Analisi strategica della Legge di Bilancio 2026 per il sistema delle imprese

Valutazione degli impatti su competitività, fiscalità e disuguaglianze strutturali: 30 miliardi stanziati senza riforme strutturali. Cuneo fiscale al 46,5% e spesa pensionistica anomala restano invariati

di Mauro Colombo *

Analisi legge di bilancio 2026

La Legge di Bilancio per il triennio 2026-2028 stanzia circa 30 miliardi di euro per un insieme di interventi focalizzati su tre assi principali: la riduzione della pressione fiscale sul lavoro, il sostegno agli investimenti privati e il rifinanziamento del Servizio Sanitario Nazionale. L'analisi condotta in questo documento confronta le misure del provvedimento con le criticità di lungo periodo del sistema-Paese, evidenziando una profonda discrasia tra gli interventi tattici proposti e la necessità di riforme strategiche.

Principali criticità strutturali ignorate dalla manovra:

  1. Anomalia fiscale e bassa produttività: il sistema tributario italiano, con il suo elevato cuneo fiscale (46,5%) e la sperequazione tra la tassazione del lavoro e quella delle rendite/patrimoni, alimenta una "trappola della bassa produttività". La manovra interviene con sgravi marginali senza riformare l'architettura del prelievo, lasciando intatti i disincentivi all'investimento in capitale umano e all'offerta di lavoro qualificato.
  2. Anomalia della spesa pubblica: la spesa per pensioni (16,3% del Pil) rimane la più alta d'Europa. Una parte significativa di essa è di natura assistenziale, mascherando l'inefficienza del sistema di welfare e sottraendo risorse (stimate in 80-100 miliardi/anno rispetto alla media Ue) a investimenti strategici.
  3. Inefficienza dell'apparato statale: i costi derivanti dall'inefficienza della giustizia e della Pubblica Amministrazione, che agiscono come una tassa occulta sulla produttività delle imprese, non vengono affrontati.

Valutazione della Legge di Bilancio 2026:

  • Misure fiscali: gli interventi (riduzione aliquota Irpef, detassazione premi) sono sintomatici e non curativi. Non modificano lo squilibrio strutturale del prelievo.
  • Misure di spesa: il rifinanziamento della sanità è insufficiente a colmare il gap strutturale, mentre gli investimenti in istruzione sono quasi assenti. La manovra aumenta la spesa corrente senza aggredire la rigidità del bilancio (90% di spesa vincolata).

La Legge di Bilancio 2026 è una manovra di gestione congiunturale che, finanziata in deficit, non solo manca di affrontare le riforme necessarie, ma rischia di aggravare la sostenibilità di lungo periodo delle finanze pubbliche, perpetuando la stagnazione.

PARTE 1: I punti critici strutturali dell'economia italiana

L'Italia soffre di condizioni patologiche di lungo corso che ne hanno progressivamente eroso la capacità di crescita. Queste non sono fatalità, ma il risultato di precise scelte di policy (o di mancate scelte) consolidate nel tempo. Comprendere queste criticità è il presupposto indispensabile per valutare l'adeguatezza e l'efficacia di qualsiasi intervento di politica economica.

1.1 L'anomalia fiscale e la trappola della bassa produttività

Il sistema fiscale italiano è il principale meccanismo attraverso cui si alimenta la stagnazione della produttività. Ciò avviene tramite due distorsioni fondamentali.

A) La composizione squilibrata del prelievo

Il prelievo fiscale in Italia è caratterizzato da una profonda sperequazione che penalizza sistematicamente il lavoro e la produzione a vantaggio della rendita.

Fonte di reddito

Regime di tassazione

Conseguenze economiche

Redditi da lavoro

Cuneo fiscale del 46,5%. Aliquote Irpef progressive fino al 43% (+ addizionali).

Disincentiva l'offerta di lavoro qualificato, favorisce l'economia sommersa, comprime i salari netti e la domanda interna.

Redditi da capitale

Aliquota sostitutiva del 26% su gran parte delle rendite finanziarie.

Altera l'allocazione del risparmio, favorendo l'investimento finanziario a breve termine rispetto all'investimento in capitale di rischio d'impresa.

Patrimoni e successioni

Tassazione patrimoniale (Imu) relativamente bassa nel confronto Ue. Imposta di successione quasi inesistente per i grandi patrimoni.

