La liquidità sul conto è come un parcheggio blu: alla fine, l'impresa ci rimette

La liquidità sul conto è come un parcheggio blu: alla fine, l'impresa ci rimette
Educazione finanziaria

Conservare liquidità sui conti correnti equivale a tenere importanti risorse parcheggiate, senza alcun motivo. Sono però posteggi a strisce blu: più ci si resta, più si perdono soldi senza ottenere davvero vantaggi reali. Questo concetto insieme a tanti altri è stato spiegato dalla professoressa Paola Musile Tanzi, professore affiliato alla scuola di direzione aziendale Bocconi e professore ordinario di mercati e istituzioni finanziarie presso l’università degli studi di Perugia che, protagonista della diretta Item di Impreseterritorio, ha spiegato come «comprendere le dinamiche che migliorano il dialogo tra impresa e istituzione bancaria significa rafforzare il rating, incrementare la qualità degli investimenti e incrementare la concessione dei crediti».

EVITATE IL FAI DA TE

Educazione finanziaria

Due concetti base, essenzialmente: evitare il fai da te se non si ha cultura finanziaria, e puntare sulla formazione. «A fine giugno – è il sunto dell’intervento della professoressa Musile Tanzi – i conti correnti scoppiavano. Si parla di un deposito totale di 1700 miliardi di euro. Premettendo che non mi permetto di esprimere giudizi, vista l’epoca di estrema incertezza e paura che influenza tutto, abbiamo visto che questo momento si può superare. Pertanto non ci sono più giustificazioni: la liquidità ferma fa male, fa male a tutti, a investitori e privati. Tenere liquidità sui conti correnti vuol dire tenere importanti risorse parcheggiate. Non c’è rendita». Soprattutto in un’epoca in cui l’inflazione galoppa: la media dello scorso settembre è di 4,3. Per questo c’è anche il rischio di tasso negativo sul conto corrente. Cioè di avere meno soldi senza neanche toccarli. Un esempio: se in Italia il tasso d’inflazione è al 3 per cento, ogni anno quel deposito perde il 3 per cento di potere d’acquisto.

«Un imprenditore – ha proseguito l’ospite - deve imparare a porsi degli obiettivi valutando i rischi di credito e di mercato. Così “educazione finanziaria” è sinonimo di consapevolezza e anche le aziende hanno interesse a far crescere la cultura finanziaria. C’è un problema: la formazione costa. Trovo inoltre che questo sia il momento giusto per le imprese, se ci sono buoni progetti, di non avere paura del mercato valutando anche quelli alternativi. Il fai da te, cioè agire senza aver prima ricevuto una formazione adeguata, è a dir poco pericoloso. La continuità aziendale è responsabilità dell’imprenditore stesso”. E il salto nel buio non può permetterselo nessuno.

LA LIQUIDITÀ È IN CERCA DI UN INVESTIMENTO

Investimenti

«I consulenti possono “educare” le imprese nelle scelte finanziarie, con un dialogo privilegiato da coltivare nel tempo per far crescere la cultura finanziaria al di là delle scelte opportunistiche di breve termine«. Se ne rendono sempre più conto gli stessi imprenditori, che mostrano l'esigenza di «diventare più consapevoli nelle scelte finanziarie – fa notare la Prof. - nei corsi di wealth management di SDA Bocconi già da diversi anni troviamo in aula a fianco dei professionisti anche gli “utenti finali”, provenienti dal mondo imprenditoriale, che si pongono l'obiettivo di “parlare la stessa lingua” dei professionisti del settore finanziario e di avviare un dialogo sereno per un'alleanza che è fondamentale». La necessità di trovare questo “linguaggio comune” è determinante a maggior ragione in una fase storica in cui «la liquidità c'è ed è alla ricerca di opportunità di investimento».

Per la finanza c'è poi la sfida dei criteri ESG, nella cui promozione “l'Europa ha scelto di essere uno dei Paesi leader”, come ricorda Paola Musile Tanzi. «Stiamo andando verso un mondo sempre più ESG-compliant. E tra i principi base c'è la trasparenza, che non può che contribuire ad un miglior dialogo tra privati/imprese e professionisti della finanza. Il regolamento europeo sul rischio di sostenibilità impone agli intermediari finanziari di dichiarare come lo si gestisce o perché non lo si fa, e di esplicitare in che modo si perseguono gli obiettivi di sostenibilità».

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