<Il pubblico inglese ha un certo buon gusto>, sostiene Daniele Zanzi, titolare di Fito-Consult, impresa che si prende cura degli alberi come se fossero bambini, <ma noi abbiamo una capacità di reazione inimitabile e siamo bravi nell’improvvisare>. Alle pareti, l’imprenditore varesino laureato in Agraria, non ha trofei ma dischi di legno. Diversi il diametro, lo spessore, il colore. Tutti, però, raccontano della vita di un albero: la gioventù, la crescita, la vecchiaia. L’impresa stessa, nella visione di Zanzi, è un albero: <Fonte inesauribile di insegnamento>. Poi foto color seppia, disegni antichi, una panchina realizzata da Tom Jahns, reduce statunitense della prima Guerra del Golfo, con un legno di Thuja Plicata vecchio di duemila anni. <Legno non tagliato – tiene a precisare l’imprenditore – ma raccolto dal letto di un fiume: massimo rispetto per la natura, sempre e comunque>.
Su quella panchina Zanzi si fa ritrarre con la copia del Sunday Telegraph dove si parla di lui. Perché questa volta il terzo premio del Chelsea Flower Show (<ingresso 70 euro, tanto quanto un biglietto per i Campionati del mondo di calcio>) è andato a Zanzi e al suo amico, ormai da vent’anni, Francesco Decembrini. Ne hanno parlato tutti: stampa cinese, russa, tedesca. La BBC ha dedicato all’installazione-giardino “Luci e Colori delle Alpi” due ore al giorno di trasmissioni, e per Zanzi è stata una sorpresa, ed un piacere, essere riconosciuto anche dai tassisti britannici. Con Decembrini l’intesa è perfetta: <Io guardo al lago, lui alle Alpi>, prosegue Zanzi. L’idea di ricostruire al Chelsea un paesaggio alpino italiano nasce da lì: <Ispirato dalle Dolomiti, dai colori delle piante alpine e da considerarsi un omaggio alla luce intensa che si può trovare solo ad altitudini particolarmente elevate. Poi, le piramidi di ghiaccio bianco (in realtà specchi montati su strutture stile diamante) coperte da muschi e licheni, per evitare che gli uccelli ci andassero a sbattere. Questa è stata una richiesta ufficiale degli organizzatori>. Molto apprezzata da un pubblico, come quello inglese, attento alla natura e agli animali.
E i cinque secondi di smarrimento quando <la Regina Elisabetta si è avvicinata e mi ha stretto la mano per complimentarsi> e domandare: “Perché le vostre Alpi sono così fragili?”. <Perché ospitano più di quindici milioni di persone, e in estate il numero aumenta>. Zanzi ha una risposta per tutto ciò che compete il suo lavoro: il recupero del cipresso dell’Isola Madre con le sue settanta tonnellate (<con tanto di elicottero: ed ora ci telefonano anche da Honolulu e Tokyo perché pensano sia facile…>), il Giardino romano realizzato al Liceo Classico di Varese, l’ecosostenibilità con quel larice delle Dolomiti di 70 anni colpito da un fulmine ed utilizzato proprio a Chelsea per “l’albero dell’energia”: <Da lì partono i collegamenti per i pannelli solari con i quali abbiamo illuminato l’installazione>.
Nulla di semplice, anche se Zanzi è mosso da un misto di infinito, semplicità, amore, interesse e filosofia: <Perché fare giardinaggio non significa tagliare l’erba, e di scuole che preparano all’ortoflorovivaismo... in Italia, non ne abbiamo. Quindi tutto passa attraverso la formazione: dal titolare al collaboratore>. Così, nella sua squadra solo architetti, agrari e progettisti del verde. Per lo più donne. La crisi si può superare: passando dalla filosofia del padre della moderna arboricultura (Alex Shigo: “Gli alberi ci vedono camminare e ci vedranno quando ce ne andremo”) al tree-climbing, <una forma di cultura, perché quando sei in cima devi sapere cosa fare e non ciondolare di qua e di là>, dalla fuga dai luoghi comuni alla voglia di condividere le proprie emozioni anche con i più giovani. <Ovviamente – incalza Zanzi – la qualità fa sempre la differenza e improvvisarsi – il colore dei miei furgoncini è il fucsia, non il verde, perché ovunque mi giro vedo un proliferare di attività di giardiniere che vanno dal “Potere Verde” al “Mignolo Verde” – è sempre uno svantaggio. Certo, tutti possono imparare, ma ci vuole costanza e passione. Uno fra i miei migliori collaboratori, oggi cinquantenne, è passato dalla saldatura all’interno delle cisterne alla cura del verde. Sognava un lavoro all’aria aperta e ce l’ha fatta. Mi piace formare le nuove generazioni: francesi, inglesi, tedeschi, spagnoli. E stiamo assumendo>. I corsi di Zanzi sono seguitissimi. E il suo lavoro, tra arte e progettazione, è apprezzato anche da Giscard d’Estaing e Silvio Berlusconi: <Del Premier curiamo quasi tutte le tenute: da Arcore alla Sardegna>.
Ma perché questo desiderio di partecipare al Chelsea Festival Show?
Per tenere vivi i neuroni: tutto qui!. E salvare gli alberi.
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