Due stazioni (e mezza) e uno scalo intermodale, Busto Arsizio viaggia così

Due stazioni (e mezza) e uno scalo intermodale, Busto Arsizio viaggia così

#territorintour #busto arsizio di Orlando Mastrillo (VareseNews) Tra chi va al lavoro o a scuola, chi le ha elette come luoghi di residenza e chi trasporta merci. Il viaggio di Territori in Tour ha raccontato come è cambiata la mobilità dei bustocchi dentro e fuori la città

Il terzo giorno di Territori in tour a Busto Arsizio ha toccato le due stazioni (ma andrebbe contata anche quella di Castellanza che serve una parte di Busto) e la mobilità cittadina per raccontare come migliaia di bustocchi ogni giorno si muovono dalla propria città per lavoro, studio o piacere.

Le due stazioni cittadine, però, sono anche altro: dalla questione dei senzatetto alla stazione delle Ferrovie dello Stato alla microcriminalità che spesso trova casa alla stazione di Ferrovie Nord. Negli ultimi anni c’è stata grande attenzione per i temi legati alla mobilità, sia da parte delle amministrazioni che da parte dei gestori del servizio ferroviario ma la situazione è in continua evoluzione. La prima persona che abbiamo incontrato, infatti, non è direttamente collegata al trasporto ma alle persone che hanno scelto la stazione come luogo di residenza.

Parliamo di Andrea Menegotto, coordinatore dei City Angels che ci racconta come, garantiscono sicurezza per i viaggiatori e solidarietà per i senzatetto che gravitano sulle stazioni: «A Busto abbiamo in gestione in dormitorio da 15 posti. Le stazioni non sono solo luoghi di transito ma anche, per alcuni, di residenza. Il cambiamento che stiamo vivendo è importante perché siamo diventati anche mediatori culturali con l’aumento dei migranti e rifugiati che hanno terminato l’esperienza dei centri di accoglienza e spesso si ritrovano senza un tetto».

Stefano Marchionna lo incontriamo prima di salire sul treno che lo porta nella città in cui lavora, Milano. Da 20 anni fa il pendolare su questa tratta e ci spiega in cosa consiste il cambiamento che si aspetta da Trenord: «Ci sono tanti treni ma organizzare una vita fuori dal lavoro è davvero difficile. Il cambiamento deve passare da una diversa idea di mobilità per i lavoratori. Fino ad oggi si è ragionato sulla quantità e non sulla qualità del trasporto pendolare: col passare degli anni da persone siamo diventati merce da trasportare».

Anche Valerio Mariani, presidente del Consiglio Comunale di Busto Arsizio e dipendente di Ferrovie Nord, è un pendolare e ha una visione chiara di come dovrebbe cambiare il rapporto tra stazione e città: «Busto è stata lungimirante interrando la linea ferroviaria di Fnm, negli anni dello sviluppo dell’aeroporto di Malpensa, ma senza un sistema di trasporto pubblico locale integrato tra autobus, auto elettriche e bike sharing davvero funzionale, il problema della sostenibilità ambientale rimane. L’amministrazione dovrebbe cambiare il suo rapporto con enti come Ferrovie Nord ed essere più propositiva in questo ambito».

Busto non è solo trasporto pendolare ma anche di merci grazie a una realtà di rilevanza europea come Hupac che opera in città dagli anni ’60. Francesco Russo è il responsabile del servizio clienti e dei servizi doganali di Hupac spa, una delle 18 società che compongono questo gigante del trasporto intermodale: «Ci siamo trasferiti al confine con Gallarate dal 1992 e dal 2005 abbiamo ampliato sul territorio di Gallarate. Nel 2018 abbiamo trasferito 450 mila unità dalla strada alla rotaia e con Alptransit cresceremo ancora dal 2020».

Il vecchio scalo merci di Hupac, a ridosso della stazione Fs, è diventato un parcheggio nel 2018. Max Rogora, l’assessore ai Trasporti e alla Sicurezza di Busto Arsizio, è particolarmente orgoglioso di questo risultato che permette di avviare un progetto di mobilità integrata con il trasporto pubblico.

«Il nostro progetto sulla stazione Fs è all’inizio. Dopo la realizzazione di due posteggi gratuiti per 500 auto di pendolari ora puntiamo a spostare il capolinea degli autobus da piazza Solaro al piazzale Fs. Qui arriverà anche una pista ciclabile e, forse, il bike sharing a flusso libero».