Inchiesta sul futuro del tessile: al Centrocot scopriamo come diventare sostenibili e circolari/1

Inchiesta sul futuro del tessile: al Centrocot scopriamo come diventare sostenibili e circolari/1

Oggi si consuma troppo e male. Soprattutto nel food ma anche nel tessile. Settore, quest’ultimo, che in Europa si trova al quarto posto per maggiore impatto sull'ambiente e sui cambiamenti climatici dopo l'alimentazione, gli alloggi e la mobilità. Il terzo, in ordine di consumi, per quanto riguarda l'uso di acqua e suolo e il quinto per l'uso di materie prime primarie. Il cambiamento dei consumi deve andare di pari passo con la promozione di modelli imprenditoriali circolari: secondo una ricerca di McKinsey, il 38% delle emissioni di gas serra è prodotto dalle imprese dell’abbigliamento e del tessile.

IL CENTROCOT E IL FUTURO DEL TESSILE
L’inchiesta di Imprese e Territorio sul futuro di un settore strategico per il Made in Italy inizia dai dati ed entra nel cuore pulsante di un ente che il domani del tessile lo sta toccando con mano da più di trent’anni: il Centro Tessile Cotoniero e Abbigliamento Spa (Centrocot). Sede a Busto Arsizio, una squadra di oltre cento professionisti che operano nel Multilab - Laboratorio Sperimentale Multisettoriale e nei Laboratori tecnologici, due percorsi formativi per portare nelle aziende quelle figure professionali che già oggi sono indispensabili per traghettare il settore verso la transizione ecologica: il corso biennale ITS per la formazione di Technology Sustainability Manager e quello annuale IFTS per gli specialisti in Textile Innovation & New Materials.
Un viaggio, dunque, tra tecnica e attenzione all’ambiente per raccontare prospettive e opportunità occupazionali di un comparto in continua trasformazione. Ma anche un percorso che si propone, nel prossimo futuro, di raccontare da vicino i settori sui quali si fonda l’economia del nostro territorio: la meccanica (in tutte le sue declinazioni), l’edilizia, la gomma e le materie plastiche, la logistica, la farmaceutica.

PAROLA D’ORDINE SOSTENIBILITA’: IMPRESE, MERCATO E NUOVE DIRETTIVE UE
L’accento su come stanno cambiando, e dovranno cambiare, le imprese del settore tessile lo pone Grazia Cerini, amministratore delegato di Centrocot. Lo fa partendo dalle nuove direttive dell’Unione europea – da un lato il progetto Green Deal e dall’altro il Piano di Azione per l’Economia circolare - con le quali si sta ridefinendo il mercato dei prodotti tessili: entro il 2030 questi dovranno essere riciclabili e di lunga durata, realizzati il più possibile con fibre riciclate, privi di sostanze pericolose e prodotti nel rispetto dei diritti sociali e dell’ambiente. Ecco perché Grazia Cerini dice che «ciò che deve muovere le imprese – nella fase di ideazione, progettazione, produzione e vendita – è l’impegno verso la sostenibilità. Un grande contenitore nel quale ci stanno l’ecodesign dei prodotti (riciclo a fine vita, biodegradabilità, durabilità e sicurezza), l’innovazione tecnologica nei materiali e nei processi (biomateriali e biotecnologie), il passaporto digitale di prodotto (per tracciare l’intera filiera), la funzionalizzazione dei materiali (smart textiles), le tecnologie di riciclo e lo studio di quelle a basso consumo». Lo chiede il mercato e lo chiedono le imprese. Centrocot risponde.

MULTILAB: IL LABORATORIO DOVE GLI SCARTI DIVENTANO PRODOTTI GREEN
Il fine vita di un prodotto è il punto critico, ma anche strategico, sul quale si devono concentrare le aziende. Che proprio al Centrocot, da tutta Italia ed Europa, si rivolgono per le prove al Multilab - Laboratorio Sperimentale Multisettoriale. Una realtà che, attraverso la sua attività quotidiana, aiuta le imprese nello sviluppare prodotti nuovi attraverso il riciclo di quelli vecchi e permette agli iscritti al corso ITS Technology Sustainability Manager di acquisire esperienze nello studio e nell’uso di tecnologie innovative e di prove all'avanguardia per il riciclo, per l’innovazione industriale, per le prove su materie prime seconde e i nuovi materiali, sia di origine tessile che da altri settori produttivi.

