Usare i dati per prendere decisioni in azienda
Se non si hanno dati di scenario, non si ha la possibilità di confrontarsi con i competitor e, soprattutto, si rischia di non vedere le opportunità di crescita e sviluppo

L’aumento della disponibilità di dati offre nuove opportunità per prendere decisioni informate e gestire al meglio le imprese.
«I dati, se collezionati ed analizzati nel modo corretto, possono aprire scenari importanti alle aziende – spiega Paolo Mariani, professore ordinario di Statistica Economica all’Università Bicocca di Milano - La conditio sine qua non resta comunque definire con chiarezza gli obiettivi aziendali. A questo punto si può ragionare su cosa indagare e quali dati utilizzare».
LA RACCOLTA DATI NELLE PMI
In particolare, la gestione dei dati nelle Pmi è una questione delicata e a cui di frequente viene data una limitata attenzione sia per mancanza di tempo dato che gli aspetti operativi spesso drenano questa disponibilità, sia per una contenuta presenza di risorse siano esse umane o finanziarie da dedicare.
Se da un lato la gestione dei dati nelle grandi aziende si sta evolvendo verso sistemi complessi che inglobano anche una grande mole di dati prodotti e provenienti dall’esterno, dall’altro lato in numerose Pmi la raccolta continua a riguardare in particolare quelli interni. «In molte aziende la raccolta dati avviene attraverso gli applicativi verticali in uso – osserva il docente - Si immagazzinano in questo modo, solo dati relativi alla propria azienda, escludendo ad esempio quelli di scenario. Numerose imprese costruiscono banche dati con una profondità temporale elevata; quindi, sono in grado operare letture storiche ma solo per le proprie produzioni».
Tra i fattori limitanti permane anche un non perfetto allineamento tra la realtà industriale e quella di rilevazione dei dati, ad esempio «le attuali classi Ateco appaiono ormai superate e, a volte, non è semplice indicare qual è sia quella prevalente in azienda – aggiunge il professore - Le imprese, inoltre, si trovano a contatto con la statistica il più delle volte solo perché sollecitate dalle rilevazioni Istat. D’altronde il tempo e le risorse sono sempre limitate e ci si concentra soprattutto sull’oggi e sulla produzione».

FAR DIVENTARE I DATI OPPPRTUNITÀ
L’apertura verso l’esterno e al confronto con gli altri risulta oggi fondamentale perché consente di capire quali sono le nuove opportunità da cogliere nel proprio settore e aiutare anche a capire se si è competitivi. «Se non si hanno dati di scenario, non si ha la possibilità di confrontarsi con i competitor e, soprattutto, si rischia di non vedere le opportunità di crescita e sviluppo che si possono cogliere» evidenzia con forza il docente della Bicocca.
I dati di scenario possono dare molte informazioni ed aiutare a prendere decisioni. «Su questo tema si è create una “frattura” tra le aziende più grandi e quelle più piccole in particolare sul tema della gestione dei dati – sottolinea Mariani - Nelle imprese più piccole si registra, inoltre, la tendenza a utilizzare poco il cloud e a voler gestire i dati al proprio interno, come a voler cercare una maggior sicurezza. Se questo è stato per anni un punto di forza, oggi potrebbe rappresentare una debolezza. Grandi vantaggi in termini di conoscenza arriverebbero con una modalità nuova di gestione del dato e in una ottica di approvvigionamento continuo».
Guardarsi attorno, raccogliere dati dall’esterno e concentrarsi sul futuro sono azioni importanti per le Pmi. Prepararsi ad essere in grado non solo di individuare schemi e andamenti ricorrenti nei dati a disposizione ma fornire una previsione di alcune grandezze di interesse. I dati se analizzati con la dovuta attenzione possono offrire alle aziende dinamiche nuove.

SUPPORTARE UN CAMBIO DI PASSO
Per una Pmi questo sarebbe un cambio di passo impegnativo ed importante «sono passaggi non semplici – concorda Paolo Mariani - risulta fondamentale il supporto delle associazioni di categoria che spesso dispongono di dati di scenario da mettere a disposizione degli associati, offrendo supporto per contestualizzarli e ad analizzarli».
Su un punto il professore è tassativo: bisogna definire gli obiettivi aziendali e muoversi di conseguenza. «Bisogna indicare quale traguardo si vuole raggiungere e collezionare dati funzionali allo stesso. In base a questo orientare le azioni – conclude - A mio avviso, è sempre utile aprirsi all’esterno e osservare per comprendere dove va il mercato, se si è competitivi o, ancora, per studiare eventuali nuovi settori o nuovi Paesi obiettivo. In assenza di dati risulta complesso avere ben chiaro anche il proprio posizionamento. Occorre un maggiore impegno su questi aspetti. “Chiudersi” dal punto di vista dell’informazione statistica potrebbe condurre alla stagnazione». Annarita Cacciamani