#territorintour #saronno di Redazione (VareseNews) Una città ponte fra vari territori, in continua evoluzione e alla ricerca di un’identità produttiva e industriale persa nel tempo: una settimana per scoprirla
Saronno è al centro di un nodo di collegamenti, strade, binari che collegano la provincia di Varese a quelle di Milano, Monza Brianza, Como, con la metropoli a fare da sfondo, da attrattore, da calamita.
Siamo partiti col nostro racconto proprio dalla stazione centrale di Saronno, da dove passano 530 treni al giorno, la bellezza di 34 mila persone, senza contare le 2300 che transitano da Saronno Sud. Numeri che fanno della stazione cittadina la terza della Lombardia tra quelle gestite da FerrovieNord, dopo Cadorna e Bovisa.
Paolo Nozza, presidente FerrovieNord da poco meno di un anno, ci ha accolto nel posto centrale di movimento (PCM) di FerrovieNord, da dove si controlla tutta la rete, gli indici di percorrenza, la puntualità: «Abbiamo un indice di puntualità dell’89%, segno che la linea funziona. Ci possono essere inconvenienti, che sono fisiologici. Saronno è importante, uno snodo fondamentale, unisce 4 province lombarde di una certa grandezza. Passano di qui 530 treni, 537 treni da settembre. Dopo Cadorna e Bovisa, c’è Saronno sia per volume di traffico sia per volume passeggeri. Anche in ottica de collegamento con Malpensa è uno snodo fondamentale. Il futuro è un treno che passa e non va perso, per questo da subito abbiamo scommesso sul collegamento T1-T2 che sarà fondamentale per tutta la rete».
A spiegare come potrà diventare la città del futuro è il primo cittadino di Saronno Alessandro Fagioli: «La città si trova a cavallo tra quattro aree, siamo a un passo da Milano e vicino alla Svizzera. Abbiamo migliorato la sicurezza e stiamo lavorando per riqualificare le tante aree dismesse in accordo con gli operatori privati che si sono fatto avanti. Ho bloccato la scelta di far passare Saronno nell’area metropolitana e così siamo restati in provincia di Varese dove contiamo di più anche per i legami storici che abbiamo con questo territorio. Il rapporto con i privati per le aree dismesse passa dal Pgt e prevede che metà delle superfici passeranno al Comune. Ne abbiamo sbloccate diverse. Le più grandi sono la Isotta Fraschini, la Cantoni, l’ex Cemsa».
Proprio parlando di aree dismesse o abbandonate, abbiamo ascoltato le parole dell’architetto Simona Scolari, cittadina saronnese che da anni si batte insieme ad altri per la riqualificazione di Palazzo Visconti, ex dimora estiva della casata milanese, fatta costruire nel XVI secolo e abbandonata ormai da tanti anni, da quando un incendio ne ha distrutto buona parte nel 2009: «Qui c’era un progetto per portare gli uffici comunali, ma è stato abbandonato. All’interno ci sono affreschi di pregio assoluto, ma già 15 anni fa una tesi di uno studente poi diventato architetto paventava il pericolo di un’erosione troppo ampia per essere tamponata da restauri. Abbiamo provato nel tempo a portare l’attenzione su Palazzo Visconti, ma sembra che all’amministrazione comunale non interessi».
Un esempio positivo di riqualificazione arriva dall’ex Lesa, un’area di 20 mila metri quadrati nel retro stazione, che anche grazie alla Siges Sistemi Gestionali di Marco Gandola oggi ospita uffici, start up, spazi in coworking, servizi e tanto altro: «Bisogna creare condizioni perché le aziende vengano qui, creando servizi e possibilità. La ex Lesa faceva piccoli elettrodomestici, è fallita nel 1980, l’edificio è stato riqualificato e sono entrate aziende artigianali, due palestre. La mia azienda si occupa di informatica e software per turismo e sanità, con 100 dipendenti è qui dal 1993, oggi occupiamo un’area di 4mila metri quadrati. In tutto l’area occupa 20 mila metri quadrati: ci sono uffici, sedi di multinazionali, start up, piccole attività, realtà artigianali. Credo sia opportuno investire in spazi come questo che possono essere un’opportunità interessante per tutti: siamo in centro a Saronno, dobbiamo fare in modo che si porti il lavoro qui».
Una visione positiva della città sul lato sociale e di integrazione ce l’ha data don Armando Cattaneo, prevosto di Saronno da sette anni: «La mia sensazione sulla città è positiva, ci sono tante associazioni, più di 200; è una città multiculturale, multireligiosa, multietnica. C’è un parroco copto, con fedeli egiziani, un altro ortodosso del patriarcato di Mosca, che accoglie i fedeli russofoni. La presenza più grande è quella dei fedeli islamici, c’è una fortissima comunità, una delle più numerose, ma aperta al dialogo, della Lombardia. Con tutte queste realtà ci sono rapporti belli, ci si invita e si condividono momenti. Sono segni forti: l’accoglienza vince sempre, l’accoglienza tira fuori il meglio delle persone. Saronno nel suo piccolo ha un che di europeo, è al centro di quattro provincie, ha opere di pregio artistico di valore nazionale, ci sono concerti, è una città viva culturalmente. Dal punto di vista sociale la situazione è complessa, il lavoro è tutto a Milano, noi come Caritas e attività di vicinanza alle persone siamo molto sotto pressione, anche se ci sono tante associazioni di ispirazione cristiana che lavorano bene e danno lavoro».