Consolida le disuguaglianze di ricchezza e riduce le risorse disponibili per abbassare le tasse sul lavoro.

Consumi (Iva)

Forte dipendenza dall'Iva, imposta per sua natura regressiva (incide di più sui redditi bassi).

Deprime i consumi delle fasce di popolazione a più alta propensione alla spesa, riducendo il mercato per le imprese B2C.

 

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B) La trappola della bassa produttività

Questa architettura fiscale non è solo iniqua, ma è soprattutto inefficiente, poiché genera un circolo vizioso noto come "trappola della bassa produttività":

  1. Alto cuneo fiscale → Le imprese, di fronte a un costo del lavoro elevato, sono disincentivate ad assumere e a investire in formazione. I lavoratori, di fronte a salari netti bassi, sono disincentivati a investire nel proprio capitale umano (formazione, specializzazione).
  2. Basso investimento in capitale umano → La forza lavoro accumula un gap di competenze rispetto ai competitor internazionali. Le imprese faticano a trovare i profili necessari per innovare.
  3. Bassa produttività → Un'economia con basso capitale umano e bassi investimenti non può che avere una bassa crescita della produttività. L'Italia è ultima tra le grandi economie europee per crescita della produttività del lavoro negli ultimi 20 anni.
  4. Stagnazione dei salari e del gettito → La bassa produttività impedisce la crescita dei salari reali. Un'economia stagnante non genera il gettito fiscale necessario a finanziare i servizi e a ridurre le tasse, costringendo lo Stato a mantenere un prelievo elevato sul lavoro per finanziare la spesa. Il circolo vizioso si chiude.

1.2 L'anomalia della spesa pubblica: pensioni, assistenza e rigidità

La seconda grande patologia risiede nella composizione e nella gestione della spesa pubblica.

A) La spesa per pensioni e la componente assistenziale nascosta

L'Italia destina alla spesa pensionistica il 16,3% del Pil, un primato europeo che la distanzia significativamente dalla media dei maggiori paesi Ue (circa 11,5%). Questo divario costa al sistema-Paese circa 80-100 miliardi di euro all'anno.

L'analisi cruciale, tuttavia, riguarda la composizione di questa spesa. Una parte significativa delle prestazioni erogate dall'Inps come "pensioni" è, in realtà, di natura puramente assistenziale. Si tratta di integrazioni al minimo, maggiorazioni sociali, assegni sociali e pensioni di invalidità civile che non sono coperte da contributi versati. Queste prestazioni, che in altri Paesi sono correttamente classificate e finanziate come spesa sociale (welfare), in Italia vengono impropriamente aggregate alla spesa previdenziale.

Questo ha due conseguenze perverse:

  1. Offusca il dibattito: si parla genericamente di "tagliare le pensioni" senza distinguere tra prestazioni previdenziali (basate su contributi) e assistenziali (basate sullo stato di bisogno). Ciò rende impossibile una riforma razionale.
  2. Maschera l'inefficienza del welfare: aggregando l'assistenza alle pensioni, si nasconde il fatto che l'Italia spende molto per l'assistenza, ma in modo frammentato, inefficiente e spesso iniquo, senza riuscire a contrastare efficacemente la povertà.

B) La rigidità strutturale

Circa il 90% della spesa pubblica italiana è rigida. Questa rigidità, determinata da pensioni, stipendi pubblici e interessi sul debito, rende quasi impossibili le politiche di riallocazione della spesa verso settori strategici per la crescita, come l'istruzione e gli investimenti.

1.3 L'inefficienza dell'apparato statale: la tassa occulta sulla produttività

Infine, l'inefficienza della Pubblica Amministrazione e del sistema giudiziario agisce come una tassa occulta che deprime la produttività delle imprese.

  • Giustizia: l'Italia spende per la giustizia più della media europea, ma si colloca agli ultimi posti per efficienza (tempi dei processi, numero di cause pendenti). Il costo economico di questa inefficienza, in termini di contratti non onorati, crediti non recuperati e incertezza del diritto, è stimato in diversi punti di Pil.
  • Pubblica amministrazione: il problema non è il numero di dipendenti pubblici (in linea con la media UE), ma la loro bassa produttività, l'età media elevata, il deficit di competenze digitali e la complessità delle procedure burocratiche, che impongono costi amministrativi enormi alle imprese.

