Benessere e coinvolgimento: una strategia vincente per le Pmi

Oggi è molto importante attrarre nuovi, giovani talenti. Un tema importante per le grandi aziende ma anche per le Pmi. Per riuscire a rendersi appetibili le aziende devono lavorare con attenzione alla propria cultura aziendale. Ne parliamo con Roberta Zantedeschi, HR Business Writer, formatrice e LinkedIn Top Voice

Benessere sul lavoro

Stiamo assistendo a un periodo di estremo cambiamento per ciò che riguarda le dinamiche lavorative: la trasformazione tecnologica, le nuove priorità di una forza lavoro più giovane concentrata su work-life balance e coinvolgimento attivo all’interno delle aziende sono fattori che le aziende non possono e non devono ignorare.

In questo, pare che le aziende più grandi siano avvantaggiate: ma come possono le Pmi rendersi più attrattive ai giovani talenti e coinvolgerli all’interno delle loro imprese anche puntando al benessere? Ne abbiamo parlato con Roberta Zantedeschi, HR Business Writer, formatrice e Linkedin Top Voice: «L’azienda che vuole monitorare il benessere delle persone deve innanzitutto parlare con le persone, le deve anche conoscere e deve uscire da categorie di valutazione tradizionali. Il benessere della Generazione Z viaggia su binari differenti da quello della Generazione X, eppure non è solo una questione generazionale, ciò che serve è un approccio personalizzato».

FATTORI PER ATTRARRE GIOVANI TALENTI

Benessere sul lavoro

Oggigiorno è molto importante riuscire ad attrarre nuovi, giovani talenti. Un tema importante per le grandi aziende ma anche per le Pmi. Per riuscire a rendersi appetibili a possibili lavoratori che fanno parte di quelle generazioni più giovani, motivate da valori e bilanciamento tra lavoro e vita privata, le aziende devono lavorare con attenzione alla propria cultura aziendale. 

Un fattore che può essere spinto in maniera efficace dalle Pmi, proprio per via delle piccole dimensioni. Un concetto ben espresso da Roberta Zantedeschi, che sottolinea la sostanziale differenza tra le aziende grandi e quelle piccole in questo senso: «Nelle aziende molto grandi la condivisione dei valori e la loro trasformazione in comportamenti e in cultura è più graduale, a volte più diluita o meno pervasiva. Questo perché la loro stessa struttura rende più difficile la trasmissione dei valori. Meno struttura ma più cultura e più valori è invece la leva a disposizione delle aziende più piccole che devono fare dei valori non tanto un proclama ma un impegno, uno stile, un faro nei momenti di scelta».

Una seconda leva è sicuramente riconducibile al modello organizzativo: le Pmi possono discostarsi da un modello organizzativo strettamente gerarchico e verticalizzato, preferendone uno in cui le responsabilità sono distribuite e agili. In questo modo, i giovani talenti saranno più incentivati a scegliere un posto di lavoro in cui si sentono parte integrante del modello aziendale, in cui possono dire la propria e dimostrare le proprie capacità. Modelli, come dice Zantedeschi «più equi e partecipati, più sistemici e meno meccanicisti, più capaci di valorizzare le persone e di valorizzare il loro potenziale».

Ultimi, ma non per importanza, sono il Purpose e l’attenzione all’ambiente relazionale.  Raccontare quale tipo di impatto un’azienda vuole avere nel mondo è il modo migliore per riuscire a assumere giovani talenti che condividono lo stesso obiettivo: in un’epoca in cui lavorare non significa solo percepire una retribuzione ma voler contribuire a qualcosa di più ampio, come il beneficio del pianeta, della società, dei diritti e dell’essere umano, scegliere di dichiarare e raccontare in modo chiaro il purpose è un elemento vincente.

Facendo questo, si aggiunge anche la cura dei propri dipendenti, che dovrebbero poter lavorare in un contesto lavorativo sano, generativo, stimolante. 

«Qui si colloca l’interesse dell’azienda per il benessere delle persone che è diventato il vero nodo dello scambio tra datore di lavoro e dipendenti. Benessere fisico, mentale, sociale, emotivo e finanziario». Un concetto che non deve essere confuso con il “Siamo una (grande o piccola) famiglia”. Il goal è «iniziare a ragionare come una comunità, evitando di far leva su qualcosa che, finalmente lo abbiamo capito, porta con sé più aspetti negativi che positivi».

