«Noi esportiamo il 50% del sapone Usa, ecco come batteremo i dazi»
L'azienda di Olgiate Olona cresce del 30% negli ordini americani nonostante il cambio sfavorevole. Il segreto? Partnership strategiche e diversificazione dei mercati

La coccinella vola, non si ferma ed è pronta a zigzagare tra i dazi di Donald Trump. L’insettino realizzato in plastica è il particolare che caratterizza da sempre i prodotti targati Alchimia Soap. Azienda che produce, in media, 12,5 tonnellate al giorno di sapone solido e tre tonnellate di sapone liquido, in più di quattrocento fragranze, e che da anni presenta un trend di crescita che potrebbe fare invidia a molte realtà imprenditoriali di piccole dimensioni. Perché, di anno in anno, a crescere sono il fatturato, gli investimenti e i dipendenti: crescita annuale del 7% per il primo, investimenti di quasi il 70% del fatturato per i secondi, tredici collaboratori nel 2021 e poco più di venti nel 2025. Una performance che i dazi statunitensi potrebbero rallentare?
PREOCCUPA LA SVALUTAZIONE DEL DOLLARO
Quattro anni fa, il titolare Pierluca Crespi ci aveva accolto così: «Negli Stati Uniti d’America vendo più sapone di quanto abbia mai fatto prima del Covid 19». Oggi? «Ne vendo ancora di più. Quest’anno, però, di fronte ad un aumento del lavoro abbiamo registrato una piccola flessione del fatturato data dalla svalutazione del cambio del dollaro (da inizio anno ha perso quasi il 20%) sull’euro. Insomma, a preoccuparmi non sono i dazi, ma il cambio: quando incasso, sul conto corrente mancano i soldi».
COME MANTENERE VIVO IL MERCATO
E’ sereno, Pierluca Crespi, e determinato. Anche perché, per questa impresa di Olgiate Olona il mercato statunitense rappresenta un piccolo tesoro: «Negli Usa registriamo una crescita media mensile del 10%. Lo scorso anno, a fine giugno, abbiamo venduto saponi per un valore di un milione e duecento mila euro; quest’anno i numeri sono aumentati ma ho fatturato 25mila euro in meno proprio per la flessione del dollaro sull’euro. E la mia marginalità è diminuita di circa il 9%. Però, preferisco assottigliare il guadagno e mantenere vivo il mercato: posso perdere sul singolo pezzo, ma l’entità degli ordini è aumentata addirittura del 30%. L’unica battuta di arresto l’abbiamo vissuta quando Donald Trump, nel mese di aprile, aveva annunciato i dazi sulla Cina al 145%: in quel caso, il nostro distributore si era preso un breve tempo di riflessione per capire come comportarsi, ma nel giro di quattro giorni il pericolo era già rientrato. Scegliere il distributore giusto fa la differenza».
IL DISTRIBUTORE GIUSTO PER NON PERDERE QUOTE DI MERCATO
Quella “differenza” di cui parla il titolare di Alchimia Soap sta nella sigla Tjx, multinazionale statunitense con 40 miliardi di dollari di fatturato: «Con questo buyer, che ha anche una divisione europea, un ufficio acquisti in Italia e una grande catena in Australia (probabilmente il nostro prossimo mercato) esportiamo nel Nord America e in Canada. E in questi ultimi anni, con lui, abbiamo fatto un gran lavoro: circa il 50% dei saponi acquistati dagli americani lo produce la Alchimia Soap. Vendere in dollari? Applicando sul prezzo la percentuale della svalutazione dell’euro potrei perdere una parte importante di quote di mercato. I nostri prodotti sono sì di nicchia, ma se aumento troppo i prezzi il consumatore potrebbe trovare un prodotto simile al mio e, a quel punto, l’ho perso per sempre. Il mio obiettivo è quello di fidelizzare il cliente, di tenermelo stretto e di proporre prodotti che lo facciano affezionare al nostro stile. Ciò che mi interessa non è il fatturato immediato, ma la crescita costante. Come? Comunicando tutto il valore del Made in Italy, industrializzando un processo tipicamente artigianale (con tecnologie Industria 4.0) e mantenendo intatta, nel tempo, quella cura che caratterizza le piccole imprese. Noi non vediamo solo sapone, ma tutto quello che lo trasforma in un prodotto unico: dall’idea al packaging. Grazie alla loro eccellenza, e alla loro flessibilità, penso che le Pmi potranno superare senza troppi problemi l’ostacolo dei dazi. Sarà diverso, invece, per quelle grosse realtà che sono in piena concorrenza con i competitor americani».
DIVERSIFICARE I MERCATI ED ESSERE SEMPRE OPERATIVI
Ma il valore di Alchimia Soap sta, anche, nell’aver diversificato i mercati di riferimento. Per esempio, Dubai «dove operiamo da almeno vent’anni: lì, in collaborazione con il nostro distributore, abbiamo aperto l’ufficio Alchimia Soap Middle East. Sarà un trampolino di lancio per penetrare l’Arabia Saudita. Il nostro partner, d’altronde, parla correntemente l’arabo e conosce cultura e costumi del luogo: in pochi mesi potremmo partire con il nostro nuovo progetto di internazionalizzazione. Poi, stiamo crescendo in Europa, Corea e Taiwan e stanno nascendo nuovi gruppi di distribuzione anche in Polonia. A dimostrare particolare interesse sono anche Kazakistan e Uzbekistan». Un altro segreto? Essere sempre operativi, anche in agosto, «perché è il mercato a chiedercelo. Dal mese di gennaio, sviluppiamo già le idee per i saponi che saranno venduti a Natale. La parte più importante della nostra produzione è già stata spedita la scorsa settimana: dati i tempi dei depositi, dei viaggi, delle dogane e dei porti, a metà ottobre al massimo i saponi saranno nei magazzini statunitensi. E subito dopo Halloween, gli americani li troveranno sugli scaffali dei negozi». Davide Ielmini