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Il vaccino anticrisi per le aziende? Assumere le “teste ben fatte”

Il vaccino anticrisi per le aziende? Assumere le “teste ben fatte”
Teste ben fatte competenze

In un contesto in costante evoluzione è necessario che le aziende escogitino nuove strategie e le persone sviluppino competenze in grado di affrontare crisi imprevedibili e di enorme portata. In futuro sarà importante anche la capacità di stare nelle incertezze senza dover cercare, a ogni costo, una stabilità. Per farlo serve circondarsi di “teste ben fatte”: persone curiose, intraprendenti e che non si fermino davanti al rischio di sbagliare. Sono questi alcuni dei temi affrontati da Pier Luigi Celli nel libro “Lezioni per imprese nostalgiche del futuro”, recentemente pubblicato dalla casa editrice Este.

SEMPRE PIÙ SITUAZIONE IMPREVISTE

In particolare il dirigente che è stato responsabile della gestione, organizzazione e formazione delle risorse umane in grandi gruppi, quali Eni, Rai, Olivetti ed Enel, ha indicato qualche suggerimento su come affrontare le crisi economiche che, ormai ciclicamente, dovranno affrontare le imprese: «In futuro ci saranno sempre più situazioni non previste e frequenti – afferma Celli - che richiederanno competenze non maturate fino a quel momento. Per questo motivo gli uomini diventano fondamentali, perché l’unico vaccino contro le crisi è un uomo con la testa preparata a superare l’imprevisto e quanto sperimentato fino a quel momento». Di conseguenza «le imprese devono sempre più investire su collaboratori con capacità che vadano oltre il sapere svolgere un mestiere, sviluppate anche in contesti diversi rispetto al percorso formativo». Celli li immagina come degli esperti di bricolage, capaci di assemblare, affrontare, fare tutto e in fretta, avendo a disposizione poco. «Serve gente capace di maneggiare competenze, saperi e oggetti diversi, magari nati per funzionare in altre situazioni».

GRUPPI DI LAVORO CON PERSONALITÀ DIVERSE

Teste ben fatte competenze

L’attuale senior advisor dell’amministratore delegato di Poste italiane sostiene inoltre che le aziende dovranno essere ancor più fluide: «Tra colleghi si devono creare dei gruppi di lavoro con personalità e biografie diverse, in modo tale che, dove non arrivi uno, ci possa giungere un altro. Si deve promuovere una sorta di intelligenza distribuita». Il tutto, magari, utilizzando le caratteristiche emerse con lo smart working: «Questo metodo di lavoro – spiega ancora Celli – è nato per necessità, è chiaro. Ma in questo modo le aziende hanno anche scoperto nuove capacità di dipendenti e collaboratori, sviluppando modalità di adattamento anche in condizioni critiche, com’è potuto avvenire in una casa non adibita a ufficio o luogo di lavoro. Insomma, serve un’organizzazione aziendale più creativa, dov’è giusto che i lavoratori si trovino per porre le fasi salienti di un progetto, ma dove possa coesistere anche lo smart working».

In questa situazione di perenne instabilità, secondo l’autore per la casa editrice Este, «le imprese italiane possono adattarsi meglio, perché sono già abituate a contare su stesse e non tanto su un sistema amministrativo, politico ed economico generale. In un certo senso, specialmente le Pmi, si sono formate già sul campo ed è anche per questo, credo, che l’Italia si stia risollevando meglio di altri. Le nostre aziende hanno nel sangue la risposta alle crisi perché già tutti i giorni devono affrontare e risolvere dei problemi».