PARTE 2: sintesi della Legge di Bilancio 2026

La Legge di Bilancio per il 2026 si articola su diversi fronti, con un impatto finanziario complessivo di circa 30 miliardi di euro nel triennio 2026-2028. Di seguito una sintesi delle principali misure raggruppate per area di intervento.

2.1 Quadro finanziario generale

La manovra è finanziata in deficit, con un peggioramento del saldo netto da finanziare rispetto al tendenziale a legislazione vigente.

Indicatore

2026

2027

2028

Saldo netto da finanziare

-155 mld €

-138,5 mld €

-92,1 mld €

Peggioramento vs. Tendenziale

-4,6 mld €

-5,7 mld €

-7,1 mld €

Variazione spesa corrente

+7,1 mld €

+5,8 mld €

+4,6 mld €

Variazione spesa in C/Capitale

-0,04 mld €

+2,1 mld €

+2,5 mld €

 

2.2 Misure fiscali

Il nucleo degli interventi fiscali si concentra sulla riduzione del carico sui redditi da lavoro dipendente e sulla decontribuzione di elementi retributivi legati alla produttività.

  • Riduzione aliquota Irpef: la seconda aliquota Irpef, applicata ai redditi compresi tra 28mila e 50mila euro, viene ridotta dal 35% al 33%. Il costo della misura è di 2,9 miliardi nel 2026.
  • Detassazione premi di produttività: l'imposta sostitutiva sui premi di risultato viene ridotta dal 5% all'1% per gli anni 2026 e 2027.
  • Detassazione incrementi contrattuali: per i rinnovi contrattuali del 2025-2026 nel settore privato, gli aumenti retributivi per i lavoratori con reddito fino a 28mila euro sono soggetti a un'imposta sostitutiva del 5%.
  • Detassazione trattamento accessorio Pa: per il 2026, i dipendenti pubblici con reddito fino a 50mila euro beneficiano di un'imposta sostitutiva del 15% sul trattamento accessorio, entro un limite di 800 euro.

2.3 Incentivi agli investimenti delle imprese

La manovra conferma e potenzia gli strumenti di sostegno agli investimenti privati, principalmente attraverso crediti d'imposta automatici.

  • Transizione 4.0 e 5.0: viene rifinanziato il piano di incentivi per l'acquisto di beni strumentali tecnologicamente avanzati e per la transizione ecologica.
  • Credito d'Imposta Zes: stanziati 2,3 miliardi nel 2026 per sostenere con un forte credito d'imposta gli investimenti nelle Zone Economiche Speciali del Mezzogiorno.
  • Nuova Sabatini: rifinanziamento per 0,65 miliardi nel biennio per agevolare l'accesso al credito delle Pmi per l'acquisto di macchinari.

2.4 Interventi sulla spesa pubblica

  • Sanità: il finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale viene incrementato di 2,4 miliardi di euro nel 2026 e di 2,65 miliardi annui dal 2027.
  • Istruzione: previsto un rifinanziamento di 250 milioni di euro annui per il fondo per le borse di studio universitarie.
  • Famiglia e lavoro: vengono confermate e rifinanziate misure come il "bonus mamme lavoratrici", la "Carta Dedicata a te" e gli incentivi per l'occupazione giovanile e femminile.
  • Previdenza: si interviene con un adeguamento graduale dei requisiti pensionistici all'aspettativa di vita e con la proroga dell'Ape sociale per il 2026.
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PARTE 3: Impatto della Legge di Bilancio sui punti critici strutturali

La valutazione strategica della manovra richiede di confrontare le misure adottate con le patologie strutturali dell'economia italiana. L'analisi che segue esamina in dettaglio l'impatto (o il mancato impatto) su ciascuna criticità.

3.1 Impatto sull'anomalia fiscale e la trappola della bassa produttività

Le misure fiscali della manovra, pur offrendo un sollievo marginale, non intaccano minimamente l'architettura del sistema fiscale italiano e, di conseguenza, non sciolgono la "trappola della bassa produttività".

