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I costi dell’energia frenano le imprese: basta con la logica del "cerotto", servono strategie disruptive

I costi dell’energia frenano le imprese: basta con la logica del "cerotto", servono strategie disruptive

Cosa serve, veramente, per affrontare con determinazione il problema dei costi dell’energia?
Siamo sicuri che i bonus “a pioggia”, gli interventi “fast and furious” e la rateizzazione dei pagamenti sia la strada giusta?
Non sarebbe forse meglio pensare ad una strategia proattiva che metta a riposo quella visione reattiva non più adatta al mondo che cambia?
Le imprese intervistate nella prima puntata dell’inchiesta sui costi dell’energia e del gas di Confartigianato Imprese Territorio hanno già risposto: si temono altri rialzi. E la transizione green rischia di scivolare nel tempo.

Ora, proseguiamo la nostra inchiesta con quattro parole chiave vicine al mondo dell’impresa – freno, oscillazione, distorsione e disruptive – e alcuni dati che, come spesso accade, trasformano in numeri il peso del problema. Che chiede soluzioni urgenti con visione, coraggio e coerenza.

Freno: dispositivo che rallenta, o blocca, il movimento di un corpo attraverso l'attrito. Nel nostro caso il corpo sono le imprese, mentre il freno quei costi energetici che, ancora oggi, pesano soprattutto sulle Pmi. Un freno alla crescita, agli investimenti, all’occupazione, alla transizione energetica. Che non riesce a prendere la rincorsa di fronte ad una decarbonizzazione ancora troppo lenta.

I dati: l’analisi del sistema energetico italiano 2024 di Enea evidenzia che i consumi energetici sono cresciuti dell’1% rispetto al 2023, trainati da trasporti (+3%) e settore civile (+2,5%). Le emissioni di CO₂ sono diminuite del 3% su base annua, ma nel secondo semestre hanno registrato un incremento dell’1,5%.
Allarma il gap con gli altri Paesi europei: sempre nel 2024, il prezzo dell’elettricità in Italia è stato del 47% più alto rispetto alla Francia, del 42% rispetto alla Spagna e del 28% rispetto alla Germania.

Oscillazione: movimento periodico di un corpo fra due posizioni estreme che genera instabilità.
E’ quella dei prezzi, che salgono e scendono, ma in Italia si mantengono su quotazioni ancora troppo elevate.

I dati: secondo la relazione annuale del Gestore dei Mercati Energetici (GME), nel 2024 il Prezzo Unico Nazionale (PUN) ha superato la media annua dei 140 €/MWh; +12% rispetto ai 125 €/MWh del 2023. Nei volumi si è registrato un record: 263 TWh scambiati nel mercato elettrico; il valore più alto dal 2013.

Distorsione: alterazione del meccanismo di un mercato che ne compromette l'efficienza e l'allocazione ottimale delle risorse. Di fronte all’altalena dei prezzi dell’energia, gli investimenti si fanno cauti ma non si fermano.

I dati: il rincaro dell’energia, per le piccole e medie imprese italiane, è stato del 24% con punte del +35% nel manifatturiero. Il prelievo fiscale e parafiscale sul costo dell’energia per le Pmi è del 117,4%, più del doppio della media europea.

Disruptive: qualcosa, o qualcuno, che rompe e sostituisce i modelli esistenti.
Ripensare il modello energetico italiano vuol dire abbandonare la logica del “cerotto”: agire sull’emergenza con la proroga dei crediti di imposta per le imprese energivore e gasivore, e la riduzione temporanea degli oneri di sistema in bolletta, serve a poco. Meglio affidarsi ad una visione strategica strutturale e sostenibile:

  • Disaccoppiare il prezzo dell’elettricità da quello del gas per riformare il meccanismo di formazione del prezzo. Oggi, il prezzo dell’energia è ancora legato al costo del gas, anche quando proviene da fonti rinnovabili
  • Favorire i contratti a lungo termine (PPA): i Power Purchase Agreements tra produttori e consumatori aiutano a stabilizzare i prezzi e incentivano gli investimenti in impianti verdi
  • Scommettere sempre più su rinnovabili e autoproduzione e incentivare l’autoconsumo
  • Semplificare i passaggi burocratici e ridurre i tempi delle autorizzazioni: sono questi a bloccare l’installazione di molti impianti fotovoltaici ed eolici
  • Promuovere e sostenere le Comunità Energetiche Rinnovabili (Cer): gruppi di cittadini, o imprese, si organizzano per produrre e condividere a livello locale l’autoproduzione di energia. Le Cer permettono di ridurre la dipendenza dalla rete, abbassare i costi dell’energia, cedere o vendere la produzione in eccesso
  • Digitalizzare la rete: contatori intelligenti e smart grid
  • Formazione: servono nuove competenze che sappiano gestire la transizione energetica
  • Integrazione fra energie e imprese: le politiche energetiche non possono essere disgiunte da quelle imprenditoriali, fiscali e ambientali
  • Impatto competitivo: le scelte energetiche devono nascere da una valutazione che tenga conto del costo sulle imprese e del loro posizionamento sui mercati internazionali
  • Riqualificazione degli immobili pubblici e privati: ogni kWh risparmiato è un kWh non prodotto