LinkedIn, passaparola, chiarezza e trasparenza: i quattro pilastri del buon recruiting

In un periodo storico caratterizzato dal mismatch occupazionale, la ricerca di nuovi talenti richiede attenzione e coinvolgimento anche interno all’azienda. Ne abbiamo parlato con Emanuela Spernazzati, career coach, Hr manager e formatrice

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Aziende che cercano personale, persone che cercano lavoro. Spesso, però, queste due situazioni non si incontrano, perdendo opportunità sia per le imprese che per i lavoratori. Per evitare di lasciarsi scappare dei talenti, anche le Pmi hanno tante possibilità, a partire da campagne di recruiting ben organizzate e focalizzate, pur con risorse limitate.

Come fare ce lo spiega Emanuela Spernazzati, Career coach, Hr Manager e formatrice.

PMI E RECRUITING, UN UNIVERSO DA ESPLORARE

Chi l’ha detto che in una campagna di recruiting le Pmi non possano avere vantaggi unici rispetto alle grandi multinazionali? C'è chi cerca un ambiente più flessibile, una cultura aziendale più familiare, percorsi di crescita più rapidi, che trova più facilmente in una piccola-media impresa. Da qui bisogna partire, come spiega Spernazzati.

«Ogni azienda deve fare un'analisi accurata di ciò che può proporre prima di avviare una campagna di recruiting. Prima di pubblicare un annuncio è necessario sapere cosa sta cercando. E porsi delle domande: che fascia d'età cerco? Che linguaggio è meglio utilizzare? Cosa posso offrire? La prima analisi deve essere quella dell'obiettivo, poi del target».

SVILUPPARE IL BRAND
 

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Anche le Pmi possono avere un brand forte. Ed è importante svilupparlo anche attraverso i nuovi strumenti, a partire dai social.

«L’annuncio è solo la prima fase, e non esaurisce la campagna - spiega Spernazzati -  Linkedin è il social del brand e del recruiting, ma non sottovalutiamo gli altri. Facebook ha il vantaggio di utilizzare annunci mirati, semplici e non costosi, che si visualizzano sulle bacheche degli interessati perché i parametri per la targhettizzazione sono molto efficienti. Non sottovalutate poi Instagram, che permette attraverso le immagini di visualizzare e immaginare quale sarà la vita in azienda».

Da non dimenticare anche le piattaforme di recruiting non solo generaliste. Oggi ce ne sono anche di specifiche per ciascun settore.

L'OFFLINE

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Per quanto il mondo di oggi corra su Internet e i social, anche l'offline è importante. Eventi di settore e fiere sono occasioni per creare networking. E anche i rapporti con scuole, agenzie e centri per l'impiego non passano mai di moda. Soprattutto per chi lavora sul territorio.

Ci sono però alcuni aspetti a cui fare particolarmente attenzione.

«Serve una comunicazione chiara di ciò che si cerca e si offre: non solo le competenze richieste, ma è necessario mostrare le opportunità di crescita e i benefici che il candidato otterrà lavorando presso l'azienda».

«È fondamentale che il rapporto sia duraturo. Per questo ci sono varie strategie: partecipare a eventi di reclutamento, offrire stage e incontri in cui si racconta l'esperienza professionale, stabilire partnership e organizzare workshop. Altro aspetto fondamentale è quello dei feedback, che devono essere immediati».

IL PASSAPAROLA FUNZIONA ANCORA

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E poi c’è sempre il buon vecchio passaparola. Molte statistiche - conferma Spernazzati - dicono che è un canale ancora attualissimo.  

«Non parliamo non solo del passaparola tradizionale, ma di una vera attenzione verso i propri collaboratori e dipendenti. Quando un'azienda apre una posizione, sarebbe buona norma darne notizia prima internamente. Anche le Pmi possono costituire dei referral program, invogliando il personale a suggerire persone adatte alle posizioni aperte».

Due sono gli aspetti da tenere in considerazione per una Pmi che vuole far sì che i suoi dipendenti siano i migliori ambasciatori del suo brand:

  • trasparenza
  • coinvolgimento

«Trasparenza significa informare sempre i dipendenti sui processi in corso in azienda, su dove si sta andando e su quali sono le necessità. Coinvolgimento è renderli partecipi anche quando si prendono delle decisioni, ad esempio su benefit e welfare aziendale. Poi le scelte si fanno naturalmente ai vertici, ma nei processi decisionali pertinenti è buona cosa coinvolgere i lavoratori».

PER CHI CERCA E SI PROPONE

Per chi cerca lavoro, infine, il curriculum vitae è sempre lo strumento principale.

«Ma attenzione - spiega Spernazzati - Non è lo strumento che ci fa assumere, ma quello che deve interessare all'azienda per contattarci. È come un regalo: deve piacere a chi lo riceve. Deve essere professionale, aggiornato, con un buon visual e personalizzato rispetto a sé stessi ma anche all'azienda, mettendo in risalto le nostre competenze riferite al posto per il quale ci stiamo candidando».

Attenzione, poi, anche al profilo Linkedin.

«È facile che una volta ricevuto il Cv un recruiter venga a vedere il profilo Linkedin, non per spiarci, ma per comodità - conclude - È importante dunque che siano coerenti. Ricordate che Linkedin non è una banca dati di curricula, ma un social, e come tale va usato. Partecipate, ma sempre in maniera corretta e professionale. Anche questo può aiutarvi a mettervi in mostra». Tomaso Garella