  • Riduzione Aliquota Irpef (35%→33%): questo intervento, dal costo di 2,9 miliardi, beneficia una specifica fascia di reddito (28-50k euro), ma non costituisce una riforma strutturale. Il cuneo fiscale complessivo (46,5%) rimane invariato. Soprattutto, la misura non affronta la sperequazione fondamentale tra la tassazione del lavoro e quella delle rendite finanziarie (tassate al 26%) e dei patrimoni. È un intervento sintomatico che non cura la malattia.
  • Detassazione premi di produttività (1%): sebbene sia uno strumento utile per le imprese per incentivare la performance, agisce a valle del problema. La stagnazione della produttività in Italia non deriva dalla mancanza di premi, ma dalla carenza di investimenti in capitale umano e innovazione, a sua volta disincentivata da un sistema fiscale che penalizza il lavoro. La detassazione dei premi è un palliativo che non risolve la causa principale.

In conclusione, la manovra ignora completamente la necessità di un riequilibrio del prelievo fiscale. Non vi è alcun tentativo di aumentare la tassazione sulle rendite o sui patrimoni per finanziare una riduzione strutturale e significativa del cuneo fiscale sul lavoro. Di conseguenza, i disincentivi a investire in formazione e competenze, sia per le imprese che per i lavoratori, rimangono immutati. La trappola della bassa produttività non viene scalfita.

3.2 Impatto sull'anomalia della spesa pubblica

La manovra non solo non affronta le anomalie della spesa, ma rischia di aggravarle.

  • Spesa pensionistica e assistenziale: nessun intervento. La manovra non contiene alcuna riforma del sistema pensionistico né una razionalizzazione della spesa assistenziale mascherata da spesa previdenziale. La distinzione cruciale tra previdenza (basata su contributi) e assistenza (basata su bisogni) continua a essere ignorata. Questo significa che gli 80-100 miliardi di spesa anomala rispetto alla media Ue rimangono un macigno sul bilancio, sottraendo risorse a investimenti più produttivi.
  • Rigidità della spesa: la manovra, essendo finanziata in deficit e concentrata su nuove spese correnti (+7,1 miliardi nel 2026), aumenta la rigidità futura del bilancio. Il maggior debito generato oggi si tradurrà in maggiori interessi da pagare domani, riducendo ulteriormente i già esigui margini di manovra per politiche di investimento. Invece di aggredire la rigidità, la si alimenta.

3.3 Impatto sull'inefficienza dell'apparato statale

La Legge di Bilancio non prevede alcuna misura né stanziamento significativo per affrontare l'inefficienza della Pubblica Amministrazione e del sistema giudiziario. La "tassa occulta" che la burocrazia e la lentezza della giustizia impongono alle imprese (stimata in diversi punti di Pil) continuerà a gravare sulla loro competitività. La mancanza di riforme in questo settore vanifica in parte anche gli incentivi agli investimenti: un'impresa potrebbe essere incentivata a investire, ma scoraggiata dalla certezza di dover poi affrontare un'amministrazione lenta e una giustizia incerta.

3.4 Impatto sugli investimenti strategici (istruzione e sanità)

  • Istruzione: l'intervento è quasi simbolico. I 250 milioni per le borse di studio sono una goccia nel mare rispetto a un sotto-investimento strutturale che ci vede spendere lo 0,7% del Pil in meno della media europea. La manovra rinuncia a investire sul capitale umano, il principale motore della produttività e della crescita di lungo periodo. Questa è, forse, la scelta più miope del provvedimento.
  • Sanità: l'incremento di 2,4 miliardi è un passo necessario ma palesemente insufficiente. Il gap di finanziamento con la media Ue è di circa 10-15 miliardi annui. L'intervento copre a malapena l'aumento dei costi dovuti all'inflazione e non permette di avviare un piano straordinario per abbattere le liste d'attesa o per rendere la carriera nel SSN nuovamente attrattiva. È un intervento congiunturale che non risolve il problema strutturale del sotto-finanziamento.

Tabella di sintesi degli impatti

Punto critico strutturale

Impatto della Legge di Bilancio 2026

Motivazione del giudizio

Anomalia fiscale e bassa produttività

Nullo/Irrilevante

Le misure sono marginali e non riformano l'architettura del prelievo. La sperequazione lavoro/rendite è ignorata.

Anomalia della spesa pensionistica/assistenziale

Nullo

Nessuna riforma. La spesa anomala di 80-100 mld/anno non viene affrontata.

