Studio A.I.P.: la tecnologia dal cuore artigiano

Studio A.I.P.: la tecnologia dal cuore artigiano

In Confartigianato si trova bene, ed il fatto che siano state riconosciute anche le “srl artigiane” gli ha permesso di ritornare a far parte della nostra Associazione, Perché Antonio Brivio, ingegnere e titolare dello Studio A.I.P. Srl di Oggiona S. Stefano, è una commistione tra l’artigiano e il ricercatore.

Perché?
Prima di tutto mi sento ricercatore ed artigiano, poi imprenditore. C’è una differenza sostanziale: il ricercatore-artigiano, di fronte ad un rompicapo che gli sottopone il cliente, dimentica il quotidiano e si dedica subito a quello; l’ imprenditore no. Non mi piacciono i lavori ripetitivi, infatti da questo centro di ricerca si passa dai pezzi di piccolissime dimensioni a quelli grandissimi, dal campo medicale all’aerospaziale. Il vantaggio di diversificare è che peschi ovunque; lo svantaggio è che il valore aggiunto del nostro lavoro può essere molto alto, ma così anche le perdite di tempo. Non accettiamo mai un ordine guardando solo al guadagno. Il business c’è, ma non si deve partire da quello.

Per tornare all’artigianato: qui si progetta, si lima e si taglia?
Certo! Voglio che i miei dipendenti, compreso mio figlio Marco, laureato in ingegneria aerospaziale, oltre a progettare prove ed attrezzature importanti e complesse, sappiano cosa vuol dire lavorare con le mani. Perché è così che poi ci si può confrontare con importanti Università, Centri di ricerca ed aziende di alto livello tecnologico, nostri qualificati clienti. Ma gli imprenditori italiani…!

Gli imprenditori?
<La piccola impresa è una realtà complessa: molte volte ci vuole un management straniero che ti dica cosa devi fare per dimostrargli che gli italiani sanno stupirsi, e stupire, della loro creatività e del loro ingegno. L’intelligenza è molto più diffusa di quanto si possa pensare. Più nelle micro e piccole imprese che in altre. Soffro se vedo le mie macchine ferme, e continuo a pensare che la capacità e la preparazione siano niente senza passione e motivazioni. E’ quello che vorrei dire a molti miei colleghi.

Lo dica
Ricerca & Sviluppo: qui siamo in grado, e vogliamo farlo, di affiancare le piccole imprese nelle loro esigenze quotidiane sviluppando banchi di prova per chiunque. I tempi di risposta sono brevissimi, i costi – perché i Banchi Prova li costruiamo noi - sono molto contenuti e il dialogo è facilitato. Io ho la stessa testa di un altro imprenditore artigiano: se si parla la stessa lingua, se il laboratorio è aperto ad ogni ora, se ai dubbi c’è una risposta, si hanno risultati migliori.

Insomma, inutile guardare altrove?
Il mio è un discorso logico: fare ricerca e sviluppo di prodotto implica una continua interattività committente-ricercatore che non si sviluppa bene se le distanze, chilometriche e di mentalità, rendono difficili i rapporti. Nel nostro settore serve molto l’esperienza, che è difficile trovare anche nel più bravo laureato. All’A.I.P. diamo idee, supporto e soluzioni. Perché i problemi vanno filtrati, non enfatizzati. E a chi non ha esperienza, non si possono affidare lavori che invece la richiedono. Oggi, purtroppo, si vive di immagine quando, invece, sarebbe meglio impegnarsi per essere e restare sul mercato.

Per l’appunto: mercato ed Università?
Ci sono professori, alcuni anche miei cari amici, che mi dicono schiettamente che insegnando in facoltà di Ingegneria avvertono il bisogno di un maggior contatto con la realtà e la pratica, per loro non sempre possibile! Io collaboro con varie Università nell’ingegneria civile, aerospaziale, meccanica, nucleare. E’ meglio che si pensi seriamente alla scuola-bottega: un ingegnere che non ha mai visto una fabbrica? E’ assurdo. E poi, da neolaureati, li trovi in settori di servizio dove, senza esperienza, non possono far altro che i “passa-carte”, perdendo l’opportunità di crescita.

