Durante i mesi di lockdown, parlando della nostra quotidianità, è stata spesso usata l’espressione «al tempo del coronavirus» per sottolineare l'eccezionalità della situazione che si stava vivendo. La famiglia, la scuola, l'economia, le relazioni, la musica, il teatro, il cinema, la politica, persino la Tv: niente era più come prima. Come se la pandemia fosse stata uno scultore invisibile in grado di rimodellare la realtà e i sentimenti che la attraversano.
A ben vedere però la Covid-19 (già, è femminile) ha profondamente cambiato una sola cosa: il significato del tempo liberato. Per molti quel tempo agognato per dedicarsi alle passioni e a ciò che piace fare, la vera risorsa scarsa della nostra esistenza. Questa volta ce n’è stato concesso tanto ma a una condizione che ne ha completamente stravolto il significato: l’impossibilità di condividerlo fisicamente con i nostri simili. Quanto è importante la condivisione per gli esseri umani?
La pandemia ci ha posto di fronte a una scelta limite: o l'isolamento o la vita. Allontanare gli altri per allontanare il virus. Una battaglia combattuta sui balconi di tutta Italia, nelle file ordinate fuori dai supermercati e nelle spese solitarie nel negozio sotto casa. Una nuova normalità che fin dall'inizio ha usato la stampella della temporaneità per tenere in piedi la speranza di un ritorno alla vecchia normalità. Nemmeno il surrogato tecnologico ha potuto colmare il vuoto di una risposta che deve fare i conti con la nostra continua ricerca di senso.
Non si dovrebbe mai rispondere a una domanda con un'altra domanda, è vero, ma forse riformulando meglio la prima si può trovare anche una risposta. Possiamo essere contemporaneamente felici e distanziati socialmente? Come spesso accade è l'arte ad aprire un varco sicuro nella nebbia di incertezza che avvolge le nostre vite. Nel film «Into the wild», in italiano «Nelle terre selvagge», tratto da una storia vera, il protagonista è un giovane che subito dopo la laurea abbandona la famiglia per intraprendere un lungo viaggio attraverso gli Stati Uniti, fino a raggiungere le terre sconfinate e selvagge dell'Alaska dove può respirare l'aria della libertà e riempirsi gli occhi della bellezza della natura in totale solitudine, lontano da tutto e da tutti.
Qui troverà anche il suo tragico epilogo ma prima di andarsene scriverà una frase che riporta il tempo sul binario dell'esistenza umana: «La felicità è reale solo quando è condivisa».
Michele Mancino
Vicedirettore VareseNews