Ernesto Vaj e C. Srl
federico.mella@vaj.it
Ernesto Vaj e C. Srl
federico.mella@vaj.it
«Lo sapete che…?». Federico Mella, titolare della Ernesto Vaj e C. Srl, entra nel mondo dello stampaggio della gomma a piè pari.
LA FERRARI DELLA GOMMA
E ci chiede: «Lo sapere che esiste una Ferrari della gomma?». L’immagine che richiama è da circuito mondiale: alte prestazioni e affidabilità unica. E allora scopriamo che l’FKM (conosciuto con il nome commerciale di Viton, marchio registrato) è una gomma che resiste in modo eccezionale agli agenti chimici, al calore e al freddo. E assicura ottime prestazioni in presenza di solventi, benzine e acidi, lubrificanti, formaldeide, cloroformio. E’, chimicamente, la miglior mescola che si trovi in circolazione. E se un cliente la chiede, la Vaj Ernesto la lavora.
Detto così sembra semplice, eppure il mondo della gomma è variegato, infinito, plurale. Materiale polimerico, la gomma è composta da elastomeri, grandi molecole simili a catene che possono essere allungate a grandi lunghezze e recuperare la loro forma originale. Affascina i bambini; è indispensabile nella quasi totalità di prodotti che si usano, quotidianamente, anche nella nostra vita. Così come Ernesto Vaj ha dedicato la sua a questo materiale magico, stampandolo a compressione. Già in quel 1949, quando l’Italia si lascia alle spalle le macerie del conflitto mondiale e accelera la ripresa economica.
DALL’AUTO “PER TUTTI” AI RASCHIAOLIO
Il settore automobilistico è in fermento ed è lì che si inserisce Ernesto Vaj con i particolari realizzati per la Fiat. La gloriosa Cinquecento, presentata il 4 luglio 1956 al presidente del Consiglio Adone Zoli: primo simbolo del boom, prima auto “per tutti”. Dall’azienda di Varese escono cuffie per la leva cambio, boccole per gli ammortizzatori, tiranti per il radiatore e quei manicotti che, poi, verranno sviluppati anche per la Fiat 600.
Federico Mella, il nipote di Ernesto, è ingegnere aeronautico e mostra – con orgoglio – un vecchio catalogo nel quale sono raccolti i progetti e i pezzi realizzati dal nonno: «La vera rivoluzione, però, arriva con il raschiaolio, brevettato, per le macchine utensili: uno strumento che, composto da metallo e gomma co-vulcanizzata, permette di impedire l’ingresso di trucioli inquinanti negli organi di scorrimento delle macchine. I nostri clienti li chiamano “i Vaj” perché, in effetti, li produciamo solo noi. In Italia siamo un punto di riferimento; in Germania, scaduto il brevetto, hanno iniziato a copiarli», dice il titolare. Che indica un’infinità di modelli, di ogni forma e grandezza, incorniciati e appesi ai muri degli uffici aziendali quasi ci si trovasse in uno showroom smart ma particolarmente impattante.
MACCHINE UTENSILI MA ANCHE TRENI: DALL’EUROPA ALLA CINA
Raschiaolio a parte, la Vaj Ernesto e C. Srl negli anni ha ampliato la sua produzione fino a comporre un catalogo di oltre seimila stampi diversi per soffietti gomma, ventose, paracolpi, guarnizioni speciali, supporti antivibranti. Completano l’offerta i soffietti in tessuto gommato termosaldati e le coperture telescopiche. Un mondo che Federico Mella conosce da sempre, anche se in azienda ci entra solo nel 2017, a trentadue anni e affiancato da papà Enrico, dopo numerose esperienze nel settore ferroviario in Svizzera (all’Hupac di Chiasso), Italia (nel settore dei motori per i treni) e Germania. Settore al quale sta guardando con interesse anche adesso: «Abbiamo prodotto alcuni soffietti per la S.P.I.I. di Saronno, impresa da sempre attiva nell’ingegneria dei banchi di comando ferroviari. Attualmente stiamo studiando una copertura di protezione che sia elastica e ignifuga». Ma l’attenzione è alta anche al di là dei confini nazionali, con una parte di produzione che raggiunge America, Germania, Svizzera, Paesi Bassi, Cina e India. Ma il mondo della gomma è a tal punto vasto da risultare a volte insidioso, così il giovane ingegnere mette l’accento sugli «accorgimenti richiesti continuamente nello stampaggio: un corso intensivo al Politecnico di Milano mi ha aiutato a rispondere a tutte quelle domande che, di giorno in giorno, mi faccio quando mi trovo in produzione». Ed è proprio sulla produzione che Federico Mella investe continuamente gli utili, cercando di rendersi il più possibile autonomo per assicurare ai propri clienti un servizio sempre più personalizzato, e in tempi rapidi, attraverso la sede di Varese, dedicata allo stampaggio della gomma, e a quella di Mendrisio che si occupa, invece, di studiare e realizzare gli stampi.
ESPERIENZA E KNOW HOW, RAPIDITA’ E PROBLEM SOLVING: «SIAMO ELASTICI COME LA GOMMA»
La storia umana di questa azienda si lega, inevitabilmente, alla continua messa a punto di quella tecnica che permette di lavorare la gomma per mantenerne elasticità e resistenza. Ancora il titolare: «Le mescole vengono prodotte internamente, ma alcune vengono acquistate. Al centro del processo, per quanto riguarda la gomma naturale, c’è la vulcanizzazione con lo zolfo, che permette di legare fra loro le macromolecole della gomma creando così quella reticolazione che porta all’elasticità del materiale. Non è semplice, ma con esperienza e know how consolidato questa azienda riesce ad essere competitiva su lotti al di sotto dei cinquemila pezzi. I clienti arrivano con un problema, noi con la soluzione. Certo ci vuole rapidità». Un concetto che, alla Vaj Ernesto, è un principio trasformato in valore: «Su questo abbiamo sempre cercato di tenere ferme le nostre posizioni, ma tra i mesi di giugno e luglio 2022, e poi novembre, il susseguirsi delle crisi ha creato un’instabilità che ci ha infastidito: è impossibile ricevere un listino prezzi nuovo ogni settimana e dover affrontare offerte che hanno una validità di soli due giorni», prosegue il giovane imprenditore. Che entra nel dettaglio anche quando si affronta il problema della sostenibilità legato ad un materiale, la gomma, che ha caratteristiche del tutto diverse rispetto alla plastica: «Si tratta di un materiale che dura a lungo nel tempo. Gli sprechi di produzione, non cotti, possono essere riciclati ma la gomma usata, al pari dei penumatici, non si può macinare. I metalli utilizzati nei raschiaolio vengono invece ritirati, perché lo sfrido è lamiera pulita e, di conseguenza, può andare al riciclo».