La passione non le manca…
E’ la prima cosa. Poi ci vuole fantasia, che si mette in pratica con la preparazione tecnica, e lungimiranza.

E insistere, no?
I rompiscatole come me servono a questo: spronare chi vuole lavorare e crescere in una piccola impresa come l’A.I.P. Mi piace la gente che vuole imparare ed io – sono nato così – sono contento quando posso contribuire alla formazione di un giovane. Perché non c’entra la politica, ma solo la testa delle persone.

Vocazione imprenditoriale: la provincia di Varese è famosa per questo?
Altro che vocazione! A breve distanza dalla A.I.P. c’era la sede della Isotta Fraschini: un’impresa che ha fatto la storia d’Italia. Dopo la chiusura l’hanno demolita per dare spazio ad una megastruttura invasiva, perché non c’è cultura dell’eccellenza. Con la crisi – e non parlo solo delle imprese – ci si è adagiati, è subentrata la pigrizia. Gli imprenditori vivono un blocco mentale di fronte a chi vuole portare la novità in azienda.

Il suo Studio vive di novità?
Di idee che si fanno progetti e di progetti che si fanno macchine. Abbiamo brevettato il MEP: Misuratore Efficienza Pedalata. E’ la nostra “creazione” più interessante e sulla quale nutro tante speranze. Permette di conoscere come si sta pedalando, quanta potenza si sviluppa, se è sviluppata dal piede destro o dal sinistro e se le ginocchia spingono verso l’interno o verso l’esterno. I dati arrivano direttamente su di uno SmartPhone – il supporto per bloccarlo al manubrio della bicicletta è un nostro brevetto – per poi essere trasmessi al computer.

Si parla di meccatronica?
Meccanica, elettronica e idraulica, con tanto di software e hardware: il tutto realizzato da noi. Per esempio i banchi prova per le barre di torsione per la Formula Uno, le forcelle, i motori e i telai per famose marche motociclistiche. Nostri il torsiometro elettronico per dentisti (utilizzato nell’implantologia) e la piattaforma con sei sensori utilizzata per la realizzazione di un oleodotto che utilizza la più grande gru operativa in Italia. Si sta scavando un canale di cinque metri di profondità per tre di larghezza: sul bagnasciuga però si trovano sabbia e sassi, e i sensori servono a misurare lo sforzo della fresa al lavoro.

Se un giovane volesse fare l’artigiano, cosa gli direbbe?
Di rendersi conto della difficoltà. Se non sei disposto a lavorare anche dalle sei del mattino alle otto di sera, dal lunedì alla domenica e quindi a fare del sacrificio la tua vita, meglio rinunciare all’idea. Se però crede nelle sue idee, questo lavoro offre occasioni dirette per esprimerle e realizzarle.

Così, però, si rischia...
Mi spiace dirlo, ma sotto un certo punto di vista la crisi è stata un bene, perché ci ha riportato con i piedi per terra. Le imprese piccole si devono dare una mossa e capire che sarebbe tutto più facile consorziandosi. Ci pensi: potremmo sviluppare una massa critica in grado di guadagnare importanti fette di mercato! Piantamola di pensare che una prova, se fatta all’estero, debba andare bene per definizione: non siamo secondi a nessuno, basta che ci organizziamo e ci apriamo al mondo, senza campanilismi.

Il centro ricerche A.I.P. è disponibile per tutte le imprese che vogliono “metterlo alla prova”: dalle idee ai progetti alle macchine.
 

STUDIO A.I.P.
Via delle Arti, 12B
21040 - Oggiona S. Stefano
Tel. 0331 739093
Fax 0331 212700
brivio@aip-studio.com
www.aip-studio.com
 

Studio A.I.P.: da Galileo al Faberlab

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