
Mei International Srl
info@meilabel.it
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Dopo l’inchiesta di Confartigianato Imprese Varese sul settore della plastica, con il coinvolgimento di imprese di tutte le dimensioni e docenti, ora è la volta della meccanica. Che affronteremo in tutte le sue sfaccettature tecnologiche e produttive mettendo in evidenza quanto le grandi transizioni – digitale, ecologica e demografica – stanno impattando sulle scelte degli imprenditori. Un settore in rapida trasformazione, che guarda spesso e volentieri al di là dei confini nazionali, attento all’innovazione nei processi e nei prodotti, in grado di inventarsi percorsi sempre più vicini alle esigenze dei clienti e consapevole di quanto il Made in Italy (leggasi creatività nella soluzione dei problemi) sia sempre un valore da tutelare |
Si consiglia di dotarsi di mappamondo: è quello che si dovrebbe fare una volta superata la soglia della Mei International Srl di Gallarate. Nata nella prima metà degli anni Settanta, sul mercato da 45, nel 2022 ha portato il fatturato estero all’84%. Grazie ai suoi telai a getto d’aria o a pinza - con i quali si realizzano etichette tessute per la moda da applicare su capi d’abbigliamento e accessori - certificati e brevettati, unici e altamente tecnologici che puntualmente raggiungono India e Bangladesh, Pakistan e Brasile, Messico e Colombia. Perché, dice l’amministratore delegato Paolo Mazzucchelli, «è meglio andare per il mondo che guardarsi allo specchio. E convincersi che tutto giri intorno a noi o che altrove vada tutto bene: gli italiani devono credere di più in loro stessi perché il sistema delle imprese funziona». Però, la realtà ormai globalizzata chiede alle aziende, di tutte le dimensioni, di reagire prontamente ad una competizione sempre più serrata: «Quello che si decide oggi nei quattro angoli del Pianeta lo si sa subito dopo». Miracolo dell’interconnessione e della comunicazione in tempo reale. Che chiede anche attenzione ai principi ESG: «Ci stiamo attrezzando anche su questo, e abbiamo deciso di redigere il nostro primo Bilancio di Sostenibilità nel 2025».
DALL’AZIENDA, NEL MONDO: OGNI RICHIESTA DEL CLIENTE E’ LEGGE
Ma studiare, progettare, sviluppare e produrre un telaio – seppur inimitabile – non è una garanzia sufficiente per resistere sui mercati. Ancora Mazzucchelli: «Per noi, ogni richiesta dei clienti è sacra. E’ legge. E’ per questo che la Mei assicura servizi di installazione, messa in servizio delle macchine, soluzione ad ogni problema, assistenza post-vendita (pezzi di ricambio e accessori) e formazione a chi dovrà operare sui telai». Una fra le soluzioni, ampiamente collaudata, è la video-call attraverso un tablet che viene installato sul pannello di controllo delle macchine: «I nostri collaboratori sono in grando di guidare passo-passo l’operatore all’estero. Ma la consulenza telefonica è altrettanto apprezzata: dalle sei del mattino fino a mezzanotte (ci avvaliamo anche dei nostri tecnici stranieri) e il sabato si chiude a mezzogiorno. In pratica, aiutiamo i clienti ad ottenere i risultati che vogliono». Viaggiando. Nel giorno stesso di questa intervista, dei 25 dipendenti diretti che occupa la Mei International se ne contano pochi. E una ragione c’è: «Due sono in Marocco, altri due nel Veneto, uno in Messico e uno in Colombia. Oggi, oltre 500 stabilimenti tessili per etichette in tutto il mondo utilizzano macchinari Mei, per un totale di oltre 3.500 macchinari in funzione».
ATTENTI AI BRICS: SI RISCHIA DI GIOCARE UNA PARTITA 20 CONTRO UNO
Nel mondo si va anche per contrastare i Paesi asiatici. Perché se da un lato la produzione di abbigliamento e moda - non solo in Italia - è sempre in crescita, dall’altro è la concorrenza sleale di alcune nazioni, in prima battuta la Cina con le politiche di dumping, a costringere le imprese italiane ad una corsa contro il tempo. L’amministratore delegato della Mei International lo dice a chiare lettere: «In Italia ci sono decine di settori considerati strategici, ma la politica dovrebbe fare delle scelte in questa direzione: la mancanza di una politica industriale più mirata mette a rischio le aziende perché si dà poco a tutte, ma così non si fa del bene. Inoltre, le normative che regolano il mondo del lavoro in Asia sono diverse rispetto alle nostre: sui nostri diritti acquisti non dobbiamo fare marcia indietro, ma i legislatori devono valutare – bene – la situazione che vivono gli imprenditori». Ed è una situazione che si tocca con mano: «Da pochi giorni sono tornato dall’India, dove ogni anno si laureano 3 milioni di giovani in ingegneria meccanica e informatica che vanno a creare un enorme bacino di manodopera altamente qualificata. Di fronte a questo fenomeno è come se l’Italia dovesse giocare una partita di calcio 20 contro uno. Per i prossimi duecento anni il mondo sarà, in gran parte, nelle mani dei Brics: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. I tanti costi che incidono sulla tenuta delle aziende italiane (un giovane tecnico con ancora scarse competenze ci costa comunque 30mila euro all’anno) mal si conciliano con la competitività a livello globale».
ANTICIPARE IL MERCATO CON IDEE E CREATIVITA’, MA TUTELIAMO IL MADE IN ITALY
Cosa fare? «Da parte nostra abbiamo deciso di essere sempre un passo avanti rispetto a quello che gli stilisti chiederanno ai nostri clienti: per farlo seguiamo le sfilate di moda, intercettiamo le nuove tendenze e riusciamo a lavorare con mesi di anticipo rispetto a quello che arriverà sul mercato. Questo distingue da sempre gli imprenditori italiani, perché quelli cinesi – per esempio – lavorano solo secondo una logica di produttività», continua l’amministratore delegato per il quale «il Made in Italy è un brand ancora forte ma che si deve valorizzare di più». Un brand che il mondo ci riconosce anche grazie alla creatività di imprenditori e tecnici: «Se c’è un problema da manuale intervengono tedeschi e olandesi, se si deve andare al di fuori degli schemi intervengono gli italiani: la nostra dinamicità mentale è innata e a fare la differenza sono sempre le idee».
TECNICI FREELANCE E IL PROGETTO DI UNA SEDE IN INDIA
Ma la partita dell’economia si deve giocare. E per farlo bisogna avere i giocatori giusti. Questo è un punto sul quale si concentra Paolo Mazzucchelli: «Trovare tecnici qualificati per il meccanotessile è difficile, perché quelli validi vengono subito assorbiti dal mercato con salari anche importanti. Tempo fa sono riuscito a collocare un solo ragazzo tra i ventisette che si erano diplomati all’Istituto Statale Istruzione Superiore Keynes: tra chi prosegue gli studi, e chi non è adatto ad entrare in azienda, ne restano ben pochi. Così, in India e Bangladesh la Mei International lavora con tecnici freelance del posto legati all’azienda con contratti di esclusiva. E dico da subito, visto il discorso fatto in precedenza, che non è per una questione salariale ma di competenze reperibili: è per questo motivo che in India abbiamo l’obiettivo di aprire una nostra sede da collegare alla rete Mei International di assistenza e vendita mondiale».