È sempre aperto il cantiere delle riforme pensionistiche e monta la preoccupazione dei lavoratori. Con il welfare aziendale si possono destinare risorse ai fondi pensione. Più attenzione alla salute con check up specialistici, visite mediche, strutture convenzionate e tariffe agevolate
Governo che arriva, pensione che approva. E spesso, nel passaggio tra un esecutivo e l’altro, le cose peggiorano. Meglio, dunque, organizzarsi “in proprio” attingendo ad adeguate forme di autotutela quando di mezzo c’è un tema più che bollente come quello della previdenza. Non è infatti un caso che, per parare i colpi di un cantiere perennemente aperto, sempre più persone scelgano di appoggiarsi alla stampella dei fondi complementari, una forma di previdenza che si aggiunge, integrandola, a quella obbligatoria.
Secondo le ultime stime disponibili, sono 7,5 milioni i lavoratori che hanno messo risorse nella pensione integrativa. Ma se una rondine non fa primavera, lo stesso vale per la previdenza complementare: le sacche della disinformazione rimangono larghe e cresce il rischio che le conseguenze a lungo andare possano rivelarsi non solo personali ma anche sociali e di sostenibilità economica del sistema-Paese.
Stando ai risultati della sesta indagine campionaria del Mefop, la società del ministero dell’economia partecipata da 95 fondi pensione nata nel 1999 con l’obiettivo di promuovere la previdenza complementare, il 40% dei lavoratori ammette di non avere sufficienti risparmi per la pensione integrativa, il 25% dichiara una scarsa fiducia nei mercati finanziari e un restante 11% non ha un lavoro stabile.
Per invertire la tendenza, una delle carte sul tavolo dei dipendenti e dei datori di lavoro è quella del welfare aziendale, che consente al lavoratore di contribuire al proprio fondo di previdenza complementare, rappresenta al contempo un contributo all'informazione e, al contempo, è valore aggiunto alla voce benessere.
Con l’elevarsi dell’età media, e in considerazione delle incertezze che aleggiano sul tema pensioni, l’investimento in fondi è infatti un’assicurazione sulla vecchiaia e un potente surrogato all'incertezza pensionistica. «Anche perché – dicono gli esperti – consentono un risparmio a livello di tassazione (15% a differenza delle pensioni previdenziali obbligatorie, sulle quali il peso del Fisco oscilla fra il 23 e il 41%)». Quale modo migliore per affrontare la quotidianità, e quindi il lavoro, senza pensieri e con maggiore determinazione?
Nella terza puntata del nostro viaggio alla scoperta dei vantaggi offerti dal welfare aziendale, il fondo pensione occupa per tutte le ragioni sin qui elencate un posto d’onore: è funzionale (anche se poco noto) ai giovani, è rilevante (e più noto) per gli “over” e incrementa il livello di benessere in una prospettiva di medio e lungo termine. Attraverso il welfare aziendale, il dipendente può contribuire al proprio fondo di previdenza complementare, trasformando l’opzione in un investimento da “buon padre di famiglia” a beneficio di serenità futura.
L’importanza, per il datore di lavoro, è saper cogliere il bisogno latente attraverso il dialogo e il confronto con i propri dipendenti e arrivare, per tempo, a soddisfarlo con un investimento che va diritto al cuore del problema. In questo senso, le piccole e medie imprese hanno la marcia in più della prossimità e, dunque, un’immediatezza di reazione impensabile nella grande industria. Un valore da sfruttare dato che serenità è sinonimo di resa, produttività e proattività.
E mentre i piani di welfare aziendale entrano sempre più spesso nella sfera personale del dipendente, alla sfera economica (e di risparmio previdenziale) si affianca – in un’ottica di benessere diffuso – anche quella sanitaria. Con i tempi d’attesa che rischiano di spostare una quota rilevante di prestazioni dalla sanità pubblica a quella privata, check up gratuiti, esami specialistici in strutture convenzionate e tariffe agevolate sono un contributo alla salute e un supporto diretto alla prevenzione, alla riduzione delle malattie e alla continuità produttiva.
Tirando le somme, gli imprenditori – attraverso il welfare aziendale e forti di un efficace ascolto dei bisogni dei propri dipendenti – possono contribuire alla serenità dei collaboratori sui quali poggiano le aziende. Ed è questo l’investimento più importante per una Pmi.