Bene Facebook, ma servono strategia, advertising e un grande studio dei dati
Quarto appuntamento del nostro speciale dedicato al social per le Pmi. Tocca a Facebook, il principe della comunicazione globale. Ma attenzione, per farlo funzionare con obiettivi business, occorrono campagne di advertising, costanza, studio delle strategie e contenuti di qualità

È il più utilizzato al mondo, il più popolare, quello da cui è cominciato tutto, tanto da farci addirittura un film. Si tratta di Facebook, creato il 4 febbraio 2004 come servizio gratuito universitario e successivamente ampliato a scopo commerciale. Disponibile in oltre 100 lingue è utilizzato da miliardi di persone nel mondo.
Già. Ma serve alle piccole e medie imprese? E come utilizzarlo al meglio senza rischiare di cadere in qualche clamoroso svarione che, ogni tanto, si vede in rete. Lo abbiamo chiesto al digital strategist Emilio Zucca: «Sarò impopolare – esordisce l’esperti – ma con Facebook siamo portati a fare, pubblicare contenuti, continuamente, spesso con azioni molto comuni, trite e ritrite. La verità è che per riuscire ad avere risultati sui social è indispensabile fare leva sul motore pubblicitario. Oggi, insomma, per fare business su questa piattaforma, bisogna necessariamente mettere a budget una spesa pubblicitaria. E poi organizzare i post gratuiti perché, comunque, essi vanno a completare l’idea che l’utente si fa dell’azienda».
UN NULLA NEL MARE DI POST?

Il rischio altrimenti è di finire dispersi nel mare infinito di informazioni (spesso inutili, se non addirittura fastidiose) che vengono propinate ogni volta che si apre il proprio Facebook. «Di certo – aggiunge Emilio Zucca – non bisogna pensare che con un paio di clic si possano risolvere tutti i problemi. Dietro a una strategia vincente è fondamentale uno studio e una pianificazione precedente, decidendo quale linguaggio utilizzare e conoscendo il target di riferimento a cui ci si rivolge».
Inoltre, seppure si pensa di sapere tutto su Facebook, in realtà ci sono delle pieghe della piattaforma che molti non conoscono: «Il social per eccellenza – conferma il digital strategist - ha delle potenzialità nascoste poco utilizzate, a partire dal motore pubblicitario. Per utilizzarlo al meglio non ci sono trucchi o segreti nascosti: bisogna studiare, calcolare e stimare e poi agire». Inoltre, «se Facebook viene concepito e, ora, viene percepito ancora come un social potentissimo per il B2C, in realtà è molto valido anche per il B2B. Ci sono tante aziende, infatti, che tra loro fanno business con Facebook».
VIENE PREMIATA L'INTERAZIONE

Ma soprattutto, alla base di tutto, «bisogna pubblicare dei contenuti che siano in grado di coinvolgere l’utenza che li vede». Innanzitutto ci si deve chiedere se la foto, il video, il testo che va online «invoglierebbe o meno a un’interazione perché, alla fine, quello che viene premiato nei social è proprio l’interazione: se si condivide, si commenta, si reagisce, ponendo delle domande, chiedendo delle opinioni, avviando delle conversazioni o ricevendo perlomeno dei like. Se si pubblicano contenuti asettici o autocelebrativi, non serve a niente».
Un altro errore da evitare è quello di «non portare avanti la pubblicazione dei contenuti con costanza – conclude Zucca - perché i social vedono e premiano (o penalizzano) la continuità. Infine, specialmente per B2C, bisogna evitare di rispondere alle provocazioni con lo stesso tono del provocatore. Al contrario, bisogna standardizzare tono di voce per rispondere in modo professionale».