COINVOLGIMENTO: UN FATTORE IMPRESCINDIBILE

Benessere sul lavoro

Assumere talenti non basta: è molto importante che i dipendenti, che siano nuovi o parte della propria impresa da più tempo, si sentano coinvolti e motivati ogni giorno. Per fare questo, secondo Roberta Zantedeschi le Pmi dovrebbero lavorare su alcune parole guida. «Le chiamo “parole da abitare” ovvero concetti che risultano vincenti nella misura in cui si trasformano in scelte concrete, in iniziative e in comportamenti».

  • Employee Value Proposition (EVP) è la proposta di valore per le persone che lavorano in azienda, uno strumento alla base dell’Employer Branding e dell’Employee Experience: tanta terminologia anglofona per dire che le aziende, indipendentemente dalla dimensione, devono riflette su quale valore si impegnano a portare nella vita delle persone.
  • Comunicazione interna e Internal Brand. Attività imprescindibili in un’organizzazione che voglia coinvolgere le persone.
  • Co-design: un approccio partecipativo al lavoro, ai processi, alle iniziative aziendali, alle valutazioni, alle scelte. In questo contesto è ovvio che la leadership non è più quella tradizionale ma diventa una leadership generativa, umana e sì, anche gentile.
  • Apprendimento è un’altra parola che le aziende dovrebbero abitare: diverso dalla formazione, perché sposta il focus dall’attività di aula all’esito che questa dovrebbe raggiungere. Le persone oggi valutano l’azienda come luogo di lavoro ma anche come luogo di apprendimento e crescita e quando questa possibilità non c’è il loro senso di appartenenza cala a picco.
  • Sicurezza, fisica, psicologica e sociale: ha il sapore di qualcosa di assodato ma così ancora non è. Un luogo di lavoro dove si sta bene è un luogo di lavoro accogliente, sicuro, non giudicante, aperto e dove l’errore non è additato ma entra in un processo di apprendimento ed evoluzione.
  • Linguaggio è una parola che non ci si aspetta, ma che ha un suo peso: quale linguaggio usa l’azienda e che linguaggio c’è in azienda? Le parole, lo sappiamo, non sono solo parole: contribuiscono a modellare il contesto e i comportamenti. La cura del linguaggio in azienda e dell’azienda, anzi, la cura dei linguaggi, è un altro tassello non trascurabile.
  • Partecipazione che è anche il titolo del suo ultimo libro uscito all’interno della collana “Voci del lavoro nuovo”, Edito Franco Angeli. Partecipazione è l’energia che si genera quando tutte le parole già citate si mettono in moto e diventano scelte concrete. La partecipazione è la misura del coinvolgimento e della motivazione ma anche il suo presupposto. Qualcosa da qui, quindi, non possiamo prescindere.

IL BENESSERE PARTE DALL’ASCOLTO DELLE ESIGENZE

Benessere sul lavoro

Uno dei punti chiave per rendere l'azienda un luogo ideale per poter lavorare in modo efficace è impegnarsi per il benessere dei propri dipendenti. Un fattore imprescindibile, ma che non si può valutare in modo quantitativo, bensì qualitativo. Proprio per questo motivo, per monitorare il livello di benessere delle persone, è preferibile puntare sul dialogo e l’ascolto attivo.
«L’azienda che vuole monitorare il benessere delle persone deve innanzitutto parlare con le persone, le deve anche conoscere e deve uscire da categorie di valutazione tradizionali.

Il benessere della Generazione Z viaggia su binari differenti da quello della Generazione X, eppure non è solo una questione generazionale, ciò che serve è un approccio personalizzato» racconta Zantedeschi.

«Affinché le persone si aprano a un dialogo autentico è però necessario che si sentano sicure, e torniamo a quanto abbiamo detto poco fa: la sicurezza è fondamentale, così come lo è sentirsi generatori e generatrici di valore per l’azienda. Avvertire attenzione, interesse e cura porta con sé maggior disponibilità ad aprirsi fino a creare le condizioni affinché le persone sentano di poter (o dover) segnalare un problema senza attendere che questo si radichi e diventi pervasivo».

Le Pmi devono quindi impegnarsi a organizzare momenti di confronto con il supporto di chi si occupa di facilitazione e di dialogo generativo, creando così un ambiente dove il confronto costruttivo possa diventare un pilastro dell’azienda stessa. Solo in questo modo, e lavorando sul dialogo interno fatto di feedback e momenti più conviviali che coinvolgano i dipendenti, le Pmi possono instaurare una strategia vincente per ciò che riguarda il benessere a lavoro. Paola Landriani