RECUPERO, RIUSO E RICICLO: SE NON LO FAI SEI FUORI DAL MERCATO
Omar Maschi, biochimico responsabile tecnico-scientifico di Multilab, è chiaro quando afferma che «la strada è tracciata: in questo laboratorio lo studio va di pari passo con le sperimentazioni pratiche per recuperare i tessuti usati e dare loro un nuovo valore. Recupero, riuso e riciclo stanno alla base della sostenibilità del tessile. E un’azienda che non accetta la sfida potrebbe avere diverse difficoltà nel competere con altre che, invece, nell’ampio bacino della sostenibilità si stanno già muovendo».
Al Multilab le aziende ci vengono per rispondere ad una prima domanda: come posso rivitalizzare gli scarti di produzione? La risposta si trova nelle macchine di cui è dotato il laboratorio e che permettono di trasformare l’usato in prodotti che possono essere riutilizzati:

  • La sfilangiatrice trasforma le pezze in fibre che possono essere lavorate in momenti successivi
  • La carda apri-fribra alleggerisce il materiale esistente dandogli voluminosità per poi essere utilizzato, per esempio, nell’isolamento termico o per le imbottiture
  • La granulatrice riduce in polvere le imbottiture realizzate in schiuma di poliuretano (la maggior parte degli scarti proviene dall’automotive). Anche in questo caso ciò che si ottiene può essere riutilizzato per l’isolamento termico o per pannelli fono-assorbenti. Implementare il recupero dei materiali porta ad una formula vincente: nuovo mercato, nuovo valore degli scarti e nuovi prodotti

IL TESSILE DIVENTA CIRCOLARE. ED E’ FOOD, EDILIZIA, COSMETICA, SANITA’
Ad insistere sul concetto è anche Francesco Dellino, laureato in scienza dei materiali e ricercatore al Multilab. Impegnato su due estrusori, monovite e bivite, ci mostra come il fine vita dei tessuti può condurre alla produzione di fili di polipropilene per il funzionamento delle stampanti 3D. Che, a loro volta, realizzano prototipi per il futuro di un settore che è sempre più diretto a fare rete con gli altri. Infatti, sarebbe un errore pensare al tessile come ad una bolla che galleggia nel mercato: «Il comparto riveste un’importanza collettiva – dice Francesco Dellino – perché con le sperimentazioni sulla sostenibilità sarà in grado di potenziare le collaborazioni con gli altri settori. E con queste si integrerà secondo il principio della circolarità per poter scoprire sempre nuove tecnologie». Ecco perché al Multilab, dove si dà forma al tessile del domani, si parla di food, sicurezza, edilizia, cosmetica, sanità, usi militari e protettivi. Chiarirlo potrebbe sembrare banale, ma ciò che viene riciclato dal mondo del tessile serve a tutti. Gli esempi, al Multilab, non mancano: dal manichino vestito con tessuto riciclato al cento per cento all’ombrellone. Un’ultima domanda: il nuovo tessuto si ottiene solo dagli scarti tessili? No, anche la plastica può essere trasformata in fibre super tecniche.

IL MADE IN ITALY E LA FORZA DELLA CREATIVITA’
Ma la moda non è Moda se si tralascia l’aspetto creativo. Ebbene, le aziende del settore dovranno sempre più coniugare gli aspetti più tecnici dell’economia circolare con quelli creativi che, da sempre, sono il plusvalore del Made in Italy. Una sfida che alcune fra le 2.500 aziende tessili presenti in provincia di Varese hanno già accettato, o accetteranno nel prossimo futuro, sulla spinta delle normative europee ma anche di un gusto che sta cambiando. Perché ad essere coinvolti in questo cambiamento sono anche i consumatori. Secondo l’indagine di McKinsey, “il gross textile waste dell’Unione Europea e della Svizzera si attesta tra le sette e le otto milioni di tonnellate. Di queste, sei vengono prodotte dai consumatori. Quindi, sei sono figlie dell’end of use e una è figlia della filiera. Se la metà delle emissioni viene generata in fase di produzione, l’altra metà dipende da come laviamo i capi e da come li conserviamo”.

Inchiesta sul futuro del tessile: come diventare sostenibili e circolari