Rigidità della spesa pubblica

Negativo

La manovra aumenta la spesa corrente in deficit, aggravando la rigidità futura.

Inefficienza di Pa e giustizia

Nullo

Nessuna misura o stanziamento per riforme strutturali.

Sotto-investimento in capitale umano (istruzione)

Nullo/Irrilevante

L'intervento è simbolico e non colma il gap strutturale con l'Europa.

Sotto-finanziamento della sanità

Positivo ma Insufficiente

L'incremento copre a malapena l'inflazione e non risolve il problema strutturale.

 

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PARTE 4: Indicazioni strategiche per le imprese

In un contesto caratterizzato da un'inerzia della politica economica rispetto alle riforme strutturali, le imprese devono adottare strategie proattive per salvaguardare e incrementare la propria competitività. Le indicazioni possono essere articolate su tre livelli.

4.1 A livello micro: ottimizzazione delle leve disponibili

Le imprese devono concentrarsi sullo sfruttamento sistematico delle opportunità congiunturali offerte dalla manovra, integrandole in una strategia di rafforzamento strutturale.

  • Pianificazione degli investimenti: è fondamentale accelerare i piani di investimento in tecnologie digitali e sostenibili per massimizzare i benefici dei crediti d'imposta (Transizione 4.0/5.0).
  • Politiche retributive: la detassazione dei premi di produttività offre un'opportunità per introdurre o potenziare modelli di retribuzione variabile, legando in modo più stretto la performance individuale e aziendale alla remunerazione. Questo può aumentare la motivazione, migliorare la produttività e introdurre elementi di flessibilità nel costo del lavoro.
  • Accesso al credito: strumenti come la Nuova Sabatini devono essere utilizzati per ottimizzare il costo del finanziamento per gli investimenti in beni strumentali.

4.2 A livello macro: adattamento strategico al contesto

La consapevolezza che i vincoli strutturali rimarranno invariati nel breve-medio termine deve informare la pianificazione strategica di lungo periodo.

  • Internazionalizzazione: data la debolezza strutturale della domanda interna (compressa da un sistema fiscale regressivo), la diversificazione dei mercati di sbocco e il rafforzamento della presenza internazionale diventano un imperativo strategico, non più una scelta.
  • Investimento in capitale umano: a fronte del disinvestimento pubblico in istruzione, le imprese devono farsi carico di una quota maggiore dell'investimento in capitale umano. Questo implica non solo la formazione continua dei dipendenti, ma anche la creazione di partnership strategiche con università, Its e scuole per costruire i profili di competenze necessari.
  • Efficienza operativa: in un contesto di alta pressione fiscale e burocratica, l'ottimizzazione dei processi interni, la digitalizzazione e la gestione rigorosa dei costi diventano fattori critici di successo per difendere i margini di profitto.

4.3 Come possiamo agire: ipotesi per una “Agenda Riformatrice”

Come sistema delle imprese, come Confartigianato, abbiamo la responsabilità di promuovere un'agenda di riforme strutturali basata su evidenze e analisi rigorose.

  • Focus sulla riforma fiscale: è necessario spostare il dibattito dalle riduzioni marginali di aliquote a una riforma organica del sistema fiscale, che persegua il riequilibrio del prelievo tra lavoro, consumi e rendite/patrimoni. Questo non è solo un tema di equità, ma di efficienza economica.
  • Razionalizzazione della spesa pubblica: occorre promuovere con forza la necessità di una revisione della spesa che distingua tra previdenza e assistenza, che misuri l'efficienza dei servizi pubblici e che liberi risorse per gli investimenti.
  • Advocacy per le riforme strutturali: è cruciale mantenere alta l'attenzione sui temi dell'efficienza della giustizia e della Pa, documentando i costi che tali inefficienze impongono al sistema produttivo e proponendo soluzioni concrete.

La Legge di Bilancio 2026 lascia il sistema delle imprese di fronte a una sfida immutata: quella di innovare e competere in un contesto nazionale che rimane strutturalmente avverso. La risposta non può che essere una combinazione di agilità tattica nell'utilizzare gli strumenti disponibili e di visione strategica nel promuovere le riforme necessarie a modernizzare il Paese.

* Direttore