Cambia tutto: cambiano le esigenze, i problemi, i bisogni, le necessità. Cambiano gli orari. Cambia la modalità di approccio al lavoro e alla vita. Lo dicono i dati di una popolazione sempre più anziana, bisognosa di cure, di orari flessibili per riportare equilibrio tra le urgenze della vita e l’evoluzione del mondo del lavoro. È per questo che Confartigianato Imprese Varese ha scelto la via della diffusione culturale di un cambio di mentalità chiamato equilibrio vita-lavoro e welfare aziendale rappresentando alle aziende gli strumenti a disposizione per coniugare efficienza, produttività, innovazione e flessibilità.
Una storia iniziata da lontano, dalle scelte stesse di Confartigianato Varese, e proseguita con l’adesione alla Rete territoriale di conciliazione vita-lavoro coordinata da Ats Insubria e culminata con l’avvio, ieri sera, del ciclo di tre incontri che da qui al 4 dicembre prossimo porteranno da Saronno (6 novembre) a Gallarate (20 novembre – Welfare aziendale e sgravi contributivi) e infine a Varese (4 dicembre – Contrattazione aziendale e sgravi contributivi) un’opportunità alle aziende. Quella di porsi domande, ricevere spunti, idee, contributi normativi e testimonianze per costruire un proprio modello di cambiamento reale.
DA SOLI E NELLA RETE Mauro Colombo, direttore generale di Confartigianato Imprese Varese, Claudia Chiuppi, manager del servizio Gestione del Personale di Confartigianato Varese e Chiara Codecà, psicologa e consulente di Variazioni Srl ne hanno parlato di fronte a una platea qualitativamente e quantitativamente pronta a raccogliere la sfida del cambiamento nella serata di ieri, giovedì 6 novembre, nella sala dello Starhotel Grand Milan di Saronno partendo da una premessa: se tutto cambia, il cambiamento va gestito prima che si presenti sotto forma di problema. A cominciare dalla necessità di conciliare in modo diverso, spesso impensabile fino a qualche anno fa, i tempi del lavoro e della vita: le assenze, i servizi welfare, la flessibilità dell’orario e la cultura della flessibilità. Si può scegliere di farlo da soli, oppure di essere accompagnati da chi l’esperienza ce l’ha e ha una rete attorno che può supportare necessità anche non scontate: l’invito, per i presenti e per chi leggerà quanto scriviamo, è di riflettere sulla propria realtà, guardare all'interno dei propri processi e capire cosa di ciò che il legislatore e la rete mettono a disposizione possa entrare a far parte della propria quotidianità.
Un passaggio compiuto, per prime, da due delle aziende che si sono raccontate nel corso dell’incontro: la Af Maglieria di Simone Albertini e la A&P Consulting di Aldo Pedrioli. Entrambe piccole o piccolissime imprese con un problema in comune prevenuto e gestito: Ad Maglieria per consentire a una dipendente di lavorare da casa nel confezionamento di etichette affiancando, al contempo, la figlia piccola. La seconda, la A&P Consulting, per continuare a collaborare con un dipendente residente a oltre settanta chilometri di distanza. In entrambi i casi la strada del cambiamento è passata dallo smart-working e, parole di entrambi i titolari, «da una grande fiducia nei propri dipendenti, dalla volontà di mantenerli all’interno dell’azienda e da un cambiamento iniziato prima di tutto nella testa di chi guida l’impresa». Poi trasferito ai collaboratori attraverso il dialogo, la condivisione e il tempo necessario a garantire l’accettazione del cambiamento.
«Processo, questo, non semplice e non scontato ma indispensabile affinché l’azienda possa compiere un passo avanti». Regole chiare, esplicitate e messe per iscritto, sono la strada maestra per intraprendere la strada dello smart working e non solo.
NON TUTTO VA BENE PER TUTTI: SCEGLIETE COSA FA PER VOI Perché non tutte le soluzioni, è stato detto più volte in aula, possono essere “buone per tutti”. Meglio invece percorrere i passaggi logici: analizzare la propria attività lavorativa e la propria realtà organizzativa, ascoltare le richieste che ne derivano, mettere in conto anche i rischi che deriveranno dai cambiamenti (che, spesso, lo si sa, fanno paura), poggiare sulla rete di supporto territoriale (associazioni di categorie, terzo settore, aziende, enti locali ecc che operano su questo fronte) e valutare il supporto normativo.
E in quest’ultimo dedalo di leggi e norme ha fatto chiarezza l’avvocato Claudia Chiuppi, affrontando i temi della flessibilità in entrata e uscita, della flessibilità salariale, previdenziale, organizzativa e/o funzionale e proponendo un excursus sulla gestione delle assenze (perché gli strumenti per farlo non mancano, ma è indispensabile conoscerne l'applicabilità), la sostituzione dei lavoratori assenti, i servizi welfare con il relativo strumento delle piattaforme che ne consentono facile accesso e semplice gestione da parte di dipendenti e datori di lavoro, le tipologie di flessibilità oraria (part-time, orario multiperiodale, banca ore, telelavoro e smart working).
Per tutti, per coloro che ci leggono e per chi ha maturato la curiosità e vorrà venirci a trovare in occasione dei prossimi due incontri, qualche domanda: quali di questi strumenti sono stati già applicati? Quanti potrebbero essere compatibili con la vostra attività? Quali nuove esigenze sono maturate negli ultimi anni, sia da parte dell’imprenditore che dei dipendenti e come sono state gestite?
C’è tempo fino al 20 novembre per provare a dare qualche risposta, dentro di sé. In aula ci sarà poi modo di confrontarle con quelle di altri imprenditori e degli esperti. Avendo ben presente un concetto: la conciliazione è un processo di miglioramento organizzativo e una ridefinizione dei processi primari del lavoro, della vita privata e delle relazioni tra i due contesti tale da generare soddisfazione da parte di tutti i soggetti partecipanti. È una strada che va presa per il verso giusto. Perché, ha ricordato Mauro Colombo, «ci sono passaggi irreversibili che richiedono una assunzione di responsabilità molto ampia: il cambiamento, nel momento in cui lo si attua, suscita domande e freni». Insieme si può imparare a superarli.