
La formazione è uno spartiacque tra due diverse idee di fare impresa: la prima indebolisce la competitività (pochi corsi, solo ed esclusivamente obbligatori, legati all’aspetto tecnico/settoriale); la seconda è l’affermazione di uno spirito imprenditoriale che crede nelle nuove competenze e nel mix tra le diverse metodologie formative. Quindi non solo preparazione tecnica, ma anche soft skills.
Confartigianato Imprese Varese ne ha parlato pochi giorni fa in occasione del terzo “Q&A – Domande e risposte per le imprese e tra imprese”, questa volta dedicato alla “Formazione: le nuove competenze per competere”. All’incontro su piattaforma Zoom hanno partecipato Umberto Rega (manager formazione per le imprese Artser) e Matteo Fantoni (consulente formazione e sviluppo organizzativo Artser). Le aziende presenti: Villa Impianti, Delsa Automazioni Srl, Arti Grafiche Tibiletti, Arte Tessile, Crema & Barca, Segheria Tognella, El.Mo Srl.
Le domande
Quale formazione chiedono le imprese
La questione sollevata dalle imprese non è tanto la formazione obbligatoria quanto l’acquisizione di quelle competenze che ne stanno al di fuori. Due, nello specifico: una formazione di tipo amministrativo e una formazione dedicata agli aspetti finanziari aziendali. Mancanze, come le definiscono gli stessi imprenditori, sulle quali intervenire per evitare eventuali incidenti di percorso.
E chi, negli anni, ha organizzato la propria impresa come una piccola industria - dotata di centri di costo e codici commesse per gestire e pilotare i costi aziendali – avverte però la necessità di spingere sul fronte del marketing per intercettare nuovi clienti. C’è chi, secondo la miglior tradizione della piccola impresa italiana, pone al timone della gestione amministrativa moglie o nuora, con tanto di laurea in Economia e commercio, e chi invece si muove su più livelli: la formazione obbligatoria (corsi con aziende produttrici: una session principale e poi incontri brevi in e-learning durante l’anno); tecnica; sulle strutture organizzative. La comunicazione social, che sta diventando un must, si abbina anche all’esigenza di acquisire un approccio manageriale al bilancio dell’azienda. Per muoversi con maggiore sicurezza e concedersi qualche investimento in più. Ma anche per capire se l’imprenditore sta prendendo le scelte giuste. Fondamentale, per tutti gli imprenditori partecipanti all’incontro, la formazione “a due livelli”: sugli stessi argomenti ci devono stare collaboratori e titolari. Solo così l’impresa diventa forte perché si procede tutti insieme.
Come fanno formazione le imprese
C’è chi preferisce l’e-learning, chi l’aula, chi il coaching. L’aspetto laboratoriale del percorso formativo, però, sta prendendo il sopravvento tra le imprese che attraverso l’acquisizione di nuove competenze cercano anche di affrontare eventuali inefficienze. Affidarsi ad un coach, poi, è altrettanto funzionale. E a dirlo sono in molti: l’affiancamento personalizzato permette di modellizzare sistemi di gestione su misura e ogni nuova analisi fatta sulla propria azienda fa emergere bisogni formativi sempre diversi. La formazione in presenza, insomma, tiene banco. A patto che alla sua base ci sia un Piano formativo pratico. Ma c’è anche chi chiede una figura consulenziale che faccia crescere l’imprenditore e che lo aiuti a rispondere alle tante domande dei clienti. Che non sempre sono legate al puro aspetto tecnico dell’intervento o della produzione.
Fondo interprofessionale sì o no?
I vantaggi offerti dai fondi interprofessionali li conoscono in pochi. E chi li conosce, ad oggi li ha utilizzati senza sfruttare tutte le loro potenzialità. Alcuni imprenditori hanno utilizzato fondi per la tracciabilità dei prodotti, il bando Inail, i bandi camerali, Fondimpresa. Le aziende che hanno partecipato all’incontro del 28 aprile si sono dette d’accordo sul fatto che, sui fondi, bisognerebbe ricevere sempre più aggiornamenti. Ma, cosa ancora più importante, bisognerebbe puntare ad un affiancamento per poterli scegliere meglio, in modo adeguato e rendersi conto di tutte le loro opportunità. Però, i fondi sono preziosi perché sono una vera leva competitiva.
Collaborazioni con il mondo della scuola?
Il rapporto con le scuole è un punto fermo nella via quotidiana delle imprese. Lo hanno sottolineato proprio queste realtà che fanno un tutt’uno tra formazione e giovani da portare in azienda. Perché sono proprio le scuole ad essere il bacino dei talenti del futuro. Così, attraverso stage e alternanza scuola-lavoro, Istituti Tecnici e Cfp, gli imprenditori puntano su quella che considerano una “vera opportunità”. Esiste un modo giusto per assumere? Sì: la persona che si sceglie durante uno stage deve essere quella che, non solo per motivi tecnici ma anche caratteriali, si dimostra volenterosa e propositiva. Perché l’esigenza di affidarsi a menti e mani giovani, c’è. Però, senza dimenticare che la formazione oggi non è più quella di pochi anni fa. Anzi, non è neppure quella di un anno fa. Le competenze tecniche sono fondamentali, «ma a noi imprenditori serve anche tutto il resto».