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Tutelare il marchio per salvare la reputazione: spunti, consigli e casi pratici per evitare i rischi

Tutelare il marchio per salvare la reputazione: spunti, consigli e casi pratici per evitare i rischi

A cosa servono i marchi, e soprattutto perché ci servono? Quesiti determinanti, quando si parla di posizionamento in un mercato. E giovedì 5 maggio, in occasione del convegno “Campagna di branding o marchio registrato: fai la scelta giusta” a fornire importanti chiavi di lettura sul tema sarà Luigi Tarabbia, consulente in proprietà industriale di Bugnion Spa.

Appuntamento dalle 17.45 all'Office Station di Saronno (via Ferrari, 21 - Terzo piana, scala C, sala lounge) con lo stesso Tarabbia e Andrea Boscaro, partner The Vortex 

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«I marchi - evidenzia Tarabbia - consentono di identificare prodotti e servizi nell’ambito della concorrenza. Il cliente deve in primis poter capire da chi sta comprando, e quindi, se soddisfatto, deve poter riconoscere questo marchio per tornare da esso. Se sono già conosciuto, ho già una mia clientela ma non ho coperto con adeguati depositi i miei segni distintivi, qualcuno potrà usare i miei marchi a suo uso e consumo, per agganciarsi e sfruttarli. In gergo tecnico parliamo di un “comportamento parassitario”: io che non ho speso nulla per dare valore ai miei prodotti, posso “rubare” non solo il mercato del mio concorrente, ma anche di fatto la sua clientela, e se dovessi scontentarla, l’eventuale cattiva reputazione andrebbe proprio a discapito del marchio stesso. Ecco perché bisogna preoccuparsi di tutelare il marchio».

QUANDO PARLARE DI BRAND

Che, è bene precisarlo, non necessariamente può essere identificato con il brand: «Un marchio, però, può diventare brand. Se creo il mio marchio, ci investo e ci costruisco attorno una reputazione, possiamo parlare di brand, che rappresenta il massimo del valore aggiunto. Compro un’auto per il suo brand, ad esempio, se voglio portare a casa i valori veicolati da quel mezzo, perché è stato proprio il brand a condurmi in quella direzione».

Contenuti che diventano emozioni: un qualcosa che non nasce certo di recente. «Semmai - precisa Tarabbia - a cambiare è stata la velocità di diffusione. Le dinamiche però, in effetti, sono sempre le stesse. L’agganciamento semantico di certi valori a un brand è sempre lo stesso, ma oggi i media sono più veloci. Si faccia attenzione, tuttavia: così come è più facile veicolare i valori di un marchio, altrettanto velocemente possono passare messaggi in grado di abbassare la sua reputazione. Se in passato per affermare un marchio nel suo mercato servivano anni, oggi magari bastano alcune settimane. Capita anche che un marchio si affermi ancor prima che il mercato disponga concretamente del prodotto».

LA VELOCITÀ È TUTTO

E se i media moderni sono celeri, altrettanto deve esserlo l’imprenditore nell’attivarsi a propria tutela: «Vent’anni fa mi capitava, in determinate consulenze, di consigliare di attendere a depositare un marchio. Oggi questo suggerimento difficilmente può essere fornito, a meno che non si parli di ambiti ultra specialistici, ma - sorride Tarabbia - parlo dall’ingegneria nucleare in su. Non sarebbe prudente attendere, anche perché più opero vicino a prodotti dalla grande diffusione e più la velocità diviene un elemento cruciale». Di tutto ciò, con anche una serie di spunti pratici, si parlerà il prossimo 5 maggio.

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