenza sempre più alta. Il lino, invece, rappresenta lo 0,2% del mercato mondiale delle fibre tessili. si tratta di un filo fragilissimo, non facile da lavorare, e costoso: un chilo costa mediamente venti euro contro i cinque del cotone. E’ anche per questo che le quantità che trattiamo sono più artigianali che industriali, ma le catene corte di approvvigionamento, una filiera di clienti per i quali personalizziamo ogni singolo prodotto e la capacità di industrializzare i processi anche su minime quantità ricompensano i nostri sforzi».

EDILIZIA, RESTAURO, DIVANI E SDRAIO. MA ANCHE LE VELE PER L’AMERIGO VESPUCCI
Clemente Sironi ha saputo ritagliarsi i giusti spazi sul mercato nazionale: «Il lino si coltiva in Francia, Belgio, Olanda e in alcune parti dell’Irlanda, ma i più grossi tessitori sono italiani. E il lino ha mille applicazioni: noi lo usiamo per realizzare anche articoli tecnici quali tele-filtro per i formaggi, per il rifodero degli affreschi o dipinti, per le sdraio e le tende da sole, per il consolidamento delle parti cementizie (ce li ha richiesti un’azienda impegnata nella ricostruzione nelle zone terremotate de l’Aquila), per il rivestimento dei divani e delle poltrone. E c’è una curiosità: questa tessitura ha prodotto anche le vele per la nave scuola Amerigo Vespucci della Marina militare italiana. Parliamo di 24 vele complessive, realizzate in sei pesi diversi, per una superficie di circa 2.500 metri quadrati in tela olona. Insomma, il lino è il lay-out della mia vita, uno stile di vita, ma devi imparare ad amarlo: ci vuole passione».

L’INNOVAZIONE QUOTIDIANA PER DARE UN FUTURO ALL’AZIENDA
La passione, però, si lega in modo indissolubile all’innovazione: «Ogni richiesta di lavorazione porta con sé problemi particolari perché il lino è sempre diverso e ogni stelo ha una sua vita. Per fare un buon filo, devi mischiare tanti lotti con creatività e maestria». Il futuro? «Ho sessant’anni, ma spero di averne ancora quindici per coltivare questo amore nei confronti di una fibra unica». Come sta facendo Olga, la figlia di Clemente Sironi: «Laureata in Economia, ha fatto tante esperienze diverse e poi ha deciso di entrare in azienda. Enrico, architetto, lavora invece a Ginevra mentre Carlo studia psicologia. Ma non nascondo il fatto che tutte queste specializzazioni insieme – economia, architettura e psicologia – potrebbero essere più che valide per dare ancora più vigore a questa nostra avventura imprenditoriale».

Tessitura Enrico Sironi: «Dopo 130 anni siamo ancora qui»